Galerion e Mannimarco
La Necromanzia è la scienza che studia come resuscitare i morti. Le sue origini risalgono a oltre mille anni fa, agli albori della Seconda Era.
Le più accreditate fonti storiche riportano che Vanus Galerion detto il Mistico (che, in seguito, sarà il fondatore e primo Arcimago della Gilda dei Maghi), giunse ad Artaeum (nota anche come ar-TAY-um), la terza isola per grandezza dell’Arcipelago Summerset, dove conobbe un promettente mago Altmer: tal Mannimarco.
Una breve ma inevitabile digressione: Artaeum è sede dell’Ordine Psijic (o PSJJJJ), ossia del più antico gruppo monastico di Tamriel. Esso era stato fondato dal Gran Maestro Iachesis che lì si era trasferito per rinnovare le credenze religiose correnti nell’Isola Summerset ancora troppo subalterne dell’antica cultura Aldmer (i progenitori degli Altmers). Galerion e Mannimarco, che probabilmente veniva da Summerset Isle, erano sull’isola per seguire i suoi insegnamenti.
Correva l’anno 230 della Seconda Era e il nostro “eroe nero” doveva avere una ventina d’anni. Alcuni sostengono che nelle sue vene scorresse sangue reale ma la cosa non è confermata. Galerion fu immediatamente colpito dall’intelligenza e dal talento naturale del giovane e nacque tra loro una fattiva amicizia e collaborazione. Ma presto Galerion scoprì che l’altro usava segretamente le sue grandi Abilità nel Misticismo per cercare di rianimare i cadaveri e, sdegnato, ne divenne acerrimo rivale. Ci fu un aspro diverbio tra i due sotto la Torre Ceporah, la più antica costruzione nell’isola di Artaeum.
Una curiosa annotazione: l’isola di Artaeum ha una strana tendenza a svanire: una volta scomparve nel nulla per rimaterializzarsi cinquecento anni dopo come se (quasi) nulla fosse accaduto. Non si hanno certezze sul responsabile del prodigio né si è più saputo niente sulla sorte di Iachesis. Non ho trovato alcuna informazione che colleghi questo evento all’oggetto del presente articolo.
Quando Mannimarco, in virtù della sua vivida intelligenza, divenne precocemente membro effettivo dell’Ordine, questo lo inviò in missione a Tamriel. Galerion, allarmato, lo denunciò spiegando che veniva mandato un lupo tra gli agnelli e che avrebbe approfittato del viaggio per trovare adepti per le sue oscure attività. Non fu ascoltato.
Il “successo”
Si trasferì a Firsthold, una città a nord della seconda isola dell’arcipelago, cercando proseliti (già nel 230 della Seconda Era pose le fondamenta della grande organizzazione che avrebbe presieduto in seguito) e mettendo a disposizione di tutti coloro che disponevano di mezzi sufficienti, nobili e gente comune, ingredienti magici, pozioni, incantesimi ecc.. Questa attività scatenò le ire dell’Ordine Psijic, gelosa delle proprie conoscenze, e delle autorità. Ma, convocato da Iachesis e dal re di Firsthold Rilis XII, Galerion riuscì a far prevalere le sue tesi, forse aiutato dalle sue straordinarie capacità magiche.
A questo punto, disgustato dalla stupidità dei suoi superiori, Vanus Galerion emigrò a Tamriel, dove ampliò il suo Ordine di Eruditi, poi noto come la Gilda dei Maghi. Nel frattempo anche Mannimarco aveva enormemente ingrandito le fila dei suoi adepti.
In seguito, le pratiche negromantiche cominciarono a essere segretamente eseguite anche da alcuni membri della Gilda dei Maghi: si trattava di un’organizzazione ormai enorme e difficilmente controllabile. Venuto a conoscenza di questo “contagio”, Galerion ripudiò la sua stessa creatura apostrofandola come un “pantano”. La negromanzia è poi sempre stata praticata anche nei secoli successivi nella Gilda, finché l’Arcimago Hannibal Traven (alla fine della Terza Era e in epoca prossima alla Crisi di Oblivion) la vietò definitivamente ma, si pensa, senza riuscire a estirparla del tutto.
L’Ordine del Verme Nero
Intanto tutti gli stregoni e le streghe più disprezzati ed emarginati di Tamriel avevano trovato riparo sotto la protezione di Mannimarco cui portavano ricchi doni: tomi, armi e armature incantate, fiale di sangue contaminato, erbe e oli, veleni Akaviri, ossa di santi morti, brandelli di pelle umana, funghi, radici e altri ingredienti alchemici. Mannimarco assorbì gradatamente l’energia oscura di questi oggetti che, però risucchiavano la sua energia vitale. Il suo corpo cominciò ad assomigliare a un cadavere e il suo sangue a divenire acido e velenoso. Ma i suoi poteri e la durata della sua vita crescevano continuamente. Era nato il famigerato “Ordine del Verme Nero” che in seguito troverà la sua sede a Scourg Barrow, una postazione quasi inaccessibile nelle Dragontail Mountains in Hammerfell sulla Baia Iliaca.
La sua principale attività consisteva nel creare gemme nere dell’anima per annichilire i membri della Gilda dei Maghi. Non spiegherò il processo per la loro realizzazione perché ne abbiamo avuto esperienza diretta in TES IV: Oblivion.
Abbiamo notizia di alcune altre creazioni di Mannimarco di straordinaria potenza:
L’Amuleto del Negromante presenta proprietà diverse in tutti i primi quattro capitoli della saga ma sempre garantisce la rigenerazione della salute e l’assorbimento del mana. E’ sempre stato trovato dai vari Eroi dei giochi malgrado la sua caratteristica di svanire facilmente e riapparire a grande distanza.
L’Elmo di Bloodworm, fatto di ossa, consente di evocare e controllare i non-morti.
Il Bastone dei Vermi (meglio visto in TES IV: Oblivion) è in grado di rianimare per trenta secondi un cadavere e averlo come alleato.
L’ultima battaglia con Galerion e la scomparsa
Ma torniamo a Galerion: ora il suo unico obiettivo era quello di trovare e fermare Mannimarco. Quando questi tornò ad Artaeum divampò una sanguinosa guerra che ebbe il suo culmine nella tragica battaglia nei pressi della Torre Ceporah: per un bizzarro scherzo del destino proprio dove era cominciata la loro ostilità. Dopo un duro scambio verbale tra i due avversari, che vomitarono velenosamente il loro reciproco disprezzo, esplose una battaglia quanto mai feroce. Da una parte maghi carichi di orgoglio per le loro arti arcane che evocavano tremende tempeste di fulmini. Dall’altra una torma di disperati stregoni psicopatici che richiamavano frotte di non morti.
In realtà non ci fu un vincitore e le perdite di entrambe le fazioni furono terribili. Galerion stesso, alla fine, giacque agonizzante per le ferite riportate e, probabilmente, prima di chiudere definitivamente gli occhi, ebbe l’ultima agghiacciante visione: Mannimarco che si rialzava in forma di Lich, ossia di terribile stregone non-morto. Forse la sua mutazione era giunta a compimento spontaneamente. Forse, disperato in un momento in cui la battaglia gli sembrava persa, compì su se stesso l’estremo, oscuro rituale per accelerarla. Sta di fatto che, da allora, il suo vero nome venne quasi dimenticato ed egli diventò ancor più famigerato con l’appellativo di “Re dei Vermi”. Scomparve per molti anni.
Mannimarco e la Distorsione dell’Ovest
Lo ritroviamo in TES II: Daggerfall: sarà uno degli attori nella misteriosa vicenda della “Distorsione dell’Ovest” nella Iliac Bay di cui vi abbiamo già parlato a proposito della geografia di Tamriel e del Numidium. In quel periodo il nostro era connivente con la Principessa Morgiah (figlia di quella Barenziah di cui vi narreremo le gesta in un’altra occasione) la quale aveva bisogno dei suoi magici servigi per irretire, scopo matrimonio, Firsthold Re dell’Isola Summerset.
In compenso ella gli avrebbe concesso il suo “first” senza specificare meglio: ogni interpretazione maliziosa, per quanto bieca, è puramente attendibile: ovviamente la fanciulla è un tipo vivace come la madre. Alcuni, invece, intendono il “primo figlio” (mi pare più improbabile). Sta di fatto che Morgiah incaricherà l’Eroe di Daggerfall di consegnare una lettera a Mannimarco il quale, in seguito, gli affiderà anche alcune missioni secondarie.
Per esempio: Mannimarco sapeva che il principe Karolis, bisnonno del defunto re Camoran di Sentinel, vagava nelle profondità del Castello di Sentinel in forma di lich. La dinastia reale del luogo teneva segreto questo fatto imbarazzante. L’Eroe di Daggerfall fu incaricato di intrappolare l’anima di Karolis al fine di ottenere informazioni sull’Underking, l’acerrimo nemico di Mannimarco nella faccenda del Cuore del Numidium.
In merito alla “Distorsione dell’Ovest” (anno 317 della Terza Era), nessun libro nei TES parla esplicitamente del responsabile e la ragione è che l’Eroe di Daggerfall, recuperato il Totem, ha davanti diverse scelte per la sua consegna. Quella di Mannimarco era una delle fazioni che anelavano al possesso del gigante meccanico. A chi scrive va molto a genio l’ipotesi che sia stata proprio la sua mano quella che tentò di animarlo con gli inaspettati effetti devastanti che vi avevamo riferito. A suffragare questa tesi è il fatto che, a seguito di quell’evento, Mannimarco assunse definitivamente tutte le caratteristiche di una divinità, questa volta non tramite la tecnologia Dwemer ma usando la Mantella (come in uno dei possibili finali di TES II: Daggerfall). Ipotesi affascinante e in grado di spiegare molte cose.
La fine del Re dei Vermi
La sua parabola (in)umana arriva a compimento in The Elder Scrolls IV: Oblivion in cui sarà il principale antagonista nelle quests della Gilda dei Maghi. Faremo solo un breve cenno a quegli eventi per non annoiare chi ha già fatto il gioco e non danneggiare troppo gli altri.
Verso la fine della Terza Era il bretone Hannibal Traven era diventato l’Arcimago della Gilda dopo aver ben guidato la sede di Anvil. La sua prima preoccupazione era quella di sconfiggere la Negromanzia e infatti assegnerà alcune missioni per questo scopo all’Eroe di Oblivion. I successi del quale infersero colpi di tale gravità all’Ordine del Verme Nero da indurre un furioso Mannimarco a ordinare per rappresaglia la distruzione della sede dei Maghi a Bruma e l’uccisione di tutti i suoi membri.
L’orrore per questo evento destabilizzò la Gilda nella quale, nel frattempo, il re dei Negromanti aveva fatto infiltrare alcuni suoi adepti. La successiva parte del suo piano era quello di fabbricare un’enorme Pietra dell’Anima Nera per intrappolare lo spirito di Traven. Ma quest’ultimo si mosse in anticipo: incaricò l’Eroe di fabbricare prima lui quella Pietra e si sacrificò togliendosi la vita per trasferire al suo interno la propria anima: in questo modo l’Eroe avrebbe posseduto un amuleto che l’avrebbe salvato dalle stregonerie del Re dei Vermi.
Nel corso del loro incontro, Mannimarco, sorpreso dal carisma dell’Eroe, ebbe il primo e ultimo momento di incertezza della sua vita e, invece di ucciderlo immediatamente, tentò di convincerlo a sposare la sua causa. Contemporaneamente, però, cercò irretirlo con le sue arti magiche. La cosa, naturalmente, non funzionò per merito della gemma contenente l’anima del povero Traven e la sua morte fu, questa volta, definitiva.
Così finisce la storia di uno dei personaggi paradossalmente più carismatici e al contempo meno sfaccettati di tutta la saga: Mannimarco era solo male puro.
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