PopMatters, approfittando dell’annuncio di Dragon Age III, scrive un lungo articolo sui primi due capitoli della serie e di come si sta evolvendo questa promettente saga. Ne riportiamo un piccolo estratto.
“Tutti i piccoli dettagli che hanno reso grande il mondo di Origins sono stati sostituiti con un piccolo, immutabile, e poco profondo mondo in cui raccontare una molto più personale, anche se disgiunta, storia.
A differenza del custode, Hawke non aveva più personalità possibili. Hawke era solo un passante che ha beneficiato dell’egemonia culturale. Non importa quale fossero state le scelte del giocatore, Hawke sarebbe diventato ricco, famoso, e molto rispettato; avrebbe infine avuto una straordinaria influenza politica e tutti concorderanno sul fatto che si meritava gli allori e niente di tutto ciò avrebbe significato nulla prima dei titoli di coda.
Dragon Age II nella parte narrativa è stato l’opposto del suo predecessore in molti modi, ma per la maggior parte del tempo ha funzionato. Il tipo di narrazione quasi minacciosamente lineare che Dragon Age II ha utilizzato non è convenzionale per i giochi di ruolo occidentali e certamente non è in voga oggi, ma il gioco merita di essere lodato per come coraggiosamente ha affrontato l’emarginazione sociale in un mondo credibile e moralmente stracciato a pezzi. Il gioco rende il protagonista impotente mentre dice al giocatore come lui sia importante. Ha reso delle brave persone sinistre e dei mostri totali comprensibili. Ha sfaldato un mondo, alterando di poco status quo.”