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Recensione Realms of Arkania: Blade of Destiny 2016-11-27T11:24:37+01:00
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    Recensione Realms of Arkania: Blade of Destiny

Ho atteso diversi mesi dalla pubblicazione di Realms of Arkania: Blade of Destiny per dare modo alla nostra utenza di leggere una recensione aggiornata e valida per l’ultima patch rilasciata da Crafty Studios (al momento si tratta della numero 1.30) a causa della varie problematiche che affliggono il gioco in ogni suo aspetto.

Uno sguardo verso il passato (1992-2013)

Il Blade of Destiny che tutti noi conosciamo grazie alla trasposizione videoludica realizzata dai ragazzi di Crafty Studios si basa sul regolamento cartaceo di The Dark Eye – Uno sguardo nel buio di Fantasy Productions (1984-2006). Tant’è che ora, nel 2013, se possiamo apprezzare un tentativo non tanto riuscito di remake dobbiamo ringraziare la Attic Entertainment, che fece a suo tempo il grosso del lavoro cui si sono ispirati gli sviluppatori di Crafty Studios, responsabili dell’odierno Realms of Arkania: Blade of Destiny di cui offriamo la recensione quest’oggi.

Questa breve introduzione potrebbe sembrare ai più un qualcosa di superfluo, quasi degna di un epoca quale era la preistoria del nostro passatempo preferito, ma consente di valutare per ciò che è Realms of Arkania: Blade of Destiny. Un vero e proprio remake in salsa 3D gestito per mezzo di una visuale in prima persona durante gli spostamenti all’interno delle città, arrichito a sua volta dall’uso dell’ isometria per quanto concerne i combattimenti gestiti tramite una fase a turni. 

Saranno riusciti i ragazzi di Crafty Studios nell’impresa di offrire un rifacimento degno dell’omonimo titolo di casa Attic?

Rece BoD4

Il mitico Elbrecht in tutto il suo splendore mascolino. E vi assicuro che altri sono perfino peggiori!

 

L’inizio non è dei migliori

Il giocatore inizia la propria avventura all’interno di un tempio, in una delle tante città disponibili all’interno dell’enorme mappa di gioco. Davanti a sé può notare la presenza di un individuo alquanto losco che offre al giocatore di turno la possibilità di modificare a proprio piacimento il party di gioco che accompagnerà in ogni fase dell’avventura il pg del player. Le variabili, devo ammetterlo, sono davvero tante. Se all’inizio della fiera tale abbondanza può sembrare entusiasmante, in seguito non si avverte tale necessità. Certamente, il regolamento cartaceo cui si basa il gioco è ricco di statistiche, cosa che non mi sorprende. Tuttavia sarebbe stato meglio accompagnare un poco il giocatore (sia novizio che esperto) durante il come e il quando spendere i propri punti esperienza fin dall’inizio. Al di là di questa piccola critica, irrilevante ai fini della giocabilità, segnaliamo la possibilità, come da tradizione ruolistica, di poter scegliere come classi quella del barbaro, del mago, del guerriero e così via.

Selezionando la classe di gioco, si sceglie al contempo la razza del proprio personaggio. Possediamo una manciata di punti da spendere nelle più svariate abilità raggruppate per genere. Prima di lasciare il tempio per respirare l’aria pulita del mattino, ricordiamoci del monito espresso dal losco figuro presente all’interno dell’esercizio religioso: Arkania è un mondo ideale cui immolare la propria vita in cambio dell’onore e della ricchezza. 

Una città, tante città già viste

Uscito all’aria aperta, rimango basito, incerto sul da farsi. Il diario delle missioni principali e secondarie è vuoto, così decido di girare la città di Thorwal. La sensazione è strana, quasi surreale e pertanto la domanda sorge spontanea: dove mi trovo? La risposta non è banale, tant’è che poggio il mouse e faccio un ampio respiro. Vedrò di esser il più possibile chiaro; le bancherelle, le piazze, i cittadini sono morti che camminano. Niente pare essere in grado di donare atmosfera ad un gioco statico. La situazione è grave, non solo perché ci troviamo di fronte ad un RPG (non che la cosa sia fattibile per qualsiasi altro genere videoludico) ma anche perché in questo modo l’esplorazione dell’ambiente di gioco è fine a se stessa. Nulla ci indica cosa fare, i PNG sono tutti uguali così come gli edifici e le insegne.

Rece BoD7

La mappa è davvero carina. Le città sono davvero tutte uguali tra loro. Non scherzo.

Qualche maialino scorrazza felice per le strade, ignaro del luogo in cui è stato colloccato. I rumori ambientali sono assenti, sostituiti da una musica spacca timpani ripetuta all’infinito senza alcuna variabile sonora. Perfino la disposizione dei piccoli gruppi di personaggi non giocanti paiono ritagliati su misura per poi esser posizionati alla bene e meglio sullo sfondo di gioco.

L’apice tuttavia l’ho raggiunto quando ho deciso di visitare altre città presenti nella mappa, almeno cinque. Lo sconforto mi assale. Non esiste alcuna differenza tra le stesse. Tutti i sobborghi si limitano a contenere al proprio interno il tipico tempio, le stesse bancherelle con gli stessi negozianti, gli stessi colori e gli stessi negozi della porta accanto. Che gli sviluppatori, in preda alla mancanza di risorse e tempo abbiano deciso di copiare in lungo e in largo gli elementi già proposti? Può darsi, è una vera e propria tragicommedia.

Certamente, il regolamento cartaceo cui si basa il gioco è ricco di statistiche, cosa che non mi sorprende. Tuttavia sarebbe stato meglio accompagnare un poco il giocatore (sia novizio che esperto) durante il come e il quando spendere i propri punti esperienza fin dall’inizio.

In un gioco non può mancare tuttavia la colonna sonora, importante al pari del comparto grafico per poter consentire al giocatore di calarsi all’interno dell’atmosfera. Effettivamente la musica è presente, e non ho mancato qualche paragrafo più su di descriverla. Essenzialmente possediamo due files audio: uno per gli interni, ed uno per le immancabili passeggiate in città e per la mappa. Inutile sottolineare come il tutto rappresenti più un contro che un pro all’economia di gioco.

Dato che in questo paragrafo della recensione ho deciso di valutare la bontà dell’apparato grafico-sonoro di Blade of Destiny non posso dimenticare di citare gli strepitosi modelli poligonali offerti in tutto il loro magnifico dettaglio. Avete visto il mitico Elbrecht? Ecco, ringiovanitelo di qualche anno ed otterrete la totalità dei personaggi non giocanti presenti nel titolo. Si tratta più che altro di tozze figure impiegate indiscriminatamente per qualsiasi personaggio. Nota positiva a parte per gli alberi e la vegetazione. Certo, sono tutti uguali anche loro, per carità, ma perlomeno sono stati posizionati sapientemente. Le animazioni infine (se così possono esser chiamate) usate durante i combattimenti e non solo, sono minime e goffe. Si poteva e si doveva fare certamente di più anche da questo punto di vista.

Rece BoD6

Bei pantaloni ragazzo, tu si che ci sai fare!

 

Al di là dell’esplorazione

I combattimenti, come ho potuto anticipare all’inizio della recensione avvengono qualora il nostro party incontri, durante il proprio peregrinare per la mappa, unità ostili o semplici bande di malfattori. Tenete bene a mente il fatto che il viaggio avviene scegliendo semplicemente la meta di destinazione tramite l’apposita mappa raffigurante il mondo di gioco. Durante il trascorrere del tempo, sarà possibile permettere al proprio gruppo di fermarsi e accendere un piccolo focolare per poter godere del riposo di cui necessita. Il combattimento si svolge su una mappa quadrata renderizzata a seconda della zona in cui il giocatore si trova al momento dello scontro.

Il funzionamento del sistema è piuttosto semplice. Potrete disporre le vostre singole unità su di un qualsiasi punto della griglia quadrata a patto di possedere sufficienti punti movimento per quella specifica azione in quello specifico turno di combattimento. Qualora doveste possedere unità che usano il corpo a corpo dovrete indirizzarle verso la casella adiacente del nemico che volete attaccare. Se invece possedete un party interamente basato sulla magia o su degli arcieri dovrete fare in modo che la distanza tra i vostri eroi e i vostri nemici non superi una certa soglia, pena la comparsa di numerosi malus e della frustrazione che inizierà a colpirvi minuto dopo minuto.

Quali sono i malus di cui parlo? Sono molteplici e neppure tanto inusuali. Se ad esempio decidete di posizionare un arciere a debita distanza da un nemico (diciamo 4 caselle) non è detto che il vostro beniamino possieda le medesime chance di colpirlo se anziché trovarsi a tale distanza fosse debitamente avanzato di ulteriori due caselle. Gli esempi sono fin troppi per poter stilare una casistica completa. Tenete d’occhio anche eventuali ostacoli, nonché le statistiche del vostro party, pena sgradevoli sorprese come la morte improvvisa di uno o più elementi del gruppo a causa di un singolo colpo del nemico.

Se il nemico possiede numerose chance per poter porre fine alla vita dei vostri eroi, lo stesso non si può dire per le loro controparti. Infatti, molto spesso capiterà di trovarsi di fronte a delle vere e proprie scene surreali. Trenini formati da vari eroi indirizzati all’unisono contro un singolo avversario, impotenti di fronte al continuo false check, ovvero quel famoso dado che nei combattimenti a turno non si decide a rotolare per il verso giusto. È giusto che Blade of Destiny possieda un sistema di gameplay a turni, dato il regolamento cartaceo a cui si ispira, ma non altrettanto giusto è il fatto che prima di poter colpire almeno per due volte di seguito un nemico si debbano aspettare ben venti minuti di gioco.

Da questo punto di vista (ma non solo), i ragazzi di Crafty Studios devono necessariamente bilanciare le varie statistiche di gioco riguardanti i malus e i bonus ottenibili per mezzo di fattori quali la distanza tra due pedine, la presenza di ostacoli (alberi, fiumi, sassi, ecc.) presenti nella griglia e le varie tipologie di equipaggiamento.

Buono invece il numero di attacchi e parate, magiche e non, disponibili per poter risolvere qualsiasi diatriba per le foreste di Arkania.

Rece BoD8

Andiam, andiam, andiamo a lavorar! (cit.)

 

La dolce fiaba del nord

Dopo essermi trattenuto dal lanciare anatemi di vario genere su quanto il gioco rappresenti in sé una vera e propria truffa, complice il prezzo cui viene proposto, reputo sia il caso di descrivere in maniera perlomeno generale quanto ha da offrire la trama di Realms of Arkania: Blade of Destiny. Come da classica tradizione fantasy, anche il continente di Arkania possiede la sua buona dose di guai apocalittici.

Pertanto sorge spontanea la seguente domanda: chi è il cattivone di turno? Niente di più semplice. Si tratta degli immigrati verdi, i clandestini, gli orchi cattivi e puzzoni che hanno deciso di assediare la città di Thorwal. Il giocatore, seguendo la main quest, possiede un unico obbiettivo: cercare di ricomporre una mappa divisa in nove parti, per poter poi successivamente recarsi all’ubicazione indicata nella stessa allo scopo di recuperare la spada leggendaria conosciuta come Grimring. In questo modo sarà possibile salvare Thorwal e l’intero continente di Arkania. L’unico aspetto curioso di tutta la vicenda, è quello riguardante la necessità di dover impiegare al massimo due anni (scanditi dal tempo ingame) per poter effettuare quanto necessario.

E le missioni secondarie? Meglio lasciar perdere. Preso dall’euforia ho provato a farmi assegnare varie side-quest da qualsiasi villico incontrassi. I risultati sono due: o nessuno si degna di risponderti, oppure si rende necessario entrare in una taverna qualsiasi per poter dialogare con gli avvenenti clienti e/o il barista del suddetto luogo. Qualsiasi cosa decidiate di fare, evitate di parlare con il proprietario di una qualsiasi attività commerciale. I dialoghi infatti spaziano dal contenuto assurdo degno dei peggiori B-movie, alle richieste più truffaldine ed idiote che si possano conoscere in un RPG. Della serie: meglio lasciar perdere, altrimenti interpretabile come: lascio a voi il gusto della scoperta.

Conclusioni al vetriolo

Questa recensione non possiede lo scopo di denigrare il lavoro, seppur poco decente, dei ragazzi di Crafty Studios. Tuttavia pur rispettando immancabilmente le loro persone e i loro sforzi per poter realizzare tale remake, sorge comunque una domanda pienamente legittima. Com’è possibile che un titolo ad uno stadio di sviluppo così poco avanzato possa esser riuscito ad approdare su Steam per la modica cifra di 19,99 euro?

Realms of Arkania è una vera e propria alpha, e nonostante le numerose nonché corpose patch rilasciate in questi mesi, chi vi scrive dubita seriamente in un possibile risorgimento di tale titolo. Tanto valeva recuperare il lavoro originale di Attic Entertainment e renderlo disponibile al grande pubblico per una cifra simbolica. Oppure aspettare qualche mese ulteriore per poter offrire ai giocatori non solo un titolo migliore, ma perlomeno accessibile tramite l’ormai abusata funzione “accesso anticipato” offerto da Gabe e soci.

Non so se la colpa sia da attribuire alle poche risorse del team di sviluppo, che non può vantare sicuramente chissà quali budget, oppure se puntare l’indice accusatore alla mancanza di idee o di perizia nello sviluppo del titolo ma una cosa è certa: Realms of Arkania: Blade of Destiny è tutto fuorché un titolo degno di esser considerato per il momento. Almeno finché quel 19,99 euro impresso alla voce “costo per fare un giro nel magico mondo di Arkania” non sarà sceso considerevolmente. Bocciato.

IL VERDETTO

4
A CHI POTREBBE PIACERE?
A chiunque veda nella paccottiglia un piccolo tesoro.
PRO
  • Continuo supporto dei developers
CONTRO
  • Sistema di combattimento deficitario
  • Direzione artistica di bassa lega
  • Mancata caratterizzazione del gioco
  • Prezzo alto

DATI DEL GIOCO

Piattaforme: Windows

Sviluppatore: Crafty Games

Distributore: UIG Interactive

Data di uscita: 30/07/2013

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PEGI: 12+

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