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Recensione The Precinct 2025-05-13T18:27:28+02:00
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    The Precinct

    Recensione The Precinct

In un panorama videoludico spesso dominato da open world sempre più vasti e strutture narrative sempre più complesse, The Precinct arriva con un concept semplice ma affascinante: vestire i panni di un agente di polizia alle prime armi e calarsi nel cuore di una città dalle tinte noir, dove il crimine è una costante e ogni giornata porta nuove sfide. Un’idea interessante, con un’anima sandbox chiara e ben definita, che alterna momenti di simulazione realistica a una componente action tutt’altro che secondaria.

Averno City non dorme mai

Il cuore pulsante del gioco è senza dubbio Averno City: una città viva, reattiva e letteralmente infestata da attività criminali. Non passa un minuto senza che ci sia qualcosa da fare. Il giocatore, nei panni di un agente dell’ACPD appena uscito dall’accademia, si ritrova fin da subito immerso in un contesto urbano caotico, dove ogni turno di lavoro può trasformarsi in una sequenza di inseguimenti, controlli e arresti.

Il sistema a giornate funziona molto bene: ogni giorno si può scegliere tra diversi tipi di turno: pattugliamenti a piedi, in auto o in elicottero, oppure, semplicemente, ignorare il dovere e muoversi liberamente per la città. Questa libertà è uno dei punti di forza del titolo: non ci sono obblighi rigidi, si può decidere quanto immergersi nella routine da poliziotto o quanto perdersi tra le strade di Averno cercando guai (o evitando di finirci dentro).

Un arsenale da vero agente

Dal punto di vista delle meccaniche, The Precinct offre una varietà di opzioni sorprendente. Man mano che si sale di livello (anche se, come vedremo più avanti, non comporta alcun aumento di grado), si sbloccano nuove armi, veicoli e abilità. Alcune sono davvero utili, come la possibilità di recuperare fiato più velocemente durante la corsa, aumentare la resistenza ai danni o persino “requisire” temporaneamente i veicoli dei civili per inseguire i sospetti.

Durante gli inseguimenti, il giocatore può anche richiedere supporto dal dipartimento: pattuglie, agenti appiedati, elicotteri, blocchi stradali e strisce chiodate, a seconda della gravità della situazione. Questa componente strategica dà molta soddisfazione, perché permette approcci differenti e contribuisce a far sentire il giocatore parte di una macchina organizzativa più grande.

Realismo e attenzione ai dettagli

L’aspetto più interessante, però, è l’approccio realistico alla gestione dei crimini. Non si può semplicemente arrestare chiunque: bisogna controllare i documenti, fare test dell’etilometro, perquisire i sospetti, controllare il portabagagli e, soprattutto, giustificare ogni azione in base alle accuse formulate. È un sistema che premia l’attenzione e penalizza gli abusi: arrestare una persona senza motivo comporta una perdita di punti esperienza per cattiva condotta.

Anche il tono generale del gioco è coerente con l’ambientazione. L’atmosfera noir, il comparto visivo stilizzato e la colonna sonora contribuiscono a creare un’esperienza che omaggia chiaramente i grandi classici del genere poliziesco, senza però mai prendersi troppo sul serio.

Luci e ombre della carriera da agente

Purtroppo, non è tutto oro ciò che luccica. The Precinct ha diverse mancanze che ne limitano il potenziale. La prima, forse la più evidente, è la brevità della campagna principale: 8-9 ore bastano a completare la storia, lasciando poi spazio solo alle attività secondarie. Per un gioco sandbox, non è un problema enorme, ma lascia comunque un senso di incompiutezza, soprattutto considerando la qualità dell’impianto generale.

Un altro limite è la totale assenza di progressione di carriera: si sale di livello, sì, ma non si ottiene mai una promozione di grado. Non si diventa sergente, tenente o capitano. Si resta sempre “il giovane agente”, indipendentemente da quanto tempo si passi a servire e proteggere la città. E tutto questo va ad indebolire il senso di evoluzione personale del personaggio.

Inoltre, il gioco costringe il giocatore ad interpretare sempre il “poliziotto buono”: non è possibile scegliere un approccio più corrotto, più duro o più spregiudicato. Le condotte scorrette vengono sì penalizzate, ma solo in termini di esperienza, senza reali conseguenze narrative o di gameplay. Questo toglie profondità morale ad un’esperienza che, per ambientazione e tono, avrebbe avuto tutte le carte in regola per esplorare anche il lato oscuro del mestiere.

Localizzazione assente: un’occasione mancata

Un altro aspetto da segnalare, purtroppo, è la completa assenza della lingua italiana. Al momento, The Precinct è disponibile solo in inglese e altre lingue, senza nemmeno i sottotitoli in italiano. Non si tratta di un titolo con dialoghi particolarmente complessi o pieni di testo, ma comunque i dialoghi ed i menu possono risultare poco accessibili a chi non ha una buona comprensione dell’inglese. Considerando il tipo di gioco e il suo potenziale pubblico, una localizzazione italiana sarebbe stata un’aggiunta preziosa e meritata.

Spazi sottoutilizzati e occasioni perse

Altro punto debole è la scarsa valorizzazione degli spazi interni, soprattutto del distretto di polizia. Le stanze sono presenti, ma in gran parte inutilizzate: la sala prove serve solo come riepilogo, la sala interrogatori compare solo in brevi sezioni della storia e la cella di custodia non viene mai davvero utilizzata. Un’occasione mancata, soprattutto perché questi luoghi avrebbero potuto diventare veri e propri hub narrativi o strategici.

Infine, manca del tutto la presenza di eventi ad alto impatto come rapine a banche o negozi. Il gioco offre solo il tutorial iniziale con un assalto armato, dopodiché la criminalità resta confinata a piccoli reati da strada. Peccato, perché un paio di eventi scriptati più cinematografici avrebbero potuto regalare momenti davvero memorabili.

Conclusioni

The Precinct è un gioco con molte buone idee e una struttura solida, che riesce a restituire in modo efficace il fascino (e la tensione) del mestiere del poliziotto. La libertà d’azione, la varietà di incarichi, il sistema di gestione dei crimini e l’atmosfera noir sono elementi riusciti e piacevoli. Tuttavia, alcune scelte limitanti, come l’impossibilità di esplorare scelte morali alternative, l’assenza di una vera progressione di carriera e la scarsa profondità di alcuni ambienti e situazioni, impediscono al gioco di fare il salto di qualità definitivo.

Resta comunque un’esperienza consigliata per chi cerca qualcosa di diverso, capace di mescolare azione e simulazione in modo accessibile ma non superficiale. Con qualche aggiornamento futuro o un eventuale sequel più ambizioso, The Precinct potrebbe davvero diventare un punto di riferimento per il genere.

IL VERDETTO

7.5
A CHI POTREBBE PIACERE?
A chi piacciono i giochi Sandbox dalla tonalità noir e a chi vuole provare l'ebbrezza di impersonare un poliziotto.
PRO
  • Averno City viva e caotica
  • Libertà totale sui turni
  • Inseguimenti adrenalinici
  • Sistema di controllo e arresto dei sospetti realistico
  • Atmosfera noir convincente e ben realizzata
CONTRO
  • Impossibile interpretare un poliziotto corrotto o moralmente ambiguo
  • Sistema di mira da rivedere
  • Campagna principale abbastanza breve
  • Nessuna progressione di grado

DATI DEL GIOCO

Piattaforme: Windows, PlayStation 5, Xbox Series X

Sviluppatore: Fallen Tree Games Ltd

Distributore: Kwalee

Data di uscita: 13/05/2025

Sito Ufficiale

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PEGI: ND

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Videogiocatore sin dalla tenera età, ho sviluppato un interesse particolare per gli RPG. Sono sempre alla ricerca di nuove avventure da vivere e di enormi boss da affrontare. Adoro tantissimo esplorare i mondi di gioco, in particolar modo ho avuto la premura di esplorare a fondo ogni angolo sperduto di Skyrim (capolavoro a mio avviso) che è solo uno dei tanti giochi che compongono una serie stupenda, la serie The Elder Scrolls!