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Recensione The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered 2025-04-29T18:36:23+02:00
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    The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered

    Recensione The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered

Ci sono giochi che restano impressi nella memoria non solo per la loro qualità, ma per l’epoca che rappresentano. The Elder Scrolls IV: Oblivion è uno di questi. Pubblicato originariamente nel 2006, è stato per molti il primo vero contatto con un open world fantasy in cui perdersi per decine, se non centinaia, di ore. Un gioco che, nonostante i suoi limiti, ha lasciato un’impronta tanto profonda da segnare la nascita di questo sito, che come molti di voi ricorderanno era chiamato Oblivion Italia. Per questo motivo, l’annuncio e la successiva uscita di Oblivion Remastered hanno suscitato una certa curiosità, mista ad una buona dose di timore: riuscirà davvero a riportare in vita quell’esperienza, aggiornata ai tempi moderni, senza snaturarne l’essenza?

La risposta, sorprendentemente, è sì. Con qualche riserva, certo, ma la nuova versione del classico Bethesda è un lavoro a metà tra remaster ambizioso e remake, curato e per larghi tratti riuscito. Non è un semplice lifting grafico: è un vero e proprio tentativo di dare nuova vita ad un titolo storico, modernizzandolo quanto basta per renderlo più accessibile, ma senza stravolgerne il cuore.

Il colpo d’occhio: il mondo di Cyrodiil come non l’avete mai visto

La prima cosa che colpisce avviando Oblivion Remastered è, inevitabilmente, il comparto grafico. L’adozione dell’Unreal Engine 5 fa una differenza abissale rispetto al passato. Non si tratta solo di texture in alta definizione o modelli poligonali più dettagliati (anche se quelli ci sono, eccome). È la resa complessiva dell’ambiente che cambia: i paesaggi sono più vivi, l’illuminazione in tempo reale crea giochi di luce e ombra che danno profondità ad ogni scorcio e la vegetazione è finalmente credibile, densa, variegata.

Passeggiare tra le colline verdi fuori Skingrad o ammirare la Città Imperiale dalle montagne al tramonto è un piacere per gli occhi che non appartiene solo alla nostalgia. È bello oggettivamente, anche per chi non ha mai giocato l’originale. Certo, non tutto è perfetto: in alcune zone si nota una certa predilezione per i toni scuri e terrosi, che danno al gioco un aspetto più cupo rispetto alla palette più “vivace” del titolo originale. Ma è una scelta stilistica che non disturba più di tanto, anzi: contribuisce a dare una certa coerenza estetica all’insieme.

Quello che invece pesa maggiormente sull’esperienza è una fluidità di gioco non propriamente all’altezza. La pesantezza del nuovo motore grafico si fa sentire specialmente negli ambienti esterni, causando frequenti cali di framerate. E neanche l’uso del DLSS sembra aver mitigato la cosa.

Una localizzazione finalmente degna

Uno degli aspetti più criticati della versione originale, almeno in Italia, era la traduzione. Chi ci ha giocato in lingua italiana ricorderà probabilmente le frasi sgrammaticate, i nomi tradotti in modo incerto e un generale senso di “traduzione automatica”. Bene, quel problema è stato affrontato, e risolto, in maniera eccellente.

La nuova localizzazione italiana è fluida, curata, coerente con il tono del gioco. I dialoghi suonano finalmente naturali e leggibili, le descrizioni degli oggetti sono precise e ogni nome proprio è stato adattato con più attenzione al contesto. È una di quelle migliorie che non si notano subito, ma che nel lungo periodo fanno davvero la differenza, soprattutto in un gioco fortemente narrativo come questo.

Chiaramente non mancano sbavature, quali l’errata attribuzione di genere in alcuni contesti, lettere mancanti ogni tanto ed alcuni termini rimasti in inglese, ma nulla che vada ad impattare troppo sul gioco.

Un’altra differenza sostanziale in quest’ambito è il cambio dell’intro iniziale che nel gioco originale comprendeva il doppiaggio italiano, sostituita con una nuova versione avente la voce in inglese. Scelta che però risulta vincente dal momento che dà un senso di continuità nel gioco.

Interfaccia moderna e livellamento più intelligente

Un altro punto a favore di questa remaster è la revisione dell’interfaccia grafica. Il menu originale, pur funzionale, era pesante e poco intuitivo, soprattutto per chi oggi è abituato ad interfacce snelle e ben organizzate. Quella nuova, invece, si presenta più moderna e pulita, con un layout che si adatta bene sia all’uso del mouse e tastiera, sia a chi preferisce giocare con il controller. Non stravolge la struttura originale, ma la rende molto più leggibile e pratica.

Ma il vero cambiamento che incide sul gameplay è quello legato al sistema di livellamento. Nell’originale, solo le abilità principali contribuivano all’avanzamento di livello del personaggio, con risultati a volte frustranti e una gestione poco fluida della progressione. In questa remaster, anche le abilità minori hanno un ruolo nella crescita del personaggio, rendendo l’intero sistema più coerente e meno punitivo. È una modifica che rispetta la struttura RPG originale ma la aggiorna a standard più moderni, senza snaturare il senso di progressione.

Piccole novità, grandi passi

Tra le novità meno pubblicizzate, ma comunque apprezzabili, c’è anche l’introduzione di una nuova mossa nel combattimento: lo scatto. Sembra una banalità, ma aggiunge dinamismo agli scontri. È un’aggiunta che mostra come gli sviluppatori abbiano voluto rimettere mano anche ad elementi di gameplay, pur mantenendo un approccio rispettoso. Tra l’altro hanno anche introdotto nuove animazioni per rendere il tutto meno legnoso e più adatto ad un gameplay moderno.

Non da meno, c’è da sottolineare anche l’introduzione di animazioni durante la raccolta della flora, facendo sparire il frutto/fiore una volta raccolto. Una piccola aggiunta molto apprezzata e che evita per una volta l’uso di mod.

Un’altra chicca per i fan più attenti è la possibilità, da alcune zone settentrionali della mappa, di scorgere in lontananza la Gola del Mondo, la celebre montagna di Skyrim. È un dettaglio estetico, certo, ma anche una dichiarazione d’intenti: questa Oblivion Remastered non è un’operazione isolata, ma parte di un ecosistema narrativo e geografico più ampio.

Pecche ereditate e qualche dubbio sul bilanciamento

Tuttavia, non è tutto rose e fiori. Uno dei difetti più evidenti è la presenza dei bug storici dell’originale, alcuni dei quali sembrano sopravvissuti intatti a questo restauro. Parliamo di glitch noti da anni, come quelli per duplicare oggetti o far salire abilità in modo poco ortodosso. Se da un lato può far sorridere chi ha familiarità con questi exploit, dall’altro lascia un certo amaro in bocca, perché ci si aspetterebbe che una remaster così curata metta mano anche a questi aspetti ormai datati.

A sorprenderci è anche la presenza di un nuovo bug che non ha mai afflitto la versione originale. Parliamo dei sottotitoli generali che hanno la brutta abitudine di comparire solo in determinati casi, andando un po’ a rovinare l’immersività di gioco. Questo, tra l’altro, ci ha fatto anche notare una lacuna nelle impostazioni di gioco, che non separano i sottotitoli generali da quelli dei dialoghi.

Altro punto critico è la gestione della difficoltà. Le due soglie principali, “Adepto” e “Esperto”, offrono un salto di intensità piuttosto brusco, rendendo difficile scegliere quale delle due sia davvero bilanciata per godersi l’esperienza al meglio. Adepto può risultare troppo permissiva, mentre Esperto talvolta punisce in modo eccessivo, specialmente nelle prime ore. Una via di mezzo o una calibrazione più fine avrebbe migliorato ulteriormente l’accessibilità del gioco.

Conclusioni: nostalgia, ma con criterio

In definitiva, The Elder Scrolls IV: Oblivion Remastered è un ritorno riuscito. Non è perfetto, e forse non riuscirà a far breccia nel cuore di chi si aspetta un’esperienza completamente nuova. Ma per chi ha amato l’originale, o per chi è curioso di scoprire un pezzo di storia del gaming in una veste moderna, questa remaster è un regalo gradito.

Non è solo un’operazione nostalgia: è un lavoro rispettoso, curato e in molti aspetti coraggioso. L’uso dell’Unreal Engine 5, la nuova localizzazione, le migliorie all’interfaccia e al gameplay dimostrano che c’è stato un vero intento di migliorare, non solo di rivendere. Qualche bug rimasto e un bilanciamento della difficoltà ancora da rifinire non impediscono comunque di godere di un gioco che ha ancora molto da dire.

Un ottimo esempio di come riportare in vita un classico senza trasformarlo in una copia sbiadita. Un 9 pieno, meritato.

IL VERDETTO

9
A CHI POTREBBE PIACERE?
A chi ha amato l'originale e ai giocatori di giovane età che cercano una nuova avventura pescando tra quelle del passato.
PRO
  • Grafica straordinaria
  • Ritraduzione italiana
  • Nuova interfaccia
  • Livellamento revisionato
CONTRO
  • Soliti bug e glitch dell'originale
  • Livelli di difficoltà da rivedere
  • Cali di framerate

DATI DEL GIOCO

Piattaforme: Windows, PlayStation 5, Xbox Series X

Sviluppatore: Bethesda Game Studios, Virtuos

Distributore: Bethesda Softworks

Data di uscita: 22/04/2025

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PEGI: 18+

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Videogiocatore sin dalla tenera età, ho sviluppato un interesse particolare per gli RPG. Sono sempre alla ricerca di nuove avventure da vivere e di enormi boss da affrontare. Adoro tantissimo esplorare i mondi di gioco, in particolar modo ho avuto la premura di esplorare a fondo ogni angolo sperduto di Skyrim (capolavoro a mio avviso) che è solo uno dei tanti giochi che compongono una serie stupenda, la serie The Elder Scrolls!