Uscito in versione solo digitale e senza promozioni, Mars: War Logs rischia di passare del tutto inosservato malgrado i suoi pregi. D’altra parte è frutto del lavoro di una giovane SH francese, “Spiders Studio” fondata nel 2007, che non ha molti blasoni nel suo curriculum. In realtà è il loro secondo gioco elaborato autonomamente. Il primo era stato “Faery: Legends of Avalon” (2010) che venne anch’esso praticamente ignorato dai grandi circuiti commerciali.
Hanno inoltre collaborato con Cyanide Studio per “Of Orcs and Men” (2012) e si sono occupati del porting su console di alcune avventure grafiche fatte da altri. E’ evidentemente uno studio piccolo e con risorse limitate e la cosa si percepisce immediatamente giocando. Ma è altrettanto evidente che nutrono grandi ambizioni in quanto hanno deciso di cimentarsi in un action fantascientifico con notevoli connotazioni di ruolo, genere tra i più popolari in questo momento. Il motore di gioco, detto “Silk Engine”, è proprietario.
L’azione si svolge su Marte in un futuro imprecisato. Il Pianeta è abitato dai Terrestri da oltre due secoli ma non è ancora stato completamente colonizzato sia per le proibitive condizioni ambientali che a causa di un misterioso cataclisma che, inclinando l’asse del pianeta, aveva portato morte e distruzione. Chi restò troppo a lungo esposto alle radiazioni solari subì orride mutazioni. Costoro oggi vengono appellati “Polvere” e sono reietti.
La conseguente carenza d’acqua e l’interruzione dei contati con la Terra favorì la presa del potere da parte delle Compagnie Idriche, Abundance e Aurora, che oggi detengono il potere assoluto e sono sempre in lotta tra loro. Le Gilde dell’Acqua fanno conto anche sulla collaborazione dei terribili “Tecnomanti”, misteriosi individui che usano particolari manufatti tecnologici offensivi in grado di conferir loro poteri considerati “magici” dalla popolazione. Queste e molte altre informazioni si possono leggere in un minicodex chiamato proprio “War Logs” e che forma un lore originale semplice ma abbastanza robusto da far pensare che Spiders conti di elaborare ulteriori capitoli.
La storia inizia nel Campo 19, la prigione militare in cui Abundance tiene i prigionieri di guerra di Aurora. Qui facciamo la conoscenza con Innocence (tutti gli abitanti di Marte hanno un “Soprannome di Virtù”), un ragazzino spaurito e appena catturato che riceverà le ambigue attenzioni di un laido figuro detto il Ciccione.
A salvarlo sarà il nostro Eroe, Roy Temperance, un tipo tenebroso e portatore di un passato misterioso col quale non è opportuno mettersi in conflitto. Innocence accompagnerà Roy per lungo tempo e ce ne racconterà le gesta. Possiamo, per quasi tutta la durata del gioco, avere un solo seguace che, formalmente, ci aiuterà anche nelle fasi combattive: in realtà il suo apporto è molto limitato e si renderà utile solo per distrarre uno o due avversari quando si presenteranno in gruppi eccessivamente numerosi.
Salta subito all’occhio la scarsissima varietà dei nemici, altra testimonianza delle ristrettezze di budget. Però il combat system è certamente uno degli aspetti più curati. Chi scrive ha particolarmente apprezzato le animazioni durante le azioni “spezza-guardia” da effettuare con calci e gomitate in grado di far barcollare e indietreggiare l’avversario. In queste circostanze l’uso del motion-capture pare particolarmente riuscito.
Anche se l’influenza delle statistiche è abbastanza evidente, gli scontri sono assai dinamici e richiedono tempismo e strategia. Fondamentale risulterà l’uso della rotolata (come in “The Witcher 2”), soprattutto contro avversari multipli. Ma Roy dovrà ricorrere soprattutto al corpo a corpo brandendo oggetti contundenti e cercando di minimizzare l’uso di armi in genere dal momento che la dotazione di munizioni è di una rarità desolante. In pratica l’unica arma a distanza che troveremo nel gioco è la Sparachiodi. Negli scontri potrà comunque ricorrere a sporchi trucchi quali la sabbia negli occhi e/o al lancio dei rarissimi esplosivi. Più avanti potrà anche ricorrere ad alcuni dei Poteri dei Tecnomanti. Nell’insieme, anche a “normale”, il livello di sfida è abbastanza alto.
Alla fine degli scontri gli avversari non muoiono ma restano solo tramortiti: per finirli il nostro Eroe dovrà prelevare il “Siero” dal loro corpo. Questo è, praticamente, il fluido vitale degli abitanti di Marte di cui costituisce anche la moneta corrente. Roy diventerà in grado di estrarlo dagli avversari quando, nelle prime fasi del gioco, troverà un’apposita siringa. Il Siero è anche indispensabile per fabbricare le iniezioni che ripristinano la salute. Nelle anteprime si assai sbandierato che il finire gli avversari avrebbe influenzato profondamente la considerazione degli NPC nei nostri confronti: in realtà la cosa, che è verificabile nel menù, può essere facilmente bypassata scegliendo poi le opportune righe di dialogo. Tra l’altro il gioco spinge a conseguire un orientamento da Rinnegato.
E’ anche implementato un discreto sistema di furtività che consente, sviluppando la relativa abilità, di inferire abbastanza facilmente dei critici, ma in realtà le situazioni in cui se ne può far uso sono alquanto rare dal momento che i nemici appaiono quasi sempre in gruppo.
La crescita del Personaggio avviene ad ogni aumento di livello, quando i punti esperienza possono essere spesi in talenti ed abilità. Questi non sono tutti disponibili da subito ma divengono acquisibili sbloccandone altri. Sarà quindi opportuno decidere tempestivamente se orientare la specializzazione verso i Poteri Tecnomantici, sullo sthealth o sul corpo a corpo. Sia il sistema di ramificazioni delle abilità che il loro menù sono chiaramente ispirati da quello di “The Witcher II”.
Come fortunatamente sta diventando di moda, l’interfaccia è visibile solo nel corso dei combattimenti. La mappa è molto approssimativa ma può essere visualizzata in trasparenza sulla schermata d’azione.
Da un punto di vista tecnico il gioco non fa gridare al miracolo, le textures sono approssimative e, al di fuori dei filmati, scarseggiano gli straordinari effetti particellari e di luce cui ci hanno abituato i più recenti titoli tripla A. Per contro, malgrado la relativa modestia visiva, si riscontrano imperdonabili fenomeni di stuttering in varie circostanze. Eppure gli ambienti sono sempre piuttosto piccoli e non affollati. La maggior parte degli NPC è inerte e comunque non interattiva in quanto si limita ad eseguire routine elementari.Un altro punto negativo è il ridottissimo numero dei modelli che conferisce a molti personaggi diversi le stesse fattezze.
Le animazioni in generale raggiungono la sufficienza ma in quelle del protagonista nelle fasi combattive si riscontra una particolare cura. Nella norma e senza voli sia le musiche, che le campionature sonore, che il doppiaggio in inglese. Il gioco è sottotitolato in italiano.
La rigorosa coerenza stilistica generale rischia spesso la deriva della monotonia. Le aree sono molto ridotte, povere, desolate e tendenti a una monocromia ocra/ruggine. Il tutto inoltre è diviso in sotto-zone separate da porte, muricci, scale: ogni volta è necessario premere un tasto per vedere l’animazione con cui Roy riesce a superarli. Infatti per lui è impossibile affrontare fluidamente un dislivello di pochi centimetri e non mancano i famigerati “muri invisibili”. La buona, anzi ottima, notizia è che ognuna di queste barriere fa scattare un auto salvataggio, quindi non capita mai di rifare lunghe sessioni anche se si rimane vittime di un combattimento particolarmente ostico.
Particolare menzione merita il sistema di crafting, semplice e pratico. Direttamente nell’inventario e in qualsiasi momento si può ricorrere a un “kit fai-da-te” per creare munizioni e iniezioni se sono state raccolte le componenti necessarie. Analogamente è anche possibile potenziare armi e armature, trasformare e scindere elementi e manufatti. Non molto utile risulta il commercio con vari personaggi sparsi nelle mappe. L’esercizio del looting risulta assai utile, i materiali si trovano sul corpo degli avversari abbattuti, in casse e in cumuli di rifiuti.
In definitiva possiamo parlare di un gioco abbastanza breve ma molto divertente, una sorta di “Action RPG da camera”. Il protagonista è il classico tenebroso molto duro e determinato. Malgrado sia alquanto stereotipato e privo di sfumature l’immedesimazione risulta immediatamente agevole. Brandelli del suo passato vengono alla luce nel corso del gioco ma resta comunque il mistero sui criteri con cui ha scelto il parrucchiere (ruotando il personaggio capirete il perché di questa affermazione). La qualità dei comprimari è altalenante, per lo più risultano dimenticabili anche se si vede lo sforzo di caratterizzarli nella personalità e nel background.
La trama è molto guidata ma troveremo alcune scelte che determineranno sviluppi veramente pesanti sugli eventi successivi. Di norma i dialoghi sono stringati ma se ne incontrano anche di più interessanti e articolati, conviene sempre insistere più volte con gli interlocutori. A seconda dell’orientamento si potrà talvolta evitare uno scontro ricorrendo alla persuasione o all’intimidazione anche se non c’è un’abilità specifica da sviluppare.
Comunque sia, Spiders è riuscita a confezionare un prodotto scorrevole che tiene incollati al monitor per tutta la sua (breve) durata. Non troveremo nulla di particolarmente innovativo e sono evidenti le ispirazioni a titoli assai blasonati come “The Witcher 2” per i menù e il combat, o “Mass Effect” per l’ambientazione fantascientifica, o a “Fallout 3” per certi scenari e i ghoul, ma le 10/15 ore necessarie per completare l’avventura scorreranno veloci. Ricordo che il gioco pesa meno di tre gigabyte e che è stato messo in commercio direttamente in Digital Delivery a prezzo budget.
IL VERDETTO
- Storia ed ambientazioni accattivanti
- Combat dinamico ed impegnativo
- Alcune trovate originali
- Locazioni ripetitive e claustrofobiche
- Comparto tecnico non all'altezza
- Modelli ripetuti e limitati
DATI DEL GIOCO
Piattaforme: Windows, PlayStation 3, Xbox 360
Sviluppatore: Spiders
Distributore: Focus Home Interactive
Data di uscita: 26/04/2013
PEGI: 16+
GIUDIZIO LETTORI
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