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Recensione Vampire: The Masquerade – Bloodlines 2016-12-29T16:55:37+01:00
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    Recensione Vampire: The Masquerade – Bloodlines

Esistono giochi “maledetti”: quelli che ci rigiocheresti una nuova partita anche subito, se solo non avessi lanciato il CD o DVD dalla finestra durante un attacco d’ira (o mentre eravate in berserk, tanto per restare in tema di GDR). Il gioco che mi appresto a recensire è proprio uno di questi: Vampire: The Masquerade – Bloodlines un gioco con le potenzialità per diventare un capolavoro, il capostipite di una saga di almeno altri sei titoli tutti di successo e uno dei franchise più amati e redditizi della storia dei videogames. Ma, come vedremo, qualcosa è andato storto e il gioco è quasi caduto nell’oblio destinato alle promesse non mantenute.

 

Jeanette Voerman: “Sono il nome scritto sulle porte dei bagni degli uomini. Sono il dito che scende lungo la schiena quando cala l’oscurità. Chiunque mi conosca vuole sollevarmi dalla mia tristezza, e la domanda è sempre la stessa: chi è quella ragazza?”

La Troika Games

Chi non ha mai sentito parlare della Interplay? I più giovani probabilmente. Comunque, nel 1997 tre membri della Interplay lasciarono la compagnia agli inizi dello sviluppo di Fallout 2 e l’anno successivo fondarono la Troika Games.
Questa software house non fu molto longeva e la sua produzione si distinse particolarmente per la cronica presenza di bug (basti pensare a “Il Tempio del Male Elementale”) abbinata a trame profonde e personaggi ben caratterizzati.
Una delle scelte che contribuì alla caduta della Troika fu porbabilmente l’idea di utilizzare, per lo sviluppo di Vampire: The Masquerade – Bloodlines, il costosissimo motore grafico Source Engine della Valve (quello di Half Life 2, per intenderci), rimasto comunque sotto-utilizzato. Inoltre i pesanti difetti di programmazione che contraddistinsero le creazioni della software house resero particolarmente difficile trovare degli investitori disposti a rischiare capitali per svilupparne i progetti.

 

Il background

Sangue e violenze sono all’ordine del giorno: questo mattatoio è la tana di un boss da eliminare.

Tratto dal gioco di ruolo cartaceo “Vampire: The Masquerade”, il videogioco ne riprende l’ambientazione e il background. Los Angeles 2004, i vampiri vivono tra noi; la leggenda narra che il primo vampiro della storia dell’umanità fosse stato Caino, punito da Dio per aver ucciso il fratello e condannato a nutrirsi di sangue umano. Da Caino quindi discendono tutti i vampiri moderni, divisi in almeno tredici fazioni (clan) principali molte delle quali appartenenti a una di due sette rivali:

Camarilla: la setta più potente, comprende almeno sette clan, ritiene che la forza dell’organizzazione risieda nel mantenimento della Masquerade, ossia lasciare gli umani all’oscuro della loro esistenza. La Camarilla è infiltrata in ogni ambito della società, dalle fogne ai piani alti della politica, il che le permette di insabbiare eventuali violazioni della masquerade.

Sabbath: comprende due clan; violenti e sanguinari, i Sabbath ritengono gli umani esseri inferiori, ignorano la masquarade e per questo sono in netto contrasto con la Camarilla.

Esistono altre fazione nel videogioco, anche se non sono considerate vere e proprie sette:

Gli anarchici: contestano i metodi e i giochi di potere della Camarilla ma rispettano la masquerade.

I Kuei-Jin: vampiri di origine asiatica, non discendono da Caino e posseggono misteriosi poteri.

 

La zona portuale: ampia e ben curata ma stranamente quasi disabitata.

Come già detto, il gioco è ambientato a Los Angeles, il nonstro personaggio ha appena ricevuto “l’abbraccio”, il particolare rituale che permette di trasformare le persone in vampiri (nel gioco non si fa un chiaro riferimento a come si svolga l’abbraccio, si sa solo che non basta essere morsi o bere il sangue di un vampiro per diventarlo) facendole perdere i ricordi della vita da umani.

Appena risvegliati noi e il nostro partner che ci ha resi vampiri (infrangendo le regole della setta) veniamo attaccati e catturati dalla Camarilla. Dopo un breve processo sommario, il partner viene ucciso, e noi ci ritroveremo a lavorare per la Camarilla, senza memoria e senza un’adeguata formazione sulla vita da vampiro. Fortunatamente verrà in nostro aiuto l’anarchico Jack, che ci accompagnerà durante il prologo-tutorial del gioco.

La trama principale del gioco segue il recupero, per conto della Camarilla, di un sarcofago contenente i resti di un antico re assiro (vampiro). Sì, perché pare che bevendo il sangue di un altro vampiro, si possa acquisirne tutti i poteri e le conoscenze; per questo motivo il cadavere di un potente vampiro millenario potrebbe conferire immensi poteri.

 

Damsel: vampira anarchica con basco e maglietta raffigurante un soldato.

Bloodlines è un tipico RPG action in prima o terza persona, dove i combattimenti vengono lasciati alla nostra abilità (tipo alla Gothic). A differenza di molti altri titoli del genere però qui le capacità stealth sono veramente efficaci e rappresentano realmente una valida alternativa alle risse interminabili a cui ci hanno abituati titoli come Dragon Age: Origins o i titoli tratti da D&D. Combatteremo comunque molto, ma in moltissime occasioni potremo letteralmente svuotare un area da tutti i nemici eliminandoli con un colpo solo e senza dare nell’occhio.

Avremo a disposizione una serie di poteri speciali (a seconda del clan di apparteneza del nostro personaggio) non sempre utilissimi, a dire la verità, ma alcuni saranno sicuramente ineressanti.

L’avanzamento di livello segue i canoni del genere, nulla di trascendentale, a parte le interessanti novità (nel 2004) delle abilità informatiche, utili per violare PC alla ricerca di indizi e informazioni sulle varie missioni.

Diciamocelo: l’idea dei vampiri che vivono intorno a noi, belli e dannati che passano le notti a divertirsi nei locali non è proprio originalissima. La parte migliore del gioco però è senza dubbio nell’ambientazione, nella caratterizzazione dei personaggi e del mondo di gioco. In una piovosa città notturna ci muoveremo tra i bassifondi e i lussuosi palazzi di Los Angeles. Notevole la cura con cui sono stati creati i personaggi, il cui aspetto fisico ed estetico rispecchia esattamente le proprie idee e i propri stili di vita; così come i dialoghi, cosa rara, sono interessanti e i toni coerenti al tipo di interlocutore che affronteremo.

Il gioco è vietato ai minori di 18 anni, non solo per la violenza e per le scene sanguinolente, ma anche per i continui riferimenti al sesso (molto prima di Mass Effect e Dragon Age, potremo avere una relazione lesbica giocando con un personaggio femminile).

Menzione speciale per le musiche, in particolare per “Swamped” dei milanesi Lacuna Coil. Durante il gioco, entrando in vari locali, troveremo musiche differenti, anch’esse in sintonia con le personalità degli avventori.

 

Santa Monica by night.

Il tasto dolente

Torniamo con i piedi per terra. Il gioco soffre di gravissimi bug che ne minano la giocabilità. Non si può letteralmente finire il gioco senza le patch. Parlo per esperienza personale: personaggi che dovrebbero assegnarti una missione scompaiono, porte che dovrebbero sbloccarsi rimangono chiuse, dialoghi che non si avviano, e così via. Tutto ciò, abbinato alla voglia di giocare (perché il gioco in sé è molto coinvolgente), rende l’esperienza piuttosto frustrante.

Inutile dire che con la fine della Troika il gioco rimase senza un supporto decente. E qui entra in scena la community: come è successo per Gothic 3, anche per Vampire: The Masquerade – Bloodlines i fan si mobilitarono sfornando patch che hanno risolto molti dei problemi che affliggono il gioco (a oggi siamo alla 7.2). Esiste anche una traduzione in italiano distribuita da Multiplayer.it, che però è rimasta ferma alla versione del gioco 1.2, l’ultima patch ufficiale della Troika. Personalmente ho trovato alcune incompatibilità tra la patch di traduzione e le successive patch matoriali.

Tralasciando i bug, altri due aspetti poco curati sono stati, secondo me, la trama e il finale un po’ affrettato. La trama in particolare non sarebbe malvagia, ma in confronto al curatissimo background del gioco sembra poco profonda e sinceramente un po’ troppo lineare per un GDR. Per quanto riguarda il finale, resta la spiacevole sensazione di non aver potuto realmente influenzare gli eventi, soprattutto a causa di opzioni di dialogo che non sempre rispecchiavano quelle che erano le mie intenzioni o i miei desideri.

 

All’ospedale di Santa Monica potremo acquistare sangue sottobanco.

Alcune rare missioni saranno a tempo.

Conclusioni

Tirando le somme, ho trovato Vampire: The Masquerade – Bloodlines un gioco davvero molto affascinante e originale. Finalmente un bel GDR non fantasy o di fantascienza. Avrebbe meritato sicuramente un voto molto alto, ma non posso soprassedere sui gravissimi bug che, in alcuni casi, sono talmente pesanti e palesi che sembrano frutto di una tascuratezza imperdonabile. Premiando il lavoro e l’affetto della community assegnerò al gioco un bell’8.