Ci risiamo, il cattivone di turno ha fatto ritorno da un passato ormai quasi caduto nell’oblio per sferrare un nuovo rinnovato attacco alle forze del bene e ad un gruppo di indifesi. L’inizio di Dragonborn, secondo DLC di The Elder Scrolls V: Skyrim può sembrare banale ma costituisce un’ottima scusa per (ri)proporre l’isola di Solstheim, vero e proprio crogiolo della cultura Nord di Skyrim e Dunmer di Morrowind. Sgominato l’assalto di un paio di cultisti fanatici, verremo a sapere che è ora possibile imbarcarsi da Windhelm e far rotta verso una nuova isola, ora dominata dai profughi di Vvanderfell.
Approdo a Roccia del Corvo
Con l’aiuto di una sequenza scriptata, l’arrivo a Solstheim è di sicuro effetto. Lasciato il molo iniziano le indagini riguardo Miraak, primo Sangue di Drago della storia conosciuta. L’isola è inoltre affetta da uno strano fenomeno: alcune pietre sacre sparse lungo le pendici della sua piccola catena montuosa stanno venendo circondate da costruzioni di pietra al cui innalzamento partecipa chiunque vi si avvicini troppo, non ricordando più al termine del lavoro il motivo che li ha spinti a farlo. Seguendo l’evolversi degli eventi scopriremo che anche un Principe Daedra è coinvolto: Hermaeus Mora. L’avventura si svilupperà quindi secondo l’ormai collaudato schema dei TES: indagine-acquisizione del lore, potenziamento del personaggio e recupero oggetti necessari all’avventura, scontro finale. Proprio il combattimento con Miraak, decisamente più riuscito della lotta con Alduin, raggiunge nuove vette di epicità in un’ambientazione davvero superlativa.
Bethesda tira fuori dal cilindro, ancora una volta, un “allestimento scenico” davvero con i controfiocchi, proponendo ambientazioni di forte impatto scenografico, il cui level design però non subisce alcuna variazione rispetto a quanto già visto in Skyrim. Rimangono i soliti corridoi in cui è impossibile perdersi e vi è un certo riciclo di ambientazioni ormai viste e riviste come i tumuli Nord. Roccia del Corvo risulta poi leggermente deludente per le sue dimensioni, davvero troppo ridotte per esser convincente come insediamento. Per fortuna il piano dell’Oblivion dominato da Hermaeus Mora, Apocrypha, location uniche e una forte componente “morrowindiana” risollevano di molto l’esperienza di gioco ed esplorazione.
Continue citazioni
Morrowind è al centro di questa seconda riproposizione di Solstheim (già apparsa in The Elder Scrolls III: Morrowind – Bloodmoon), in un continuo susseguirsi di citazioni e remake in HD di tutti quegli elementi in grado di far scendere una lacrimuccia di nostalgia a chi la serie “Elder Scrolls” la conosceva già da ben prima di Oblivion. Girovagare per Solstheim diventerà una vera e propria attività di revival, rivedendo una serie di scorci ben conosciuti e incontrando personaggi esponenti dell’alta società di Vvanderfell.
Sotto questo aspetto Dragonborn è ben più di un continuo ammiccare ai vecchi fan, è un vero e proprio TES in miniatura, con la sua main quest ma anche tante, tante quest secondarie che faranno scoprire le vicissitudini dei Dunmer e delle Grandi Casate durante la Quarta Era e dopo l’esplosione della Montagna Rossa. E’ inoltre un’occasione imperdibile per chi, colpevolmente, non ha ancora giocato Morrowind: è possibile familiarizzare con i Redoran, i Telvanni, gli esotici insediamenti Dunmer e melodie ormai congelate nella leggenda degli RPG sentendosi irrimediabilmente attratti dal terzo TES.
Importante anche il numero di novità, riconducibili a dodici nuovi tipologie di mostri e cinque di armature oltre che di gameplay come la possibilità di incantare bastoni magici, cavalcare i draghi con l’apposito urlo, alcune nuove magie, i Riekling (piccoli mostri simili a goblin), nuovi rami del crafting, tanti nuovi dungeon e una serie di piccole piacevoli aggiunte. Il volo a dorso di drago non è però particolarmente riuscito perché la smania di voler implementare quante più azioni eseguibili ha complicato notevolmente la gestione dei controlli in combattimento, rendendo caotica e confusionaria questa modalità, del tutto inappagante rispetto alle aspettative del giocatore. Il drago non è inoltre controllato dal giocatore ma sarà il gioco a dirigerne i movimenti in volo, consentendo solamente di dare ordini. Il volo a dorso di drago non si limita a Solstheim ma è praticabile anche a Skyrim.
Apprezzabili infine i commenti degli NPC alle gesta del giocatore compiute in Skyrim, gilde comprese, che assicurano una linea di continuità tra DLC e gioco base, non relegando il primo all’interno di compartimenti stagni.
Considerazioni finali
Dragonborn è sicuramente un acquisto consigliato e spassionato per tutti coloro che hanno gradito Skyrim e si aspettavano un po’ di più da Dawnguard. Ecco, questo è esattamente quel “un po’ di più”. La longevità è buona, circa 7-8 ore per la main quest che diventano facilmente 15-20 se si sceglie di esplorare minuziosamente la mappa e svolgere ogni quest secondaria. Sicuramente questa espansione, il termine DLC è riduttivo, vale ogni singolo euro speso per essa. Si segnalano alcuni bug nella gestione dei crimini e delle taglie al villaggio degli Skaal, spesso erroneamente collegati alla vostra fedina penale in qualche feudo di Skyrim.
Bethesda ha inoltre rilasciato un update per il suo HD Texture Pack che migliora in maniera gratuita le texture di tutti i DLC sinora usciti, dopo averlo fatto per il gioco base, rendendo su PC il mondo di gioco davvero un bel vedere.
IL VERDETTO
- Un nuovo TES in miniatura
- Tante citazioni dell'isola di Vvanderfell
- Un'ottima longevità per un DLC
- Tante piccole novità
- Bug minori
- Trama scontata
- Il combattimento a dorso di drago
DATI DEL GIOCO
Piattaforme: Windows, PlayStation 3, Xbox 360
Sviluppatore: Bethesda Game Studios
Distributore: Bethesda Softworks
Data di uscita: 04/12/2012
PEGI: 18+
GIUDIZIO LETTORI
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