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Recensione Of Orcs and Men 2016-11-27T11:24:55+01:00
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    Recensione Of Orcs and Men

La genesi dei Cyanide Studio

Quando giunse la notizia che una certa piccola software house transalpina stava per cimentarsi nel difficile campo dei CRPG, addirittura misurandosi con quella Saga di culto che è “A Song of Ice and Fire” di George R.R. Martin, la prima reazione fu di incredulità. Infatti Cyanide Studio, formata da un gruppo di programmatori transfughi da Ubisoft, si era guadagnata una certa notorietà producendo giochi di tutt’altro genere (Pro Cycling Manager, Blood Bowl, Horse Racing Manager ecc.). La loro precedente sortita nel fantasy, l’Hack & Slash “Loki” uscito nel 2007, aveva riscosso un modesto successo.

Invece a Giugno 2012 è uscito “Game of Thrones” fortemente ispirato anche all’omonimo serial televisivo e che, ad onta di risultati commerciali e di critica abbastanza modesti, presentava una struttura narrativa di una solidità tanto rara nel panorama contemporaneo da farne dimenticare gli evidenti limiti tecnici e di gameplay. Ma da quattro anni, in collaborazione con Spiders Studio per la realizzazione, Cyanide già lavorava a un altro ambizioso progetto: “Of Orcs and Men”. Il titolo è chiaramente ispirato a “Of Mice and Men”, “Uomini e Topi” nella traduzione italiana di Cesare Pavese, il quale, se pur molto indirettamente, fornisce qualche spunto alla caratterizzazione dei protagonisti del gioco. Anche nel celebrato romanzo di John Steinbeck del 1937 si narra di un’amicizia virile tra due emarginati, ma nel libro l’ambiente era quello della crisi generata dai fatti del 1929 negli Stati Uniti.

Orchi e goblin per botte da orbi!

Qui invece siamo in un mondo low fantasy dove la magia è assai poco presente e i tipi sono quelli convenzionali: Umani, Orchi, Goblin, Maghi e, sullo sfondo, anche Nani ed Elfi. Come nella loro precedente fatica, il gioco dispone di una trama ben congegnata e non priva di sorprendenti colpi di scena. Questa volta però l’impianto narrativo è assai più semplice e l’assenza del tocco di Martin è fin troppo evidente, nonostante si percepisca qua e là che dalle parti di Cyanide abbiano “imparato la lezione”.

Ma l’assunto ha una sua notevole originalità che rovescia alcune convenzioni del fantasy classico. L’aspetto dei nostri anti-eroi è particolarmente sgradevole ed essi appartengono alle comunità più disprezzate, quelle degli Orchi e dei Goblin. Sarà loro affidata una missione impossibile e suicida, ossia quella di assassinare lo stesso Imperatore per cercare di salvare i “Pelleverde” vittime di una sorta di “pulizia etnica”. L’Impero infatti è dedito alla riduzione in schiavitù e allo sterminio programmato di queste due razze, con la complicità di una terribile Inquisizione composta da formidabili Maghi Guerrieri.

Arkail è un Orco enorme e coriaceo che appartiene al gruppo dei Bloodjaw, ossia a quello dei guerrieri più temibili. Nel suo passato c’è un episodio oscuro che gli ha valso il soprannome di “Macellaio del Porto della Baia” e che verrà raccontato nel corso del gioco. Pur essendo un brutale energumeno uso alla perdita dell’autocontrollo  non manca di intuizioni di una certa intelligenza e in un paio di circostanze lascia addirittura trasparire una certa sensibilità. Segue un codice d’onore estremamente rigido. In combattimento usa preferibilmente clave, mazze e spadoni.

Arkail

Stige è un “Goblin intelligente”, ossia un ossimoro ambulante . Non si conoscono altri esemplari della sua razza capaci di ragionare, di vestirsi e neanche di esprimersi in maniera compiuta. Avido e intrigante è il prototipo della “simpatica canaglia”, capace delle azioni più sordide ma anche di slanci di generosità e di sincera amicizia. Usa un linguaggio estremamente arguto e “colorito” perfettamente in linea con quanto ci si può aspettare da un simile individuo. E’ sempre pieno di risorse e in qualsiasi situazione sa dove andare e/o dove trovare qualcuno che lo aiuti essendosi costruito una fitta rete di “amicizie” per lo più funzionali ai suoi traffici. Nella versione originale il nome è “Stix” e non sono chiare le ragioni per cui ne sia stata fatta una traduzione.

Stige

In definitiva il punto di maggior forza del gioco è nella travolgente simpatia dei protagonisti anche se, come già avveniva in GOT, i movimenti dei personaggi sono piuttosto rigidi e limitati. Se il gioco lo consente possono salire le scale ma un ostacolo alto pochi centimetri li blocca. L’interazione con l’ambiente è quasi del tutto assente con rarissime eccezioni costituite da sacchi e bauli sparsi in alcune locazioni e contenenti oggetti solitamente di scarso interesse. Anche il loot dai nemici abbattuti è totalmente assente.

Struttura e impianto di gioco

Sia la struttura del gioco che le mappe sono di una linearità e schematicità esasperante. Se in GOT la cosa veniva bilanciata da una notevole potenza narrativa, qui la sostanza, pur buona, è meno forte, tanto da far rimpiangere la presenza di qualche piccolo enigma, di maggiori interazioni e di fasi esplorative.

Una mappa di gioco

In compenso il comparto grafico, anche se non fa gridare al miracolo, è soddisfacente. I protagonisti sono ben realizzati (meglio dei comprimari sempre assai rigidi) e non mancano le locazioni suggestive e ispirate. Nelle prima fasi del gioco si è un po’ oppressi da dominanti ocra e verde spento che rischiano di trasformare la coerenza stilistica in monotonia. In seguito troveremo anche luoghi alquanto spettacolari e con suggestivi effetti di illuminazione.

I dialoghi si svolgono con l’ormai consueta ruota “alla Mass Effect” e normalmente non comportano scelte rilevanti. Conviene comunque controllare bene, pena la perdita di qualche quest secondaria assai utile per la crescita dei personaggi.

L’interfaccia dei dialoghi

La longevità si ferma su valori medi ma a “normale” (e ancor più a livelli di difficoltà più alti) gli scontri da ripetere più e più volte saranno numerosissimi. La maggior parte del tempo infatti la passeremo a misurarci con Umani, Templari, Goblin e Orchi rinnegati che ci assaliranno in massa.

Durante il combattimento e con la semplice pressione di un tasto si passa da un personaggio all’altro per imporgli le azioni. E’ un sistema evidentemente ispirato dai vecchi RPG (in particolare da “Knights of the Old Republic”, Bioware, 2003). L’utilizzo è abbastanza macchinoso ma il sistema risulta decisamente più affinato di quanto visto nel precedente “Games of Thrones”.

Un combattimento in “Of Orcs and Men”

Dovremo navigare fra vari menù radiali ognuno composto da un massimo di sei caselle rappresentanti le varie Abilità. Queste a loro volta dipendono da tre alberi principali: avremo quindi Abilità Offensive, Difensive e Speciali.

La crescita dei personaggi risulterebbe quindi abbastanza profonda e articolata se non fosse che durante il gioco si accumulano i punti sufficienti per sbloccare praticamente tutto.

Una schermata delle Caratteristiche

Con Arkail è opportuno modulare attentamente i comandi in quanto egli può andare facilmente in berserkr: in questo caso diventa per qualche secondo una furia incontrollabile che spazza via facilmente chiunque gli sia vicino, Stige compreso. La cattiva notizia è che questo stato dura molto poco, dopo di ché resta stremato per un po’ dando a qualsiasi nemico il tempo sufficiente per eliminarlo.

Arkail in modalità berserkr

Presto ci accorgeremo che il piccolo Stige rivela notevoli e insidiose abilità non solo nel combattimento a distanza ma anche nel corpo a corpo. Particolarmente divertente ed efficace è anche il “Lancio del Goblin”: Arkail afferra Stige e lo lancia sull’avversario di turno infliggendogli seri danni. Un’altra utilissima Abilità è quella che rende possibile rianimare il compagno caduto nel corso del combattimento. In varie circostanze dovremo sfruttare l’abilità stealth di Stige che infatti può diventare quasi invisibile e accoltellare il nemico alle spalle.

Stige furtivo

 

Tutto rose e fiori?

Un fastidioso problema si presenta quando Arkail ha esaurito le azioni comandate e rimane immobile ed esposto ai colpi degli avversari. E’ necessario tenere d’occhio le icone dei comandi nella parte inferiore dello schermo pena morte certa, ma questo distoglie lo sguardo dal teatro dell’azione riducendone l’interesse. A questo problema si uniscono i discutibili comportamenti della telecamera che, come spesso ormai succede, è troppo incollata al personaggio. La conseguenza è che l’azione diventa confusa e disagevole da seguire. Ma non è tutto: anche col pad ufficiale dell’Xbox360 si riscontrano saltuari ma sgradevoli ritardi nei comandi, soprattutto nella rotazione della visuale, e difficoltà nel targeting. L’AI che comanda il compagno e gli avversari non fa certo gridare al miracolo ma svolge comunque la sua funzione.

In definitiva avviene che abbastanza presto si individuano le sequenze di mosse più efficaci e questo non giova alla varietà delle strategie, cosa alquanto inopportuna in un gioco così votato al combattimento. La difficoltà risulta tutt’altro che ben bilanciata: a “facile”, come è giusto, nella maggior parte degli scontri è praticamente impossibile morire mentre basta passare a “normale” per incontrare troppe situazioni che rischiano di farci sprofondare nella più cupa frustrazione. Di conseguenza si è indotti a non provare neanche le opzioni “difficile” ed “estrema”. Per fortuna, oltre ai salvataggi rapidi e liberi, si dispone di un’ottima funzione di auto save che scatta prima di tutti i combattimenti.

Non mancano le locazioni suggestive

Da un punto di vista tecnico e grafico Cyanide ha fatto qualche passo avanti rispetto a GOT: textures alquanto dettagliate sui personaggi, buon sistema di illuminazione, animazioni sempre limitate ma più fluide. Assai gradevole è la totale scomparsa dell’interfaccia di gioco in tutta la parte non combattiva.

Discreto il sonoro e il doppiaggio (inglese) in generale, musiche con connotazioni etniche, abbastanza appropriate ma non indimenticabili. Qualche svarione nei sottotitoli italiani.

In definitiva esprimere un giudizio sul gioco non è facile. Il comparto tecnico è tutt’altro che al passo con le attuali  produzioni più prestigiose ma svolge degnamente la sua funzione. Nella versione PC non abbiamo riscontrato né bug né rallentamenti o fenomeni di stuttering, complice forse anche la dimensione piuttosto ridotta delle ambientazioni. L’engine è proprietario ma vistosamente derivato dall’Unreal 3 con tutti i conseguenti vantaggi e limiti. Il gameplay potrà piacere ai giocatori più tradizionalisti ma gli altri rimpiangeranno un sistema più action.

Siamo stati severi nell’analisi del gioco ma sia chiaro: “Of Orcs and Men” è molto divertente e appassionante. E’ impossibile non stabilire una complicità con personaggi così “simpatici” che reclamano la nostra solidarietà per la terribile condizione in cui l’Impero li ha sprofondati.

 

IL VERDETTO

7
A CHI POTREBBE PIACERE?
A chi ama i personaggi ben caratterizzati e non si spaventa per le sfide impegnative.
PRO
  • Buon impianto narrativo
  • Protagonisti irresistibili
  • Sfida continua
CONTRO
  • Linearità claustrofobica
  • Telecamera talvolta discutibile
  • Qualche combattimento frustrante

DATI DEL GIOCO

Piattaforme: Windows, PlayStation 3, Xbox 360

Sviluppatore: Cyanide Studios

Distributore: Focus Home Interactive

Data di uscita: 11/10/2012

Sito Ufficiale

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PEGI: 16+

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