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Recensione Dragon Age: Inquisition 2016-11-27T11:24:24+01:00
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    Recensione Dragon Age: Inquisition

Dove eravamo rimasti?

Sono passati tre anni e mezzo dall’ultimo capitolo della serie targata Bioware, ma solo poche settimane dalla scomparsa di Hawke e da quando Varric ha terminato il suo racconto a Cassandra sulle vicende accadute in Dragon Age II. Non solo Kirkwall è stata duramente colpita dagli scontri tra maghi e templari; diversi circoli dei maghi sparsi per il Ferelden si sono ribellati ai loro protettori/oppressori scatenando una rivolta senza precedenti in quasi tutto il Thedas (il continente immaginario dove si svolgono le vicende qui narrate, in particolare nei regni del Ferelden, di Orlais e indirettamente nel vicino Tevinter e nei Liberi Confini).
Proprio per mettere un freno alle violenze, la somma carica religiosa del paese, la Divina Justinia V, organizza un incontro tra le parti, il Conclave, per cercare di trovare una soluzione pacifica allo scontro. E qui inizia Dragon Age Inquisition, con un’enorme esplosione che distrugge il tempio delle Sacre Ceneri, dove si teneva il Conclave, uccidendone tutti i partecipanti, compresa la Divina.
Come se non bastasse, l’esplosione apre nel cielo diversi “squarci”, passaggi tra il mondo fisico e l’oblio, il regno di spiriti e demoni che, ovviamente, iniziano a riversarsi in tutto il Thedas. Il nostro personaggio sarà l’unico superstite e quindi il principale sospettato dell’attentato. Ci troveremo senza memoria e con incastonato nella mano un misterioso potere magico in grado di chiudere gli squarci. Chi ha causato la morte di Justinia V inasprendo ulteriormente gli scontri tra maghi e templari? E perché?

Ci troveremo senza memoria e con incastonato nella mano un misterioso potere magico in grado di chiudere gli squarci.

Come da abitudine, la storia ideata da Bioware avrà sviluppi profondi e numerosi colpi di scena che ci porteranno a diventare velocemente da galeotto a rischio linciaggio a influente Inquisitore, temuto e rispettato dai regnanti di tutte le razze. Si dice che non sia necessario aver giocato i precedenti capitoli per poter apprezzare Inquisition, ma questo vuol dire non comprendere appieno la geopolitica e i ruoli di chi ci si parerà davanti. Non solo è caldamente raccomandato l’aver giocato ai predecessori, ma anche al DLC di Dragon Age II, Legacy.

La trama è sicuramente uno dei punti di forza di DAI e non potrebbe essere altrimenti visto il curriculum degli sviluppatori. Lo stesso Dragon Age II, per quanto criticato dal punto di vista del gameplay e del riutilizzo continuo di poche ambientazioni presentate come luoghi diversi, vantava una struttura narrativa di tutto rispetto e una profondità probabilmente superiore a questo terzo capitolo. Da questo punto di vista infatti, per quanto Inquisition sia ottimamente scritto e avvincente, risulta un po’ meno audace dei suoi predecessori, nonostante la trama possa prestarsi benissimo a un maggior livello di profondità e coinvolgimento.

La quest principale resta comunque di buon livello con diverse scelte che portano conseguenze tangibili nello svolgimento del gioco. Scelte spesso effettuabili tramite una dialogue wheel, a cui di tanto in tanto si affiancherà una “reaction wheel“: nei dialoghi normali il nostro protagonista terrà un tono particolarmente neutro, ma in alcuni frangenti saremo chiamati a scegliere particolari linee di dialogo caratterizzate da una determinata enfasi emotiva: rabbia, tristezza, risolutezza, dubbio, ecc…
Sempre riguardo alla trama, uno dei maggiori punti interrogativi per gli appassionati è stato fino all’ultimo la possibilità di importate i vecchi salvataggi nel nuovo capitolo, o almeno di poter giocare tenendo conto delle scelte effettuate in passato, molte delle quali potevano prestarsi a impegnativi cambiamenti nel mondo di gioco. Bioware ha tenuto conto dei desideri dei fan, ma fino a un certo punto. Ha creato Dragon Age Keep, una sorta di editor che permette di ricostruire tutte le scelte fatte nei precedenti capitoli senza il bisogno di rigiocare entrambi i titoli per centinaia di ore. Purtroppo però le scelte importate tramite Dragon Age Keep svolgono un ruolo assolutamente marginale nel gioco, influenzando qualche dialogo e la presenza o meno di alcuni camei dei vecchi personaggi.

Dragon Age Inquisition Screen 003

Where is the Party?

I compagni di viaggio reclutabili sono ben nove, tre per ogni specializzazione (ladri, guerrieri e maghi), in modo da coprire ogni abilità. La novità introdotta da Bioware nella serie è la possibilità di specializzare completamente da zero i compagni appena reclutati, dandoci così l’opportunità di plasmare come meglio crediamo i nostri futuri compagni di avventure. Nel corso del gioco inoltre sarà possibile acquistare particolari amuleti che ci permetteranno di riassegnare tutti i punti abilità ottenuti, nel caso non fossimo soddisfatti delle prestazioni del party.

Anche in Inquisition, ovviamente, i nostri compagni di viaggio avranno le loro storie e i loro problemi da affrontare insieme, permettendoci di approfondirne o meno la conoscenza. Come sempre è inoltre presente un sistema di approvazione/disapprovazione che determina come i membri del party reagiranno alle nostre scelte durante il gioco. Confermati e molto divertenti sono i dialoghi tra i compagni, che spezzano la monotonia dei lunghi spostamenti e strappano spesso un sorriso. Altro aspetto tipico dei Bioware sono le romance, le storie d’amore che si possono intrattenere con i compagni, come sempre per tutti i gusti: uomini, donne, elfi e… qunari (!!!).

È presente un sistema di approvazione/disapprovazione che determina come i membri del party reagiranno alle nostre scelte durante il gioco.

Un’interessante novità riguarda la presenza di tre consiglieri a nostra disposizione, due dei quali già conosciuti in passato: Josephine, nostra ambasciatrice, Cullen (ex templare, presente in tutti i capitoli della saga) comandante delle nostre forze armate (sì, avremo un esercito a nostra disposizione) e Leliana (non ha bisogno di presentazioni spero), a capo dei nostri servizi segreti. Questi tre collaboratori potranno far svolgere ai loro uomini altre missioni decise a tavolino (letteralmente) che ci consentiranno di accumulare risorse, alleati e influenza. Questi consiglieri rappresentano quindi tre diversi approcci a tali missioni: diplomatico, militare e spionistico. Per quanto riguarda la sopra citata “influenza”, essa rappresenta un nuovo indicatore che permetterà di sbloccare le “Specialità Inquisizione”, che forniscono diversi interessanti bonus che ci agevoleranno nei più disparati aspetti del gioco, dalla raccolta delle risorse, ai rapporti con i mercanti, all’addestramento dei membri del party.

Il gioco è organizzato in grandi aree, tutte liberamente esplorabili una volta sbloccate, più alcune zone più piccole relative a rapide missioni che incontreremo saltuariamente durante la prosecuzione della trama. Nessun riciclo di ambienti, tutte le aree sono molto diverse e molto curate; in questo Bioware ha fatto un gran lavoro, proponendo zone innevate, paludi, boschi rigogliosi, deserti, palazzi sontuosi e tanto altro. Inoltre ogni zona è ricca di cose da fare, oggetti e materiali da trovare e combattimenti da affrontare.

Tecnicamente il gioco è molto valido, con texture di ottima qualità e una direzione artistica di tutto rispetto.

Tanta magnificenza e grandezza non è sempre un bene in realtà, dal momento che alla fine, a parte le quest, le cose da fare sono più o meno le stesse in ogni area: trovare erbe e minerali, luoghi storici da rivendicare per aumentare l’influenza dell’Inquisizione, accampamenti da allestire, frammenti di pietra da raccogliere e le solite missioni da fattorino, un evergreen per molti giochi moderni. Questo potrebbe alla lunga stufare e spingere i giocatori meno pazienti ad affrontare con superficialità diverse aree. Tecnicamente il gioco è molto valido, con texture di ottima qualità e una direzione artistica di tutto rispetto. Musiche epiche anche se non memorabili e doppiaggio (inglese) con attori bravi e professionali. Non ho notato bug particolarmente gravi in circa 95 ore di gioco e giocando a una risoluzione media è risultato fluido anche se con qualche glitch ed effetto pop-in. I caricamenti sono forse un po’ lunghi, ma giustificati dall’ampiezza delle aree in cui dovremo muoverci.

De Bello Fereldiano

Se da un lato non si può non lodare il gioco dal punto di vista tecnico, dall’altro rimangono molte decisioni che non si comprendono appieno: sparita completamente la gestione delle statistiche base (forza, magia, destrezza, ecc…), la personalizzazione del personaggio rimane limitata alla gestione delle abilità e delle magie. La cosa di per se non sarebbe male, se non che, con solo 8 slot di scelta rapida (ripeto: solo otto, cosa che in Origins sarebbe stata impensabile!), risultano pressoché inutilizzabili molte delle abilità scelte nel corso del gioco. La visuale tattica, richiesta a gran voce dai fan dopo l’esclusione del secondo capitolo, è stata re-implementata male ed evidentemente contro voglia: la visuale è molto limitata e lo scorrimento dell’area lento e macchinoso. Anche la pausa tattica ha avuto un’inspiegabile involuzione: si auto esclude passando da un personaggio all’altro e non prevede una coda dei comandi. L’idea che mi sono fatto è che Bioware abbia cercato di ibridare il gameplay e il combat system dei due precedenti capitoli, scontentando così un po’ tutti. I colpi vanno inferti avvicinandosi al nemico, cosa che in precedenza avveniva sempre in automatico, questo comporta una quantità imbarazzante di colpi a vuoto e di abilità sprecate solo perché intanto il nemico si è giustamente spostato. Alcune abilità e magie non andate a segno fortunatamente ci eviteranno il cooldown, ma quelle legate alla concentrazione saranno sprecate definitivamente. Fortunatamente utilizzando la visuale tattica si possono organizzare gli spostamenti dei membri del party, e si può far avvicinare in automatico un personaggio al nemico, ma la scomodità della visuale e la macchinosità della gestione delle tattiche rende questa scelta molto più impegnativa del necessario.

Dragon Age Inquisition Screen 008

Un altro aspetto fortemente criticato in Dragon Age II fu il fatto che i nemici apparivano dal nulla, a ondate, rendendo inutile una qualsiasi pianificazione delle battaglie. In Inquisition questo è stato risolto solo parzialmente: durante il combattimento le ondate non ci sono più, ma in molte aree c’è un respawn selvaggio di creature anche solo spostando l’inquadratura. Mi è capitato diverse volte di attaccare un accampamento di nemici per poi accorgermi che dietro di me, da dove ero appena passato io, erano apparsi dei lupi o dei banditi che mi stavano attaccando i maghi nelle retrovie, oppure è capitato che sul campo di battaglia passassero degli animali di grosse dimensioni che, colpiti dalle magie con effetto d’area mi si sono rivoltati contro.

Se da un lato non si può non lodare il gioco dal punto di vista tecnico, dall’altro rimangono molte decisioni che non si comprendono appieno.

Il sistema di crafting è articolato e completo, ma anche qui gli effetti del gigantismo si fanno sentire: è troppo macchinoso e la ricerca dei materiali necessari stufa presto, considerando anche il fatto che la raccolta di materiali e bottini è stata inspiegabilmente resa più difficoltosa rispetto al passato. Se nei precedenti capitoli era sufficiente cliccare sull’oggetto da raccogliere, ora dovremo avvicinarci abbastanza (come per il combattimento: ora il mouse serve solo per la visuale e per i colpi) e ruotare la visuale fino a che l’oggetto non è a portata, con dispendio di tempo e di pazienza (stiamo parlando di centinaia di raccolte nell’arco di una run). Altra novità introdotta con Inquisition sono le cavalcature. Personalmente non ho mai sentito il bisogno di usare un cavallo in tutte le 95 ore di gioco, se non in una quest-tutorial per imparare a cavalcare.

Dragon Age Inquisition Screen 009

Da segnalare anche la presenza di una piccola componente gestionale: senza spoilerare troppo, nel corso del gioco dovremo gestire una fortezza e scegliere tra alcuni interventi di ristrutturazione. Qui la memoria è andata subito alla Fortezza del Crocevia di Neverwinter Nights 2, anche se in Inquisition la cosa si risolve con alcune migliorie estetiche e soli tre upgrade degni di questo nome (non avranno una particolare ripercussione nel corso del gioco), andando ad aggiungersi alle “tante piccole cose sostanzialmente inutili” (vedi le cavalcature) implementate nel gioco. Presente anche una sezione multiplayer (in cooperativa fino a quattro partecipanti), che non ha nulla a che fare con la campagna in single. In compagnia sono previste solo aree dove massacrare allegramente ondate di nemici e poco altro, in stile dungeon crawl. L’idea di fondo è che nel multiplayer si impersonifichino gli agenti inviati dai nostri consiglieri della campagna in single in diverse missioni in giro per il mondo di gioco.

Per concludere, Dragon Age Inquisition è un gioco di grande portata e molto coinvolgente, ma dimostra anche che la “magnificenza” non basta e può essere controproducente. Merita sicuramente un voto alto perché giocarci è un’esperienza, la trama è molto interessante e tecnicamente è ineccepibile, ma tutto il contorno, che dovrebbe renderlo maestoso, risulta superficiale e sostanzialmente trascurabile.

 

IL VERDETTO

8
A CHI POTREBBE PIACERE?
Chi da più valore a una buona storia e a come viene raccontata.
PRO
  • Storia avvincente
  • Tecnicamente ottimo
  • Ambientazioni varie e affascinanti
  • Decine di ore senza mai annoiarsi
CONTRO
  • Tante idee sostanzialmente futili
  • Respawn fastidioso
  • Visuale tattica scomoda
  • Combat system da rivedere

DATI DEL GIOCO

Piattaforme: Windows, PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360, Xbox One

Sviluppatore: Bioware

Distributore: Electronics Arts

Data di uscita: 20/11/2014

Sito Ufficiale

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PEGI: 18+

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