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Turala e la fine di un’Era 2017-04-26T22:00:37+02:00

Il giorno 18° di Focolare (Settembre), mentre arrivava nei pressi della sua città d’origine, Cassyr rimuginava che il cavallo che le streghe gli aveva venduto non era buono come il suo vecchio. A quanto pareva la magia e la sorellanza funzionava bene con gli spiriti ma male con le cavalcature. Ma non poteva lamentarsi, con la donna Dunmer e la sua bambina era stato bene. Appena entrato in Dwynnen fu assalito dall’accoglienza calorosa dei suoi vecchi amici e famigliari.

Lo tempestarono di domande. “Come è andata la guerra? E’ vero che Vivec ha firmato una pace col Principe ma l’Imperatore si rifiuta di onorarla?
Ho sentito dire che il Principe Dunmer è stato assassinato e che non ci sono prove che il Trattato sia stato veramente firmato. E’ andata così?
E così via.

Ma non succede niente di interessante qui?” ridacchiò Cassyr ” personalmente parlerei volentieri di tutto meno che della guerra e di Vivec“.
Ti sei perso il corteo di Lady Corda” disse un suo amico “Ha attraversato solennemente la Baia con l’intero entourage al seguito e poi si è diretta a est alla volta della Città Imperiale“.

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Iliac_Bay

L’Iliac Bay ed i suoi innumerevoli Stati

Alle incalzanti domande sul Dio Vivente Cassyr rispose con alterigia “Se Sheogorath abdicasse e ci fosse bisogno di un altro Dio della Follia saprei io chi è il più adatto a quel ruolo“.
E le donne?” chiese un ragazzo che non aveva mai visto una Dunmer. Cassyr si limitò a sorridere. Il volto di Turala gli balenò nella mente per un istante prima di svanire. Sarebbe stata felice con la congrega e la sua bambina sarebbe stata ben curata. Ma ora erano parte del passato, di luoghi e di guerre che voleva dimenticare per sempre. Sceso da cavallo si diresse verso il centro chiacchierando di banali pettegolezzi sui recenti avvenimenti nella Baia Iliaca.

Qualche sera dopo la taverna del Least Loved Porcupine (trad.: “la Taverna del Porcospino Meno Amato”…ma come si fa a inventare un nome così?) era selvaggiamente affollata. Un fuoco scoppiettava al centro del locale proiettando sinistri bagliori sugli avventori abituali. Cassyr, accompagnato dal cugino,  occupò il suo solito posto e ordinò un boccale di birra. “Sei venuto qui per incontrare il Barone?” Chiese Palyth.
Sì, forse potrebbe darmi lavoro” Cassyr assunse un tono di sufficienza “ma più di questo non posso dirti. Vedi… segreti di Stato e tutto il resto. Ma, dannazione, come mai c’è una simile calca qui stasera?
Nel porto è approdata una nave carica di Elfi Oscuri provenienti dalla guerra. Adesso vado a parlare con qualche reduce e poi te lo presento “.
Cassyr divenne paonazzo ma poi riuscì a ricomporsi e a chiedere “Che cosa ci fanno qui? C’è stata una tregua?
Non conosco tutta la storia” rispose Palyth “ma, a quanto pare, l’Imperatore e Vivec stanno di nuovo trattando. L’unico modo per saperne di più quello di parlare con questi ragazzi“. Detto questo, Palyth afferrò il braccio del cugino e lo trascinò verso l’altro lato del bancone. Cassyr avrebbe voluto divincolarsi ma poi pensò che era meglio tenere un basso profilo.

I viaggiatori Dunmer si erano distribuiti in quattro tavoli e fraternizzavano con i locali. Avevano un aspetto dignitoso, erano ben vestiti quasi come i commercianti ma parlavano e gesticolavano in evidente stato di ebrezza. Palyth si intromise in una conversazione apostrofando un Dunmer: “Perdonatemi ma vorrei presentarvi il mio timido cugino Cassyr che in guerra era dalla vostra parte in onore del Dio Vivente Vivec“.
L’unico Cassyr che io abbia mai sentito nominare” rispose un Dunmer visibilmente alticcio “Era un certo Cassyr Whitley che secondo Vivec è stata la peggior spia della storia. Abbiamo perso Ald Marak a causa dei pasticci che ci ha causato con informazioni sbagliate. Per il tuo bene, amico mio, spero che nessuno ti confonda mai con quel miserabile“.

Cassyr cercò disperatamente di abbozzare un sorriso mentre l’altro raccontava minuziosamente il suo fallimento scatenando le grasse risate di scherno dagli astanti. Si guardò intorno. Sperò che nessuno dei presenti avesse capito che quel maledetto ubriaco parlava di lui. Però lo sguardo negli occhi di Palyth era inequivocabile, trapelava prepotentemente la delusione che provava per averlo creduto un grande eroe…Oltre tutto la voce si sarebbe sparsa e il Barone non avrebbe certamente più voluto parlargli.
Con ogni cellula del suo corpo Cassyr maledisse il Dio Vivente Vivec.
Dieci giorni dopo bighellonava nel Porto di Dwynnen guardando distrattamente il primo nevischio d’autunno che si dissolveva nell’acqua. Rimuginava amaramente. Rimpiangeva di soffrire di mal di mare e quindi di non potersi imbarcare. A Tamriel non c’era più niente per lui. Il tam tam sul disprezzo che Vivec provava per lui si era rapidamente diffuso nelle taverne e il Barone di Dwynnen si era rifiutato di incontrarlo. Tutti ridevano di lui a Daggerfall, a Dawnstar , a Lilmoth , a Rimmen , a Greenheart  e probabilmente perfino in Akavir e Yokuda. Pensò che forse doveva lasciarsi cadere tra i flutti e cercare l’oblio. Ma questo pensiero non rimase a lungo nella sua mente: non era la disperazione che lo perseguitava ma la rabbia, una furia impotente che non sapeva come placare.
Fu bruscamente risvegliato dai suoi foschi pensieri dalla voce squillante di un giovane Nord, ovviamente appena sbarcato, che gli chiese se poteva indicargli una buona taverna. Per la prima volta da settimane qualcuno non lo stava guardando con l’aria di considerarlo un famoso e colossale idiota e, malgrado il suo umore nero, decise di essere gentile. Chiacchierarono un po’. Il giovane si chiamava Welleg e gli raccontò di essere diretto a casa dopo essere stato in molti posti. Tra questi nominò l’isola di Artaeum nelle Summurset Isles . Laggiù aveva cercato di entrare nell’Ordine Psijic ma era stato espulso.
Cassyr cominciò a rimuginare, nella sua mente stava prendendo forma un piano di vendetta.  Decise di andare subito al punto: “Sai niente sulla convocazione dei Daedra? Vedi, voglio lanciare una maledizione contro una malvagia persona particolarmente potente e non so come fare. Il Barone non mi vuole ricevere ma la Baronessa prova simpatia per me e mi ha consentito l’uso dei loro Camera d’Evocazione. Ho già provato tutti i rituali possibili ma senza successo“.

A causa di Sotha Sil” rispose Welleg desolato “i Principi Daedra non possono più essere evocati da chiunque. Possono farlo solo i Psijics e certi stregoni e streghe“.
Streghe, hai detto?” Cassyr sobbalzò. Adesso sapeva dove doveva ritornare.

Nel frattempo, proprio nell’Old Farm Barbyn, la casa della Congrega Skeffington…

Giorno 10° di Gelata (Ottobre). Era passato quasi un mese da quando Turala era approdata nella fattoria.
La mostruosa e squamosa creatura davanti a lei aveva occhi vitrei, un’enorme bocca che si apriva e chiudeva ritmicamente, un disgustoso bolo di saliva che pendeva dai denti acuminati. Turala non aveva mai visto niente del genere prima. Sembrava un enorme rettile ritto sulle zampe posteriori come un uomo. Mynistera applaudì con entusiasmo “Figliola mia!” disse con voce squillante “hai ottenuto enormi risultati in così poco tempo! Che cosa stavi pensando quando hai convocato questo Daedroth?

Un Daedroth in “TES IV: Oblivion”

Un Daedroth in “TES IV: Oblivion”

Turala si sentiva confusa ed ebbe bisogno di un po’ di tempo per ricordare se e su cosa si era concentrata. Si sentiva sopraffatta da quello che era accaduto. Aveva lacerato il tessuto che divide la realtà dai Regni di Oblivion dai quali aveva strappato questa creatura ripugnante, evocandola nel proprio mondo solo con la forza della mente. “Stavo pensando al colore rosso, a quanto sia semplice e chiaro. Mi affascinava e poi è arrivata questa…cosa“.

Il desiderio è una forza potente per una giovane strega” disse Mynistera. “In questo caso ha funzionato bene. Questo Daedroth non è altro che un semplice spirito. Sei in grado di mandarlo via con la stessa facilità?

Turala chiuse gli occhi e desiderò che la creatura tornasse da dove era venuta. Il mostro, sempre agitandosi, svanì come nebbia al sole. Mynistera abbracciò la sua pupilla Dunmer ridendo di gioia. “Non avrei mai potuto immaginare che in un solo mese di permanenza nella Congrega avresti raggiunto traguardi che sono negati alla maggior parte delle donne di qui. C’è una grande potenza in te, accarezzi gli spiriti col tocco di un’amante. Un giorno sarai tu guidare la Congrega!
Turala sorrise e si schernì, le disse che lei avrebbe guidato la Congrega ancora per moltissimi anni. Ma le faceva piacere ricevere dei complimenti. Il Duca di Mournhold aveva elogiato il suo bel viso. La sua famiglia, prima che lei la disonorasse, la lodava per i suoi comportamenti. Cassyr non era stato niente di più che un compagno, le sue parole non contavano nulla. Ma con Mynistera si sentiva finalmente a casa.
Parlottarono ancora per un po’ e poi la vecchia strega aprì la porta della baracca permettendo alla vivace brezza autunnale di dissipare gli odori acri e fetidi del Daedroth. “Ora dovresti farmi una commissione a Wayrest che è a una sola  una settimana di viaggio. Ti farai accompagnare da Doryatha e Celephyna. Per quanto cerchiamo di essere autosufficienti ci sono erbe che qui non crescono e, come ormai sai, ne consumiamo moltissime. Quando sarai arrivata dovrai ammettere tranquillamente di appartenere alla Congrega delle sapienti donne di Skeffington. Vedrai che i vantaggi della nostra fama superano di gran lunga gli inconvenienti“.
Turala non si era mai staccata dalla sua bambina ma capì che non poteva rifiutarsi. Al momento della partenza, con le lacrime agli occhi, baciò a lungo la piccola Bosriel. In fondo aveva fiducia in quelle donne che avrebbero protetto la sua creatura anche a costo della vita. Poi le tre giovani streghe si avviarono nel bosco luminoso in un tripudio di vividi colori autunnali.

Il 29° di Gelata (Ottobre) Turala e le sue compagne erano sulla via del ritorno. Un pallido sole trapelava nella nebbia che inzuppava la foresta. Il terreno era reso scivoloso da un sottile strato di brina che rallentava l’andatura dei cavalli. Turala non stava più nella pelle al pensiero di ritornare alla Congrega e ritrovare la sua bambina. Fremeva dal desiderio di stringerla al cuore e coprirla di baci. Però il viaggio a Wayrest era stata una grande avventura e si era immensamente divertita per i timidi sguardi di paura e di reverenza dei suoi cittadini.
Il vento pungente le scompigliava i capelli che le flagellavano la faccia impedendole di guardarsi intorno. Così non si accorse che qualcun altro la seguiva. Quando si voltò e vide Cassyr e gridò sorpresa e fu felice di incontrare il vecchio amico. Il volto di lui era pallido e tirato ma pensò che fosse per le fatiche del viaggio. “Cosa ti riporta a Phrygias?” Sorrise: “non ti hanno trattato bene a Dwynnen?
Abbastanza bene” Cassyr era truce e sbrigativo “ma ho bisogno della congrega Skeffington“.
Vieni con noi” rispose Turala “ti porterò da Mynistera“.
I quattro continuarono per la strada e le tre Streghe intrattennero Cassyr col racconto delle loro avventure a Wayrest. Lui parlava poco ma ogni tanto sorrideva e annuiva con la testa e le donne si sentivano incoraggiate a incalzarlo con le loro avventure.
Doryatha stava raccontando la storia di un ladro che era rimasto chiuso per tutta una notte nel Banco dei Pegni quando giunsero in vista della collina. Improvvisamente sgranò gli occhi e ammutolì. Il tetto del fienile avrebbe dovuto già essere visibile ma non lo era. Gli altri tre avevano avuto la stessa intuizione e spronarono i cavalli a rotta di collo verso la meta.
Il fuoco si era spento da tempo. Non c’era altro che scheletri carbonizzati, cenere, frammenti di armi frantumate. Cassyr capì subito che doveva trattarsi dell’opera di un manipolo di Orchi.
Scesero da cavallo e corsero tra le macerie. Celephyna trovò un lacero pezzo di stoffa insanguinato che doveva essere tutto ciò che rimaneva del mantello di Mynistera. Se lo strinse al viso singhiozzando. Turala correva come una pazza invocando il nome di Bosriel ma le rispondeva solo il vento che fischiava sollevando la cenere.
Chi può aver fatto questo?” Gridò in lacrime. “Giuro che evocherò le fiamme stesse di Oblivion! Cosa hanno fatto alla mia bambina?
So chi è stato“. La voce di Cassyr era sinistramente tranquilla. Scese da cavallo e le andò incontro. “Ho riconosciuto queste armi. Non credevo che ti avrebbero trovata. Questa è opera dei sicari del Duca di Mournhold“.
Poi tacque. La menzogna gli era sgorgata spontanea, aveva improvvisato. Vide che lei gli credeva, il suo risentimento per la crudeltà del Duca sembrava sopito ma in realtà non si era mai spento. Era in preda alla più cupa pazzia e i suoi occhi lanciavano fulmini. Cassyr fu certo che lei avrebbe concretizzato la sua vendetta su Morrowind evocando la furia dei Daedra. E sapeva che loro l’avrebbero ascoltata.

E così avvenne. Il potere più grande è l’ira, anche se il suo obiettivo è sbagliato.

Ma ora torniamo a Budrum il giorno 6° Luce del Crepuscolo (Novembre)….

Se ricordate, avevamo lasciato Miramor che riceveva le istruzioni dalla Madre Notte relative al piano per uccidere l’Imperatore. L’ignobile sicario arrivò alla meta sul far della notte.
La luce delle torce guizzava sulla neve creando riflessi ultraterreni. I soldati di entrambi gli schieramenti si erano rannicchiati intorno a un enorme falò: il gelo dell’inverno aveva compiuto il miracolo di riavvicinare i nemici. Alcuni soldati Dunmer conoscevano la lingua di Cyrodiil e conversavano tranquillamente con gli antichi avversari. Tutti furono uniti anche in un coro di approvazione al passaggio di una bella fanciulla Redguard che veniva a scaldarsi al fuoco.

L’Imperatore Reman III si sentiva estremamente a disagio, bramava fuggire da quella tenda anche se i negoziati non erano neanche iniziati. Gli era sembrato un gesto di buona volontà accettare l’incontro proprio nel posto in cui era stato battuto da Vivec, ma ora sentiva che quella sconfitta gli doleva ancora come una ferita non rimarginata. Secondo Versidue-Shaie le rocce del fiume erano naturalmente rosse, ma a lui parevano ancora chiazzate di sangue dei suoi soldati.
Mentre la sua nuova concubina Corda gli porgeva una bevanda calda e rinfrancante si rivolse a Vivec: “abbiamo raggiunto un accordo su tutti i punti del Trattato ma questo non mi sembra il posto giusto per concludere. Dovremmo apporre le firme nel Palazzo Imperiale, con tutta la pompa e la magnificenza degne di questa storica occasione. Sarà necessaria anche la presenza di Almalexia e…di…quel mago…”.
Sotha Sil” gli sibilò Versidue-Shaie piano all’orecchio.
Vivec riusciva a mantenere una calma olimpica “quando?
L’Imperatore cercava di ostentare un’immagine regale e autorevole ma stentò ad alzarsi in piedi “Esattamente tra un mese, organizzeremo grandi festeggiamenti. Ora devo fare una passeggiata, questo clima mi provoca crampi alle gambe. Corda, mia cara, volete venire con me?
Naturalmente vostra Maestà Imperiale” sorrise la donna sorreggendo il suo goffo incedere fino all’uscita dalla tenda.
Desiderate anche la mia presenza, Vostra Maestà Imperiale?” Chiese Versidue-Shaie.
O la mia?” si intromise petulante il Re Dro’Zel di Senchal che era diventato Consigliere di nuova nomina alla corte.
Non sarà necessario, torneremo tra pochi minuti” rispose l’Imperatore.

N.d.R.: qui abbiamo l’ennesima dimostrazioni dei gravi limiti mentali di Reman III. Se ricordate, Dro’Zel era quello psicopatico che provocò la catastrofe di Giverdale con tante vittime innocenti. Il tutto per un risibile rancore nei confronti della canzone di un Bardo.

Miramor si era rannicchiato fra quegli stessi cespugli che l’avevano nascosto quasi otto mesi prima quando, poco eroicamente, fuggiva dal campo di battaglia. Ora il terreno era indurito e coperto di neve, ogni minimo movimento causava uno scricchiolio. Se non fosse stato per le voci rauche con cui gli eserciti Imperiale e di Morrowind intonavano tristi canzoni intorno al falò, non avrebbe osato strisciare alla volta dell’Imperatore e della sua concubina. I due si erano fermati in un’ansa del torrente, sotto alberi scintillanti di ghiaccio.
Con cautela Miramor estrasse il pugnale dal fodero. Forse con la Madre Notte aveva un po’ esagerato vantando la sua straordinaria abilità nel maneggiare le lame corte. In effetti gli era andata bene quando aveva tagliato la gola al Principe Juilek , ma il ragazzo in quel momento non era affatto in grado di combattere. Comunque colpire un vecchio con un occhio solo non sarebbe stata certo un’impresa più difficile. Pensava compiaciuto che un emissario della Morag Tong deve essere abile nel maneggiare il coltello per tagliare gole, è il modo più canonico di fare le esecuzioni. Un corretto taglio della giugulare garantisce la morte per dissanguamento e la vittima non ha speranze di salvezza.
Finalmente gli si presentò il momento propizio. Qualcosa di strano doveva aver attirato l’attenzione di Corda, forse un semplice ghiacciolo dalla forma insolita. La fanciulla si stava infatti allontanando verso un angolo del bosco in cui scomparve alla vista. L’imperatore rimase fermo e solo, ridacchiando come un ebete si era voltato verso l’accampamento per ascoltare il canto dei suoi soldati e gli dava la schiena. Miramor decise che il momento era giunto.
Scattò fuori dai cespugli per colpire. Ma un improvviso colpo inferto al suo braccio gli fece cadere l’arma e un altro pugnale gli squarciò abilmente la gola. Non ebbe neanche il tempo di urlare, né di capire a chi apparteneva una mano tanto più agile della sua. Paralizzato e mentre la pozza del suo sangue già si induriva nel terreno ghiacciato, poté scorgere confusamente Corda che sbucava dal fitto del bosco per raggiungere l’Imperatore e poi i due che tornavano chiacchierando allegri verso il campo. Forse nella sua lenta agonia ebbe ancora il tempo per realizzare che era stato solo una pedina sacrificabile negli oscuri disegni della Madre Notte.

Il giorno 17° di Luce del Crepuscolo (Novembre), a Tel Aruhn in Morrowind una guardia recapitò un messaggio alla Madre Notte.

Abbiamo avuto modo di visitare Tel Aruhn in “TES III: Morrowind”

Abbiamo avuto modo di visitare Tel Aruhn in “TES III: Morrowind”

Lei lesse attentamente e sorrise compiaciuta. La persona che aveva incaricato aveva superato la prova con grande successo. Miramor era stato eliminato come aveva promesso a Zuuk il Kothringi. L’Imperatore era in mani sicure. Scrisse immediatamente la risposta.

Ma due settimane prima, a Mournhold capitale di Morrowind….

Il Duca Brindisi Darom pieno d’angoscia guardava fuori dalla finestra. Era mattina presto e, per il quarto giorno consecutivo, una nebbia rossa incombeva sulla città in un lampeggiare di fulmini. Un vento strano e furioso soffiava per le strade strappando le bandiere dai bastioni del castello e costringendo tutta la popolazione a chiudersi ermeticamente in casa. Qualcosa di terribile stava succedendo al suo Paese. Non era un uomo molto istruito ma conosceva i segni e così i suoi sudditi.

Quando mai i miei messaggeri raggiungeranno i Tre del Tribunale? “ringhiò rivolto al suo attendente.
Vivec è lontano a nord e sta negoziando il Trattato con l’Imperatore” balbettò l’altro che tremava di paura. “Almalexia e Sotha Sil sono a Necrom . Dovrebbero essere raggiungibili in pochi giorni”.
Il Duca annuì. Sapeva che i suoi messaggeri sarebbero stati veloci ma, temeva, forse non quanto gli Dei di Oblivion.
Infatti il giorno 12° di Luce del Crepuscolo (Novembre) tutto ciò che rimaneva del magnifico castello di Mournhold era una voragine da cui eruttavano vapori incandescenti che si levavano sinistri verso il cielo. Un fumo denso e catramoso si insinuava nelle strade incendiando tutto ciò che incontrava.  Terrificanti creature alate perlustravano le rovine a caccia dei sopravvissuti e li estraevano con gli artigli dagli anfratti in cui cercavano di nascondersi. Quindi arrivavano stormi di quelle bestie infernali che ne facevano orrido pasto. Le uniche cose che non prendevano fuoco erano quelle bagnate dal sangue delle vittime.

Mehrunes Dagon sorrideva compiaciuto guardando i resti del castello. “E pensare che ho rischiato di perdermi tutto questo divertimento!” La sua voce era talmente stentorea che soverchiava il clamore del caos che si sviluppava ai suoi piedi.
Fu distratto da una sottile lama di luce che trapassava il buio provocato dalle ombre rosse  e vermiglie che coprivano il cielo. Seguì con gli occhi i raggio luminoso e vide che proveniva da due piccole figure, un uomo e una donna che risalivano la collina. Riconobbe immediatamente quello con la tunica bianca, si trattava di Sotha Sil, il mago che aveva stabilito mesi prima una tregua con tutti i Principi di Oblivion.
Se sei venuto per il Duca di Mournhold non lo troverai qui” rise Mehrunes Dagon “ma probabilmente ne troverai i pezzi dopo le prossime piogge“.
Non è possibile uccidere i Principi Daedra” sibilò Almalexia, il suo viso era duro e risoluto, “ma ti pentirai di quello che hai fatto“. Quindi le rovine di Mournhold divennero teatro della tremenda battaglia finale tra due Dei Viventi e un Principe di Oblivion.

Il duello tra Almalexia e Mehrunes Dagon era immortalato in una statua in Plaza Brindisi Dorom

Il duello tra Almalexia e Mehrunes Dagon era immortalato in una statua in Plaza Brindisi Dorom

Sei giorni dopo a Balmora in Morrowind …

Vivec era trafelato. Quando ancora era nella sua tenda a Budrum gli era giunta notizia della battaglia tra Dei. Subito era montato a cavallo e si era precipitato a rotta di collo. Aveva corso per chilometri e chilometri incurante dei pericoli anche quando aveva usato scorciatoie che attraversavano terre sotto il controllo di Dagth Ur. Nella sua folle corsa vedeva sempre in lontananza le rosse nubi turbinanti che testimoniavano come la battaglia fosse ancora in corso giorno dopo giorno. A Gnisis aveva incontrato un messaggero di Sotha Sil che gli chiedeva di raggiungerlo a Balmora.
Sotha Sil era nella Grand Plaza di fronte al suo palazzo con uno sguardo solenne e indecifrabile.

Uno scorcio della Grand Plaza di balmora (l'edificio è la Gilda dei Guerrieri)

Uno scorcio della Grand Plaza di Balmora (l’edificio in primo piano è la Gilda dei Guerrieri)

Dov’è Almalexia?” l’agitazione di Vivec era parossistica.
Dentro” rispose Sotha Sil stancamente. Un lungo e profondo squarcio gli solcava la mascella. “E’ gravemente ferita, ma Mehrunes Dagon non tornerà da Oblivion per molte lune“.

Almalexia giaceva su un letto di seta circondata dai guaritori personali di Vivec. Aveva le labbra esangui e tutto il suo volto era grigio come la pietra. Il sangue trapelava dalle garze in cui era avvolta. Vivec le prese la mano fredda. La bocca di Almalexia si mosse senza parole. stava sognando.
Le sembrava di stare combattendo ancora con Mehrunes Dagon in mezzo a una tempesta di fuoco. Intorno a lei i resti anneriti del castello diroccato, nuvole vorticose di scintille nel cielo notturno. Gli artigli del Daedra le avevano scavato il ventre iniettando veleno nelle sue vene mentre lei cercava di serrargli il collo. Mentre cadeva a terra accanto al nemico sconfitto le parve che il castello consumato dal fuoco non fosse quello di Mournhold ma il Palazzo Imperiale. Quali erano i significati nascosti di quell’incubo?
Il giorno 1° di Stella della Sera (Dicembre) aprì gli occhi. Il vecchio guaritore che le stava detergendo il volto con una garza sussultò di sollievo. Prese una brocca d’acqua e gliela sporse: “Come ti senti Dea?” le chiese. “Come se avessi dormito per un tempo molto lungo” fu la flebile risposta. In realtà era stata in coma per quindici giorni. Il guaritore svegliò Vivec che dormiva in una sedia nella stanza a fianco. Il Dio Vivente vide che la sua amata era viva e sveglia e sul suo volto si spalancò un ampio sorriso. Le baciò la fronte e le prese la mano, finalmente la sua carne era di nuovo calda.
Ma Almalexia improvvisamente sobbalzò: ” Sotha Sil!”
E’ vivo e vegeto” rispose Vivec “è di nuovo al lavoro da qualche parte sulle sue bizzarre macchine. Voleva restare qui ma la medicina non è il suo campo, ha ben altre competenze”.
La loro conversazione fu interrotta da una guardia: “Mi dispiace interrompervi, Vostra Grazia, ma volevo assicurarvi che il vostro messaggero più veloce è partito ieri sera alla volta della Città Imperiale“.
Messaggero?” Chiese Almalexia “Vivec, cosa succede?
Dovevo andare a firmare la tregua con l’Imperatore ma gli ho mandato a dire che era necessario un rinvio“.
Non c’è altro che puoi fare qui” mormorò Almalexia cercando faticosamente di tirarsi su “ma se non firmiamo la tregua c’è pericolo che Morrowind torni in guerra, forse per altri ottant’anni. Se parti oggi con una buona scorta e viaggi rapidamente forse riuscirai a raggiungere la Città Imperiale con non più di un giorno o due in ritardo“.
Sei certa di non avere più bisogno di me?” Vivec era dubbioso.
Morrowind ha molto più bisogno di te“.

Durante il coma Almalexia aveva avuto un’altra delle sue visioni profetiche, infatti…

Nella Città Imperiale di Cyrodiil, il giorno 24° di Sole del Crepuscolo (Novembre)…

Una tempesta invernale soffiava sulla città spruzzando le finestre e le cupole di vetro del Palazzo Imperiale. Tremolanti raggi di luce proiettavano effetti surreali negli ambienti interni. La voce stridula dell’Imperatore sembrava una sequenza di latrati mentre impartiva ordini ai servitori intenti a preparare il banchetto e le feste danzanti. Si divertiva di più in quelle circostanze che in battaglia. Re Dro’Zel sfarfallava in giro pontificando la sua opinione su tutto. Per Reman l’elaborazione del menù era l’affare di stato più importante del suo regno, una volta tanto non ascoltava i consigli di Versidue-Shaie visto che i gusti di Akavir erano molto particolari… Alla sera era stremato e si fece accompagnare da Lady Corda nelle sue stanze.
Ma la firma del Trattato e i relativi festeggiamenti subirono ripetuti ritardi a causa della catastrofe che si era abbattuta su Mournhold.

Finalmente il giorno 6° di Stella della Sera (Dicembre)…

L’Imperatore Reman III sedeva sul trono osservando compiaciuto la Sala delle Udienze. Era una vista spettacolare: nastri d’argento pendevano dalle capriate, in ogni angolo i bracieri esalavano profumi di erbe aromatiche. In alto, verso la volta della sala, sciami di enormi e rarissime farfalle provenienti da Pyandonea  (la mitica isola a sud ovest di Tamriel cui abbiamo accennato qui) intrecciavano i loro voli emettendo dolcissimi suoni. Quando le torce fossero state accese e i servitori si fossero messi a ondeggiare i flabelli il locale sarebbe diventato un sogno fantastico. Sentiva già gli odori provenienti dalle cucine, l’aroma di spezie e arrosti.
Versidue-Shaie e suo figlio Savirien-Chorak scivolarono nella stanza, indossando il copricapo ingioiellato che gli Tsaesci portano nelle grandi occasioni. Non c’era traccia di sorriso sulle loro labbra dorate, ma gli esponenti di quella razza raramente tradiscono le proprie emozioni. L’Imperatore accolse il suo Consigliere di fiducia con entusiasmo. “Tutto questo dovrebbe impressionare quei selvaggi Elfi Oscuri” rise. “Quando dovrebbero arrivare?
E appena giunto un messaggio di Vivec” disse il Versidue-Shaie solennemente. “Penso sarebbe meglio se Vostra Maestà Imperiale lo incontrasse da solo“.
L’Imperatore smise di ridere e congedò i servi. La porta si aprì e sorprendentemente entrò Lady Corda che portava in mano una pergamena. Chiuse la porta dietro di sé senza rivolgere lo sguardo all’Imperatore.
Il messaggero ha consegnato la lettera alla mia Signora?” Reman era incredulo “mi sembra un comportamento ben poco ortodosso…
Neanche il messaggio stesso è molto ortodosso” rispose freddamente Corda fissandolo nel suo unico occhio.

Tutto avvenne in un attimo.

Con un unico movimento incredibilmente rapido la donna sporse il documento sotto il mento dell’Imperatore. Lui spalancò gli occhi quando vide che la pergamena era completamente bianca salvo un piccolo segno, quello della Morag Tong.
Gocce del suo sangue cominciarono a macchiare il foglio immacolato. Cadde a terra ansimando, nel collo un minuscolo pugnale che era stato nascosto proprio nella pergamena e che gli era stato conficcato fino all’osso.
Poi nella sala cadde il silenzio.

Di quanto tempo hai bisogno?” Chiese Savirien-Chorak.
Cinque minuti” rispose Corda detergendosi il sangue dalle mani. “Ma ti sarò ancora più grata se me ne garantirai dieci“.
Molto bene” disse compiaciuto Versidue-Shaie mentre Corda correva via dalla Sala delle Udienze. “Sembra opera di un Akaviri, il modo con cui la ragazza maneggia le lame è davvero notevole“.
Vado a perfezionare il nostro alibi” disse Savirien-Chorak scomparendo in uno dei passaggi segreti che solo l’imperatore avrebbe dovuto conoscere.
Vostra Maestà Imperiale si ricorda di un anno fa” Versidue-Shaie sorrideva beffardo al moribondo “quando mi avete detto che secondo voi gli Akaviri conoscono un mucchio di mosse spettacolari ma poi basta un solo colpo ben assestato per vincerli? Come vedete io non ho dimenticato“.

L’Imperatore sputò un bolo di sangue e in qualche modo riuscì a mormorare: “…serpente…
Ma io sono un serpente! Vostra Maestà Imperiale, sia dentro che fuori. Però non vi avevo mentito. Il messaggero di Vivec sta veramente arrivando, ma direi che arriverà un po’ troppo tardi. Non vi preoccupate, sono certo che il cibo non andrà a male”. Si strinse nelle spalle e scomparve in un altro passaggio segreto.
L’Imperatore di Tamriel morì lentamente nella pozza del suo stesso sangue nella sua Sala delle Udienze vuota ma splendidamente decorata. Fu trovato dalla sua guardia del corpo quindici minuti più tardi. Corda era introvabile.

Due giorni dopo …

Lord Glavius proferiva profonde scuse a Vivec per averlo ricevuto nella sua tenuta di Caer Suvio e non nel Palazzo della Città Imperiale. Si doleva anche per i disagi in cui il Dio Vivente doveva essere incorso nelle strade sterrate che attraversavano la foresta. Aveva comunque tentato di creare una scenografia acconcia facendo decorare gli alberi spogli che circondavano la villa con globi colorati e luminosi. La fredda brezza notturna li faceva dondolare graziosamente.  Sulla porta Vivec era stato assalito dagli odori della modesta festa che era stata improvvisata per lui. Nella villa risuonava una triste melodia: era un canto tradizionale Akaviri ispirato dalle maree invernali.
Versidue-Shaie gli venne incontro salutandolo e guidò il suo ospite verso un’accogliente salotto. “Per fortuna avete ricevuto il messaggio prima di arrivare in città. E’ in corso una difficile transizione e, per il momento, è meglio che operiamo al di fuori del Palazzo“.
Non ci sono eredi?” Chiese Vivec.
Nessuno anche se ci sono dei lontani parenti che sono scesi in lizza per il trono. Mentre risolviamo il problema i nobili hanno deciso che, per il momento, io sono l’unico autorizzato a operare nel nome del defunto Imperatore“. Poi Versidue-Shaie ordinò ai servitori di sistemare due comode sedie di fronte al camino. “Volete che firmiamo ufficialmente il Trattato in questo momento o preferite mangiare qualcosa prima?
Vivec era perplesso: “Intendete onorare il Trattato come voleva l’Imperatore?
Ho intenzione di eseguire alla lettera la sua volontà” fu la risposta.

Il giorno 22° di Stella della sera (Dicembre)…

La folla si accalcava sotto al balcone del Palazzo Imperiale da cui venivano proclamati gli annunci più importanti.
Versidue-Shaie si affacciò, la sua voce era stentorea: “La Linea Dinastica di Cyrodiil è stata spezzata ma non la vita dell’Impero. La nobiltà che ha servito  Sua Maestà Imperiale durante tutto il suo illustre e lungo regno ha giudicato tutti i vari pretendenti indegni del Trono. Hanno deciso che io, dato il mio passato di fedele amico e consigliere dell’Imperatore Reman III dovrò assumermi la responsabilità di proseguire la sua opera“.
Fece una pausa per consentire agli ascoltatori di digerire il senso delle sue parole. Tutti rimasero in silenzio, sbigottiti. Le strade erano ancora bagnate per le piogge recenti ma un pallido sole sembrava offrire una tregua dalle tempeste invernali.
“Spero che sia ben chiaro che non sto assolutamente attribuendomi il titolo di Imperatore” proseguì. “Sono stato e continuerà ad essere il Potentato Versidue-Shaie, uno straniero che è stato gentilmente accolto nei vostri lidi. Sarà mio dovere proteggere la mia patria di adozione e mi impegno a lavorare senza sosta a questo compito fino a quando qualcuno più degno di me potrà assumersi questo onere. Come mio primo atto stabilisco che, in ricordo di questo momento storico, a partire dal primo giorno del prossimo Stella del Mattino, il tempo verrà calcolato in modo diverso. Entreremo un un’altra Era, la Seconda. Così commemoreremo la perdita della nostra Famiglia Imperiale ma al tempo stesso potremo guardare al futuro“.

Solo un uomo applaudì queste parole. Si trattava del Re Dro’Zel di Senchal il quale credeva veramente che questa era la cosa migliore che potesse succedere a Tamriel. Infatti era completamente pazzo.

Qualche giorno prima a Tel Aruhn in Morrowind…

Nella strada polverosa Corda corse incontro alla Madre Notte. L’abbraccio delle due donne fu molto lungo. La Madre Notte accarezzava i capelli della nuova figlia e le baciava la fronte. Infine estrasse una lettera dalla manica e la porse all’altra. “Di cosa si tratta?” Chiese Corda.
Una lettera del Potentato che esprime la sua ammirazione per il tuo operato” rispose la Madre Notte. “Ha promesso di inviarci il pagamento ma gli ho già scritto che nulla ci è dovuto. La defunta Imperatrice ci aveva già pagato abbastanza per la morte del marito. Mephala non vuole che spingiamo la nostra avidità verso traguardi che superano i nostri bisogni essenziali. Non è corretto farsi pagare due volte per lo stesso omicidio, così è scritto“.
Ha ucciso Rijja, mia sorella” disse freddamente Corda.
E tu gli hai restituito il favore“.
Dove posso andare ora?
Ogni volta che uno dei nostri diventa troppo noto per continuare a operare lo mandiamo a un’isola chiamata Vounoura. Non è a più di un mese di viaggio in nave e laggiù ti ho fatto preparare una deliziosa villa padronale”. La Madre Notte baciò le lacrime della giovane. “Troverai molti amici ma soprattutto la pace e la serenità, bambina mia“.

Invece a Mournhold in Morrowind Almalexia si prodigava per la ricostruzione della città. Mentre camminava tra i cantieri per nuovi edifici e i resti anneriti e frantumati della vecchia città pensò che lo spirito dei cittadini le era veramente di grande ispirazione e aiuto. Anche la natura stava dimostrando una notevole capacità di recupero. Non c’era ancora traccia degli alberi e dei cespugli di bacche che un tempo decoravano il viale principale ma poteva sentire la vita pulsare sotto la cenere. Sarebbe arrivata la primavera e avrebbe squarciato il buio.
Presto dal nord sarebbe giunto il figlio del Duca, era un robusto ragazzo Dunmer di notevole intelligenza e coraggio che avrebbe degnamente preso il posto del padre. Avrebbero fatto ben di più che sopravvivere semplicemente, si sarebbero ampliati e rafforzati, sentì che in futuro sarebbero stati molto più grandi e forti che in passato. Una cosa era certa: Mournhold era la residenza ideale per una Dea.

Il giorno 31° Stella della Sera (Dicembre), ultimo giorno della Prima Era…

Nelle fumose gallerie sotterranee sotto Ebonheart  in  Morrowind, dove Sotha Sil forgiava il futuro con i suoi arcani apparati meccanici, avvenne qualcosa di imprevedibile. Noi sappiamo che quei  sistemi a orologeria erano stati progettati e realizzati con straordinaria maestria, erano perfetti, un guasto era praticamente impossibile. Eppure quel giorno una piccola bolla oleosa filtrò tra le giunture di vecchio tubo che aveva sempre dimostrato un’ottima tenuta. Si innescò una reazione a catena che provocò varie avarie: un altro tubo deviò di un centimetro a sinistra. Un cingolo saltò. Una bobina si  riavvolse in senso contrario. Un pistone che per millenni aveva esercitato la sua spinta da sinistra verso destra cominciò improvvisamente a muoversi da destra verso sinistra. Niente si era veramente rotto ma tutto stava cambiando.
Non posso fare le riparazioni ora” mormorò Sotha Sil  con calma.
Sentì uno scricchiolio secco e acuto che proveniva dal soffitto. Era mezzanotte. Alzò lo sguardo e capì: la Seconda Era, l’Era del Caos, era cominciata.

Postilla

Non ci è dato di sapere cosa fu poi di Turala, Cassyr e Corda ma chi ha giocato a “TES III: Tribunal” ha conosciuto il destino di Sotha Sil e Almalexia (per gli altri lo abbiamo svelato nell’articolo sulla Terza Era). Sulla sorte di Vivec girano varie ipotesi. Nessuna potrà mai essere confermata perché c’è anche la remota possibilità che l’Eroe di “TES III: Morrowind” lo uccida. Sappiamo invece con certezza solo gli effetti devastanti della sua misteriosa scomparsa (ve ne abbiamo parlato qui). Ben conosciamo la fine che fece il Potentato Versidue-Shaie, egli fu ucciso dalla Morag Tong (chi la fa l’aspetti) nel 324 della Seconda Era. Stessa sorte per suo figlio Savirien-Chorak (anno 431).

Così terminava sia il Secondo Impero che il Potentato Akaviri.


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