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Recensione Risen 2016-12-29T16:50:42+01:00
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    Recensione Risen

Uscito in un periodo ingrato, un mese dopo uscì il “colossal” Dragon Age: Origins, l’ultima fatica dei Piranha Bytes si ritaglia, sgomitando contro il coetaneo, un posto nel cuore degli appassionati di RPG, grazie alle sue atmosfere affascinanti e alla scorrevolezza della trama.
Per i pochi che non hanno seguito le vicende della casa produttrice, ricordiamo che i Piranha Bytes sono gli autori dei primi tre capitoli della serie Gothic. Dopo il divorzio dalla JoWood, che ottenne i diritti sulla serie, si sono dedicati allo sviluppo di Risen.

La storia

Come da tradizione, non sapremo mai il nome del nostro protagonista.
Una nave in balia di una tremenda tempesta affonda dopo essere stata attaccata da un’enorme creatura emersa dalle acque. Il nostro protagonista naufraga sull’isola di Faranga assieme a Sara, una ragazza con cui viaggiavamo come clandestini nella nave. Dopo aver portato al sicuro la nostra amica, dovremo venire a capo delle grandi tempeste che si abbattono sull’isola e del mistero che circonda alcuni templi che sono emersi dalle viscere della terra e che rigurgitano strane e pericolose creature.
Dopo qualche ora di esplorazione, la situazione dell’isola inizia a chiarirsi: l’Inquisitore Mendoza, un personaggio misterioso che viaggiava anch’esso sulla nave affondata, ha preso il comando dell’isola dopo aver cacciato Don Esteban, il precedente leader.

 

Jasmine e il suo compagno sono tra le poche persone che abitano fuori dalla città portuale.

Jasmine e il suo compagno sono tra le poche persone che abitano fuori dalla città portuale.

La popolazione è costretta a vivere all’interno delle mura dell’unica città dell’isola e chiunque venga trovato all’esterno senza autorizzazione verrà “arruolato” a forza tra gli uomini dell’inquisitore.

Sull’isola ora si trovano tre differenti fazioni e saremo ben presto chiamati a scegliere con quale schierarci: gli uomini di Don Esteban, che attualmente si è rifugiato presso un tempio in mezzo a una palude, che vengono considerati “banditi” perché non sottomessi, l’Inquisizione, un gruppo di soldati arrivati dalla terra ferma insieme a Mendoza per prendere il controllo dell’isola e infine i Maghi che ospitano Mendoza presso il loro monastero ma che non sono ufficialmente schierati.
Ogni fazione ha caratteristiche proprie e comporta alcuni cambiamenti nella prosecuzione della trama che però non vedrà radicali differenze.

 

Il gioco

La mano dei Piranha Bytes c’è e si vede. In Risen riprendono molti dei temi a loro cari e ripropongono alcuni elementi dei loro precedenti lavori. Leggendo i pareri di diversi membri della community si possono trovare commenti del tipo: “remake di Gothic 2” e “ Gothic 3 come doveva essere”. Non si può negare che siano molti gli elementi in comune soprattutto con il secondo capitolo della serie: un’isola, un eroe senza nome, un’unica città portuale con due accessi, un campo di ribelli, solo per citarne alcuni.

 

La forgiatura delle armi è un classico per i Piranha Bytes, ma in Risen è piuttosto limitata.

La forgiatura delle armi è un classico per i Piranha Bytes, ma in Risen è piuttosto limitata.

 

La grafica ha due facce: le ambientazioni e le atmosfere sono molto suggestive e ben fatte; gli arredi e le architetture sono piuttosto essenziali ma ben curate e comunque in linea con il contesto. Ottimi gli effetti atmosferici e le luci naturali, la luce delle torce invece era forse migliore in Gothic 3. Chi fra gli appassionati di GDR ama anche solo sedersi intorno al fuoco per godersi il tramonto sul mare, in Risen potrà assisterne a uno fra i migliori mai apparsi sui vostri schermi.
Per contro, i personaggi non giocanti sono poco vari, capiterà spesso di incontrare persone uguali, e le animazioni tutt’altro che perfette. Da segnalare anche qualche problema di compenetrazione dei poligoni.
La colonna sonora è stata affidata a Kai Rosenkranz, già apprezzato autore delle musiche della saga di Gothic, che replica l’ottimo lavoro con musiche mai invasive che contribuiscono a creare l’atmosfera.

Piccoli difetti nella grafica possono mostrare spade e scudi fluttuanti.

Piccoli difetti nella grafica possono mostrare spade e scudi fluttuanti.

Per quanto riguarda il sistema di combattimento, il tutto è controllabile in maniera analoga a quello visto in Gothic 3, ma questa volta i Piranha, che hanno imparato dai propri errori, lo hanno reso un po’ più impegnativo: non sarà più sufficiente cliccare continuamente per avere la meglio sui nemici, ma dovremo ingegnarci a risolvere veri e propri scontri con parate, combinazioni di attacchi e calcolo dei tempi di reazione. Insomma un sistema molto più appagante di quelli visti in precedenza ma anche un po’ più ostico da assimilare.
Gli incantesimi possono essere generati da tre fonti: dalle rune, utilizzabili dai soli maghi, dalle pergamene, a disposizione di tutte le fazioni, e infine da speciali cristalli utilizzabili da maghi e inquisitori e in grado di lanciare proiettili magici, di ghiaccio e infuocati; l’efficienza dei cristalli è potenziabile spendendo punti abilità.

 

 

I combattimenti sono piuttosto impegnativi. Mai trascurare le parate!

I combattimenti sono piuttosto impegnativi. Mai trascurare le parate!

 

Anche il sistema di avanzamento tra i livelli è simile ai precedenti lavori dei Piranha Bytes, ed è un bene perché è ormai diventato un “classico” del genere: a ogni passaggio di livello otterremo dei punti abilità da spendere per far progredire diverse skills presso alcuni istruttori sparsi per il mondo di gioco. Una gradita novità è l’arte orafa, legata alla forgiatura delle armi, che permette di creare utilissimi amuleti e gioielli magici. Purtroppo però la forgiatura non è implementata al meglio, sia per la limitata gamma di armi forgiabili, sia per la scarsa convenienza nel rivendere il frutto del nostro lavoro. E di soldi, in Risen, ne girano pochi.
Altra tirata d’orecchie è la distribuzione delle quest fra i vari capitoli del gioco: in Risen avremo moltissime cose da fare, quasi tutte concentrate nei primi due capitoli. Dal terzo in poi si tratterà principalmente di seguire la quest principale che, anche se laboriosa, è molto lineare.

Per alcuni è troppo simile a Gothic 2, per altri è “il vero Gothic 3”, in realtà Risen va affrontato come un’esperienza a sé, senza pensare al passato. In questo modo potremo godere, forse per l’ultima volta, di un GDR vecchio stile.