EUCOOKIELAW_BANNER_TITLE

Recensione Gothic 3 2016-12-29T16:54:59+01:00
  • 9962

    Recensione Gothic 3

La saga Gothic passerà probabilmente alla storia per le traversie passate da un po’ tutti i titoli della serie: nella distribuzione per quanto riguarda i primi due titoli della serie, e nella lavorazione per questo terzo capitolo.

 

Una difficile situazione

Il gioco inizia dove termina il secondo capitolo; arrivato a bordo della nave Esmeralda sul continente di Myrtana, il nostro eroe senza nome troverà una situazione tutt’altro che facile. Gli Orchi hanno avuto la meglio nella guerra contro l’esercito del re Rhobar II, il quale è rintanato nella capitale assediata, Vengard, protetta da una barriera magica simile alla stessa che ricopriva la valle della miniere nel primo capitolo della serie.

Scopriremo ben presto che un decisivo contributo alle sorti della guerra è stato dato dal mago Xardas, colui che nei precedenti capitoli guidava i nostri passi. Il mago, privando i paladini del Re della magia delle rune, ha praticamente consegnato le sorti dell’manità nelle mani degli Orchi.

Gli schieramenti sono chiari sin dalle prime battute del gioco: gli Orchi comandano su tutta Myrtana, gli umani che non sono stati ridotti in schiavitù sono diventati o mercenari al servizio degli Orchi o Ribelli organizzati in piccoli gruppi che guidano la resistenza contro gli invasori. A sud, nel deserto di Varant, regnano gli Hashishin, popolo di mercanti e schiavisti, che permette agli Orchi di effettuare scavi nel proprio territorio alla ricerca di misteriosi artefatti. A nord, nelle selvagge e impervie terre del Nordmar, i Normariani sono riusciti a resistere alla calata degli Orchi, evitando di perdere il controllo dei propri insediamenti e organizzando spedizioni di caccia che rendono tuttaltro che stabile il controllo degli invasori sulla regione.

In Gothic 3 saremo liberi di schierarci con i Ribelli, e quindi con il Re, con gli Orchi, con gli Hashishin o con nessuno di essi. Saremo chiamati a scoprire quelle che sono le vere intenzioni di Xardas riguardo le sorti dell’umanità, vittima della rivalità tra le divinità Innos (a cui sono fedeli il Re, i suoi sudditi e i Nordmariani) e Beliar (i cui seguaci sono gli Orchi e gli Hashishin), e prendere una decisione che potrebbe cambiare il corso della storia.

 

Le due facce di Gothic 3

Chiariamo subito qual’è, purtroppo, una delle due cose per cui verrà ricordato Gothic 3: i bugs.

La leggenda narra che a causa delle pressioni della JoWood per un’uscita affrettata, il gioco sia stato pubblicato incompleto e pieno di gravi bug che ne minavano fortemente la giocabilità e con un motore grafico molto pesante e mal ottimizzato che ancor’oggi viene digerito a fatica dalle moderne GPU.

I problemi del gioco però non finiscono qui: aspre critiche furono rivolte alla trama, poco consistente rispetto ai precedenti capitoli (anche se, in fondo, tutta la serie Gothic non passerà certo alla storia per la profondità della trama), e alla dispersività del mondo di gioco (oltre all’incompletezza di alcune aree per i motivi di cui sopra). Come se non bastasse, il produttore JoWood “licenziò” lo sviluppatore, i Piranha Bytes, poco dopo il lancio del gioco, lasciando così Gothic 3 senza supporto e senza patch veramente risolutive.

Il secondo aspetto per cui verrà ricordato il gioco, è l’affetto della community. Alcuni appassionati giocatori, non si sono persi d’animo e hanno organizzato diversi team per cercare di porre rimedio agli innumerevoli difetti del gioco, sia per i bugs (il Community Patch Team), sia per le quests (il Questpaket 4 di Humanforce), sia per quanto riguarda la trama (il Gothic 3 – Community Story Project).

Sono rari i casi in cui la community è intervenuta così massicciamente per risollevare le sorti di un gioco abbandonato a se stesso (ricordo un altro orfano adottato, Vampire: The Masquerade – Bloodlines), e, se ciò è accaduto, vale la pena soffermarci per capire cosa Gothic 3 ha da dare.

 Sono rari i casi in cui la community è intervenuta così massicciamente per risollevare le sorti di un gioco abbandonato a se stesso

La luce in fondo al tunnel

Ancora prima che uscisse Gothic 3, stranamente la stampa specializzata si lanciò in improbabili confronti con Oblivion. Dico stranamente perchè anche alla luce dei precedenti titoli delle due serie, ben pochi sono i punti in comune, se non che fanno parte entrambi della famiglia degli RPG.

Capite però che le aspettative, con una pietra di paragone così ingombrante, potrebbero diventare fuorvianti.

La grafica di Gothic 3 risentì molto della pesantezza del motore grafico: ben pochi PC potevano permettersi di goderne appieno le potenzialità, e ancora oggi è piuttosto pesante anche su macchine di ultima generazione. Difficile dire quindi se fosse prodigiosa, discreta o insufficiente (per l’epoca), però i difetti più evidenti erano senz’altro la vegetazione e gli oggetti che “apparivano” dal nulla avvicinandosi e l’erba che formava un cerchio intorno al protagonista; inoltre, molte delle opzioni grafiche che consentivano di ottimizzare l’armonia della visuale erano accessibili solamente modificando il file ini all’interno della cartella di gioco. Operazione, anche se apparentamente semplice, poco pratica per i giocatori più inesperti.

I modelli dei PNG si ripetevano piuttosto di frequente e avevano animazioni legnose. Non dovremmo infierire sui bug, ma erano immancabili i fenomeni di compenetrazione dei poligoni che, a volte, costrigevano il giocatore a ricaricare la partita: seguendo un personaggio da una fattoria a un campo dei ribelli, l’ho visto letteralmente infilarsi e sparire all’interno della parete della montagna.

Parlo al passato perchè gran parte dei difetti sono stati risolti dalle patch emesse dalla community, quindi la versione più recente del gioco è molto più stabile, anche se purtroppo, per la cattiva ottimizzazione del motore di gioco non c’è soluzione.

Parlando però dell’impatto visivo il discorso cambia: oggi come oggi sono ancora sorpreso dalla bellezza e dalla varietà dei paesaggi e dalle atmosfere affascinanti che i Piranha Bytes sono stati in grado di creare: dalle verdi pianure di Myrtana alle fredde nevicate del Nordmar, per finire nell’assolato deserto del Varant. Il tutto reso ancor più emozionante dalla grandiosa colonna sonora di Kai Rosenkranz, in quello che, per me, è uno dei suoi migliori lavori. Quando sediamo intorno al fuoco di notte nella prateria, o quando siamo a caccia di cervi tra i crepacci nordmariani, le musiche ci accompagnano senza mai sovrapporsi all’azione.

Inoltre, nonostante la vastità della mappa, le aree sono molto curate: ad esempio, esplorando una foresta, non è insolito imbattersi nei resti di un carro o di un accampamento abbandonato e in rovina. Inoltre, in Gothic 3 viene premiata l’esplorazione, cosa che non sempre accade negli ultimi RPG: c’è quasi sempre un tesoro nascosto o una ricompensa dietro quella sporgenza che si vede in lontananza.

Come per i predecessori, l’avanzamento di livello assegnerà punti abilità da spendere presso insegnanti o presso gli altari di Innos e Beliar. Sebbene l’abilità nel forzare le serrature sia sempre presente, non dovremo più utilizzare manualmente i grimaldelli; lo scasso avverrà in maniera automatica (sempre che si sia appresa la giusta competenza).

Per quanto riguarda i combattimenti, molti storsero il naso per l’eccessiva semplicita: a parte i lupi, gli altri avversari ti attaccavano uno alla volta, e spesso era sufficiente cliccare continuamente col mouse per avere la meglio dell’avversario (non ricordo di aver mai perso un combattimento nell’arena, a prescindere dal mio livello). Tutti questi problemi sono stati risolti con il “bilanciamento alternativo” proposto con le patch amatoriali.

Le magie, oltre alle classiche della serie, prevedono anche alcuni incantesimi di dubbia utilità (la bolla temporale? Alzi la mano chi ha mai sentito la necessità di utilizzarla). Da segnalare che in questo capitolo, a differenza dei predecessori, non si farà ufficialmente parte di una fazione, potremmo indossare una veste da Mago del Fuoco o dell’Acqua e lanciare incantesimi semplicemente apprendendone le rispettive abilità, a prescindere del gruppo o dei gruppi che staremo aiutando. Si, perchè in questo modo potremo fare il doppio o anche il triplo gioco, aiutando ora i Ribelli, ora gli Orchi, ora gli Hashishin.

 

Conclusioni

Se apprezzerete questo gioco? Come spesso accade, dipende dalle aspettative e dai gusti personali. Io personalmente ho amato molto questo titolo, e a giudicare dall’impegno profuso dalla community per supportarlo, non devo essere stato l’unico. Per questo motivo penso che, guardando al di là degli innumerevoli bug ormai risolti, il voto che si meriti sia più che positivo. Anche solo in memoria delle numerose ore felici che mi ha regalato nelle mille partite che ho intrapreso. E per il fatto che ad ogni partita, quando pensavo di aver visto tutto ciò che il gioco aveva da offrire, scoprivo sempre qualcosa che in precedenza era passato inosservato. Ora un accampamento, ora un PNG con una missione da assegnarmi, ora una grotta con un tesoro al suo interno.