Sono sempre stato un estimatore della saga di Mass Effect, sin da quando nel 2009 acquistai, colpevolmente in ritardo, il primo capitolo. Me ne innamorai ancor di più con l’uscita del secondo, nonostante la deriva action avesse appiattito alcune delle dinamiche originali. La forza di questa serie, infatti, non è mai risieduta nelle fredde statistiche, ma nell’universo vivo e pulsante che i Bioware sono riusciti a creare, nelle ardue scelte che il nostro eroe ha sempre dovuto compiere, e nei rapporti intessuti con i vari compagni di avventura.
Mass Effect 3 si riprometteva di essere tutto questo e molto di più, di elevare all’ennesima potenza ciò che di buono si era visto finora, di appagare completamente i fan con un’esperienza “definitiva”.
Pur ammettendo che Bioware sia riuscita a confezionare un ottimo prodotto, non posso negare che molte aspettative siano state deluse. Sì, perché Mass Effect 3 presenta una trama profonda e un gameplay divertente, ma inspiegabilmente si perde in alcuni dettagli di non poco conto.
La storia riprende 6 mesi dopo gli eventi di “Arrival”, l’ultimo DLC di Mass Effect 2, con Shepard agli arresti per aver distrutto un intero sistema planetario. La situazione comincia a precipitare dopo il repentino attacco dei Razziatori, enormi macchine senzienti che in poco tempo riescono a travolgere le difese della Terra, mietendo innumerevoli vite. Nell’ora più buia per l’umanità, il Comandante Shepard è costretto ad abbandonare il pianeta, nella speranza di ritornare, un giorno, alla testa di una flotta di liberazione. Inizia così un’emozionante cavalcata che ci porterà a sanare antichi rancori tra le varie specie della galassia, nel tentativo di formare un fronte comune contro gli spietati invasori. Non sarà facile, e a peggiorare le cose ci penseranno le truppe di Cerberus, l’organizzazione terroristica capeggiata da L’Uomo Misterioso, che si opporranno a noi con una ferocia mai vista in passato. Ogni alleato ed ogni risorsa che riusciremo ad ottenere farà aumentare il nostro livello di “reattività galattica”, un espediente adottato da Bioware per indicare la potenza delle forze a nostra disposizione.
Sarà un viaggio tra le stelle ma anche nell’animo di Shepard, provato come non mai dalla distruzione, dalla sofferenza e dall’orrore che i Razziatori spargeranno in tutta la galassia. Non potremo salvare tutti, molti amici ci lasceranno, e ogni vita persa rappresenterà un macigno nel cuore del nostro eroe.
Mass Effect 3 è un titolo molto più intimista dei precedenti, e le musiche ne rispecchiano la natura. La narrazione è accompagnata da una colonna sonora semplicemente sublime; un mix tra le struggenti note composte da Clint Mansell, e le storiche sonorità della saga, che contribuisce in maniera determinante a coinvolgere emotivamente in ogni situazione il giocatore.
Pur potendo affrontare Mass Effect 3 anche con un personaggio creato ex novo, tramite il consueto editor, consiglio vivamente di importare un salvataggio dai precedenti capitoli; solo in questo modo, infatti, si riesce a gustare appieno tutte le innumerevoli sfumature che il gioco offre.
Le vicende raccontate in Mass Effect 3 si dimostrano all’altezza dei migliori film di fantascienza e, nonostante qualche forzatura, vengono tenute in considerazioni quasi tutte le scelte compiute precedentemente. Almeno sino agli ultimi attimi del gioco: il finale, infatti, appare inspiegabilmente sconclusionato e pieno di “plothole”, ma soprattutto appiattisce in maniera mortificante tutte le decisioni del nostro Shepard.
Coloro che temevano, dopo Mass Effect 2, una deriva “action” della serie possono stare tranquilli: Bioware è riuscita a riportare, in quest’ultimo capitolo, molti di quegli elementi ruolistici a noi tanto cari; il tutto senza rinunciare ai combattimenti adrenalinici in terza persona, resi ancor più dinamici grazie anche alla collaborazione con DICE. E’ stata realizzata un’ottima sintesi dei pregi che contraddistinguevano i precedenti due titoli, e le tre modalità presenti permettono di scegliere l’approccio più congeniale a ciascuno di noi, in modo da offrire un’esperienza appagante sia ai giocatori di ruolo, che ai casual gamers interessati solo ai combattimenti.
Il sistema di gestione delle abilità, pur non toccando le vette del primo Mass Effect, riacquista complessità, così come aumenta in maniera considerevole il numero di armature e di armi a nostra disposizione. E proprio nella personalizzazione dell’arsenale che fuoriesce prepotentemente l’anima ruolistica di questo gioco: ogni fucile o pistola presenta delle peculiarità uniche, che possono comunque essere potenziate grazie ad un sistema non particolarmente originale o complesso ma decisamente funzionale.
La maggior dinamicità degli scontri a fuoco, caratterizzata da una serie di nuove movenze quali capriole e salti, aumenta il grado di sfida dell’esperienza e permette un approccio agli scontri molto più tattico rispetto al passato. I nemici, dall’intelligenza artificiale migliorata, tenteranno varie strategie per aggirare o fare uscire allo scoperto il nostro gruppo; dovremo muoverci in continuazione, cercando di evitare l’accerchiamento, avvalendoci dei poteri dei compagni, fondamentali come non mai.
Nonostante una trama avvincente, ed un gameplay che pone risalto ad entrambe le anime della serie, il gioco, in alcuni frangenti, non può che deludere i fan più affezionati.
In primis perché, al terzo tentativo, Bioware non è riuscita a realizzare un sistema di esplorazione della galassia degno di questo nome, ma si sono limitati a proporci una rivisitazione di quello presente in Mass Effect 2. Il risultato è che esplorare i vari sistemi planetari diventa, in questo capitolo, un’azione del tutto trascurabile, caratterizzata esclusivamente da un mini-gioco, banalmente semplice e ripetitivo, nel quale dovremo scappare dalle grinfie del Razziatore di turno.
Ma la delusione più cocente arriva soprattutto da una componente in passato molto curata da Bioware e che, questa volta, appare realizzata in maniera alquanto superficiale: le quest secondarie. Ad eccezione di una manciata di missioni dedicate ai compagni di squadra del secondo capitolo, purtroppo relegati a semplici comparse, le rimanenti quest secondarie si traducono in semplici incarichi da fattorino, affidatici da personaggi con i quali non avremo neanche il piacere di dialogare attraverso le consuete “cut-scenes”. E’ un difetto sopra al quale difficilmente si può passare sopra, e che risalta ancor di più a fianco dell’ottima caratterizzazione della story-line principale.
La vera novità di questo capitolo è il multiplayer: una modalità cooperativa che ci vedrà impegnati, assieme ad un massimo di altri 3 giocatori, in vari teatri di guerra sparsi lungo tutta la galassia. Le missioni presentano un carattere esclusivamente difensivo anche se , ogni tanto, ci verrà richiesto di completare alcuni obbiettivi specifici.
Risulta molto curata la creazione del personaggio. Le prime scelte che ci verranno chieste riguardano la classe, una tra le sei disponibili, e la razza. Mentre gli umani, indipendentemente dal sesso, sono l’unica specie compatibile con tutte le classi, i Krogan e i Turian potranno essere solo Soldati e Sentinelle, le Quarian e i Salarian solo Ingegneri ed Incursori e, infine, le Asari e i Drell soltanto Adepti e Ricognitori. La scelta della razza non è puramente estetica, ma da questa dipendono le abilità a nostra disposizione. Il tocco finale viene dato dalla possibilità di personalizzare i vari elementi dell’uniforme con una vasta gamma di colori, aspetto sul quale potremo comunque ritornare in un secondo momento. Tutti i personaggi presentano 5 abilità, ognuna della quali con sei livelli di potenziamento secondo un sistema identico a quello previsto nella campagna principale. Ad ogni partita si otterranno dei punti esperienza che ci permetteranno di progredire sino al ventesimo livello.
Giocare on-line permette di innalzare il proprio livello di reattività galattica, e la cosa si fa volentieri dal momento che il multiplayer si rivela una modalità divertente, soprattutto se affrontato assieme ad alcuni amici, nonostante la poca varietà di mappe.
La notevole personalizzazione del personaggio, nelle abilità e negli armamenti, aggiunge longevità ma, in assenza di ulteriori contenuti, gli utenti si stancheranno presto di questa componente, la quale rappresenta, comunque, una gradita aggiunta alla campagna in sigle-player.
Dal punti di vista tecnico, l’Unreal Engine 3, spremuto a dovere, riesce ancora una volta a non sfigurare, riuscendo a reggere il notevole aumento del carico poligonale e i numerosi elementi spesso presenti nello sfondo. Le ambientazioni, che riescono molto bene a nascondere la loro natura da “canaloni”, appaiono tutte molto dettagliate ed evocative. Le espressioni dei volti, anche grazie all’ottimo lavoro di motion capture, risultano realistiche e credibili, nonostante un palese divario qualitativo tra personaggi principali e comparse. Realizzate in maniera approssimativa, invece, risultano le texture di armature e vestiti, tutte in bassa risoluzione.
Possiamo dire che la qualità grafica, nel suo complesso, è decisamente migliora rispetto al passato, i caricamenti sono molto più veloci, e il tutto è stato ottimizzato in modo da poter girare anche su macchine meno recenti.
In conclusione, Mass Effect 3 rappresenta un prodotto di indiscussa qualità, che mi sento di consigliare a tutti, anche a coloro che non si sono mai avvicinati alle avventure del Comandante Shepard. Resta comunque l’amarezza per l’occasione persa: una maggiore cura, nello sviluppo di alcune componenti, avrebbe elevato questo gioco a vero caposaldo del genere, e avrebbe regalato una degna conclusione a questa stupenda saga fantascientifica.