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Grande Casata Dagoth 2016-11-27T11:24:22+01:00

Hasphat Antabolis è l’autore dell’importante trattato “Storia e Cultura Dwemer” recuperabile sia in “Tes IV: Oblivion” che in “TES V: Skyrim”. Ma l’abbiamo conosciuto di persona in “TES III: Morrowind”, era nella Gilda dei Guerrieri di Balmora.

Hasphat Antabolis in “TES III: Morrowind”

Hasphat Antabolis in “TES III: Morrowind”

Nella sua fondamentale opera scrive: “Dagoth è la Sesta Casata perduta. Nella Prima Era ha tradito le altre Grandi Casate durante la Guerra del Primo Consiglio e il suo tradimento le fu fatale”.

stendardo Dagoth

Lo stendardo della Grande Casata Dagoth

Al tempo del suo splendore era costituita da una grande famiglia Chimer e fu poi guidata dal Semidio Dagoth Ur. Fece una breve riapparizione nell’anno 400 della Terza ma, se abbiamo giocato a “TES III: Morrowind”, già sappiamo che in quelle circostanze fu distrutta dal Nerevarine.

Dagoth Ur in “TES III: Morrowind”

Dagoth Ur in “TES III: Morrowind”

Per quanto ne sappiamo la Casata Dagoth era molto simile alle altre e non abbiamo informazioni esaustive sulla sua storia nella Prima Era. Le scarse fonti di cui disponiamo creano un panorama abbastanza confuso a seconda del credo politico da cui provengono. Non è chiaro, per esempio, se abbia sostenuto o contrastato da subito il Primo Consiglio di Lord Nerevar Indoril e del Re Dwemer Dumac che governarono Morrowind quando ancora si chiamava “Resdayn”. Nota: il nome fu cambiato dopo la prima eruzione della Montagna Rossa (anno 668 della Prima Era).

Alcune fonti sostengono che, nella Guerra del Primo Consiglio tra Chimer e Dwemer, la Casata Dagoth appoggiava i cosiddetti “Nani” e ne condivise la sconfitta. Secondo altri scoppiò successivamente una guerra civile tra i vari clan Dunmer e la Casata Dagoth. Però tutti concordano che la Sesta Casata tradì entrambi i contendenti nel corso della battaglia della Montagna Rossa nell’anno 668 della Prima Era. Sta di fatto che le altre Grandi Casate guidate dall’Hortator Indoril Lord Nerevar sconfissero i Dwemer e la Casata Dagoth parve scomparire. Ricordiamo che in seguito agli eventi di quell’anno i Chimer si trasformarono in Dunmer, ma di questo abbiamo già parlato nell’articolo sul Numidium (che trovate qui, e in quello sulla Terza Era). Non vogliamo ripeterci e questa volta ci limiteremo ad approfondire i rapporti tra la Sesta Casata e il Tribunale.

Prima della catastrofe il Leader di Casa Dagoth era Voryn Dagoth che inizialmente era un buon amico di Nerevar Indoril. Abbiamo già accennato al fatto che non possiamo avere certezze su cosa sia veramente successo nella battaglia della Montagna Rossa. Ricordiamo che l’ipotesi più accreditata è che Dagoth in un primo momento volesse distruggere gli strumenti di Kagrenac mentre Nerevar chiese un parere ai suoi consiglieri, Almalexia, Sotha Sil e Vivec. Ma nel frattempo Dagoth aveva cambiato idea, aveva sperimentato gli strumenti di Kagrenac col Cuore di Lorkhan, assunto caratteristiche divine e adottato il nome di Dagoth Ur.

Dagoth Ur aveva quindi posto la sua base nel cratere della Montagna Rossa che era stata la patria degli antichi Dwemer. Quando egli scomparve il resto della sua Casata subì la sconfitta definitiva e sprofondò nel dimenticatoio fino alla fine del Seconda Era. Ma da alcuni libri parrebbe desumersi che Dagoth Ur non fu l’unico sopravvissuto della Casata Maledetta. In “La Canzone del Veleno”, per esempio, la protagonista ne porta nel ventre un successore. Forse si tratta di uno scritto apocrifo ma non disponiamo di elementi che ci facciano scartare qualsiasi ipotesi. Sta di fatto che i malati di Corprus riferivano di aver sentito nei loro sogni il sussurro potente e ammaliante del Dio Dagoth Ur anche se non avevano mai avuto rapporti con la sua Casata. Per secoli Dagoth Ur si chiuse in un assordante silenzio, ma in realtà continuò ad arruolare adepti devastando le loro menti attraverso gli incubi che gli inculcava.

Ma verso la fine della Seconda Era (anno 882) Dagoth Ur e i suoi Vampiri delle Ceneri ripresero le loro attività nella Montagna Rossa.

Un Ash Vampire (Vampiro delle Ceneri) in “TES III: Morrowind”

Un Ash Vampire (Vampiro delle Ceneri) in “TES III: Morrowind”

Una volta in cui i membri del Tribunale (Almalexia , Sotha Sil e Vivec) intendevano, come facevano ogni anno, entrare nella caverna in cui era conservato il Cuore di Lorkhan per “ricaricare” i loro poteri divini, si trovarono davanti solo porte sbarrate.

Non sappiamo quali arcani rituali usò Dagoth Ur per aumentare i suoi poteri. Ma negli anni del suo apparente sonno aveva raccolto un grande numero di adepti e li aveva trasformati in creature paurose. Al culmine del suo delirio di onnipotenza cercò di ricreare il Numidium di Kagrenac costruendo una divinità artificiale che chiamò “Akulakhan”.

L’Akulakhan in “TES III: Morrowind”

L’Akulakhan in “TES III: Morrowind”

Gli adepti sarebbero stati i sacerdoti del nuovo Dio artificiale. Cercò anche di irretire il popolino promettendo che tutti gli stranieri sarebbero stati banditi da Morrowind, in pratica facendo le stesse promesse già avanzate dal Tribunale. La Sesta Casata aveva magistralmente pianificato le proprie azioni senza mai perdere di vista gli obiettivi a lungo termine. Le sue mire espansionistiche erano però inceppate da una certa lentezza nei movimenti. Vvardenfell era parzialmente inesplorata fino all’editto del Tribunale (anno 414 della Terza era) che consentiva la colonizzazione. Nel corso degli oltre quattrocento anni di conflitto col Tribunale la Casata Dagoth riuscì appena ad allargarsi nelle zone prossime alla Montagna Rossa e a conquistare la roccaforte di Kogoruhn e poco altro.

Nei primi quattro secoli della Terza Era Dagoth Ur scatenava devastanti tempeste batteriche (“Blight”) che diffondevano il Corprus.

La Blight in “TES III: Morrowind”

La Blight in “TES III: Morrowind”

Il Corprus era la “Malattia Divina” che distruggeva la mente della persona infetta e deformava grottescamente il suo corpo. L’aspetto più spaventoso era la sua assoluta incurabilità. Lo scopo di Dagoth Ur era quello di logorare il potere del Tribunale suscitando malcontento tra la popolazione e drenando risorse per l’assistenza sanitaria. Gli infettati che non sfuggivano alle Guardie venivano indirizzati al Cuprosarium di Tel Fyr dove operava Divayth Fyr , un mago Telvanni la cui età era di circa quattromila anni.

Divayth Fyr in “TES III: Morrowind”

Divayth Fyr in “TES III: Morrowind”

Costui aveva elaborato una teoria che definirei “eccentrica”. Secondo lui il Corprus in realtà non era una malattia ma una benedizione divina che la maggior parte dei mortali non è in grado di comprendere. Le vittime infatti erano completamente immuni alle altre malattie e non invecchiano.

Divayth Fyr comunque era impegnato nella meritoria opera di accoglienza e assistenza dei malati e nella ricerca di una cura. Tra i suoi pazienti il Nerevarine incontrerà Yagrum Bagarn, l’unico Dwemer vivente il cui corpo era però orrendamente devastato dalla malattia. Era sopravvissuto ai fatti della Montagna Rossa perché in quei momenti era in un’altra dimensione e non fu in grado di dare spiegazioni sulla scomparsa della sua razza.

Yagrum Bagarn in “TES III: Morrowind”

Yagrum Bagarn in “TES III: Morrowind”

Anche il Nerevarine venne infettato ma, nell’anno 427 della Terza Era, Divayth Fyr gli fornì una specie di cura: in realtà egli non guarì mai ma fu preservato dagli effetti più negativi e devastanti. Rimase immune alle altre infezioni, subì un incremento della forza e della resistenza e divenne immortale.

Per combattere la Blight il Tribunale costruì intorno alla Montagna Rossa un’imponente barriera magica chiamata Ghostfence . I lavori furono completati nell’anno 417 della Terza Era ma il suo mantenimento consumava una grossa parte del potere dei tre Dei. Era costituita da un ampio cerchio di alti pilastri disposti a intervalli regolari tra i quali era tesa una barriera magica in grado di arginare in parte le tempeste malefiche. In questo modo gran parte di Vvardenfell risultò protetta.

La Ghostfence in “TES III: Morrowind”

La Ghostfence in “TES III: Morrowind”

Ma forse Dagoth Ur aveva previsto la costruzione della Ghostfence e tutto faceva parte di un suo subdolo e diabolico piano. Dal momento che il mantenimento della barriera assorbiva la maggior parte dei poteri del Tribunale questo non era in grado di impedire che le terre inesplorate di Morrowind fossero occupate da gruppi non a loro fedeli. Addirittura la Sesta Casata riuscì a creare avamposti nella Bitter Coast.

Un’altra insidiosa circostanza che il Tribunale ignorò per molti anni era che Dagoth Uthol, un altro elemento della Sesta Casata, nell’anno 400 aveva scavato un tunnel sotterraneo che collegava la Ghostfence all’antica fortezza di Dunmer di Kogoruhn.

Ma Dagoth Ur aveva altre frecce al suo arco: diffuse le “Statue di Cenere”, piccoli e bizzarri idoli circonfusi di magia corruttiva che trasformavano chi le possedeva in aggressivi assassini.

Una Statua di Cenere in “TES III: Morrowind”

Una Statua di Cenere in “TES III: Morrowind”

Nei primi quattro secoli della Terza Era i ripetuti tentativi del Tribunale di accedere al Cuore di Lorkan risultarono infruttuosi. Nel corso di una di queste incursioni Almalexia e Sotha Sil furono sopraffatti, persero gli artefatti Sunder e Keening e riuscirono a malapena a salvarsi la vita solo per merito di un provvidenziale intervento di Vivec.

Dopo la sconfitta i membri del Tribunale si ritirarono nei loro palazzi per farsi curare dai guaritori. Non avevano più abbastanza energia per tentare altre incursioni nella Ghostfence. Attesero che Dagoth Ur facesse la prima mossa. In questo caso non sarebbe più stato necessario consumarsi per tenere in carica la Ghostfence ed essi avrebbero potuto disporre di tutti i poteri.

Dagoth Ur si era quindi impossessato di Sunder e Keening ma gli mancava ancora Wraithguard. Per anni si dedicò allo studio degli Strumenti di Kagrenac in suo possesso mentre scatenava i suoi adepti a effettuare una catena di delitti sempre in crescendo. Non stupisce che le vittime fossero soprattutto esponenti della Grande Casata Hlaalu e simpatizzanti dell’Impero vista la xenofobia del Dio pazzo.

Nei citati articoli sul Numidium e sulla Terza Era vi abbiamo già raccontato come la vicenda giunse al suo epilogo. Sta di fatto che la parabola della maledetta Sesta Casata si è conclusa col terzo Capitolo della Saga e nei giochi successivi non viene più menzionata. Ma tutti coloro che hanno giocato a “TES III: Morrowind” ne hanno subito la sinistra fascinazione, tanto che uno dei mods più popolari per anni è stato “Sixth House” col quale era possibile farsi “adottare” da Dagoth Ur, lottare contro Caius Cosades (che nel gioco “normale” è il mentore dell’Eroe), conquistare la fortezza Imperiale di Ebonheart e perfino rubare Wraithguard a nientepopodimeno che Vivec!

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