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Oggi ho finito di giocare a... la mia piccola recensione

Discussione in 'Videogiochi' iniziata da f5f9, 29 Giugno 2014.

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  1. Mesenzio

    Mesenzio Contemptor Deum Editore

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    Io ho pianto con Kiryu.
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  2. Shaun

    Shaun Livello 1

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    Sono riuscito a finire anche Dragon's Dogma.
    Titolo indubbiamente originale, capisco perchè abbia conservato una nicchia di appassionati a distanza di anni.
    E capisco anche perchè alcuni lo paragonino a Dark Souls anche se il gameplay non c'entra nulla: nel mondo di gioco si percepisce un po' la stessa sensazione di desolazione mista a ineluttabilità che permea ogni inquadratura del titolo From .
    Non ho apprezzato la volontà palese di aumentare la longevità con scelte di game design del tutto punitive (nessuna cavalcatura, viaggi rapidi risicati, respawn ossessivo dei nemici).
    In generale per ogni suo punto di forza c'è sempre il suo aspetto negativo:
    - Il mondo di gioco è vasto ed evocativo ma allo stesso tempo vuoto e disabitato.
    - Le musiche sono incantevoli ma alla lunga ridondanti.
    - Il crafting incuriosisce ma l'inventario è pessimo e la maggior parte degli oggetti non si utilizzeranno mai.
    - La trama sarebbe anche interessante ma striminzita e si dipana tutta nel finale.
    Devo essere sincero, ho scaricato una mod che aumenta di 10 volte la stamina e il peso trasportabile altrimenti non credo che avrei avuto la forza di finirlo.
    Comunque, al netto di tutto, un'esperienza sicuramente positiva.
     
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  3. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    e se giochi l'ultimo Like a Dragon - Infinite whealth non preparare i fazzoletti: prepara qualche set di lenzuola! :emoji_laughing:
    tra l'altro: è stupendo ed enorme, uno di questi giorni, se trovo le forze, ci faccio su uno dei miei mattoni :emoji_sunglasses:
     
  4. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    Rise of the Ronin

    Il Team Ninja è uno Studio giapponese notissimo anche da noi per alcuni titoli che si sono distinti per la particolare difficoltà e complessità del combat (Wo Long: Fallen Dynasty, Ninja Gaiden, Nioh ecc.).
    Ma questa volta, sotto il controllo di Sony, ha lanciato il suo gioco più ambizioso e, finalmente, accessibile a tutti. Questa volta c’è infatti anche una modalità chiamata “Alba” (ossia “Storia”) che consente di arrivare alla fine gioco anche a chi non è un esperto di Souls Like.
    Rise of the Ronin è un enorme OW estremamente avvincente ma non scevro da ombre.
    Vediamo.
    Narrativamente non fa gridare al miracolo, ma è comunque un’opera corale con molte decine di personaggi molto ben caratterizzati e diversificati. In particolare i (non molti) personaggi femminili sono quasi tutti di sfolgorante bellezza.
    Un’ottima trovata è quella di dover stabilire un “legame” con la maggior parte di essi. Se, tramite scelte e dialoghi si riesce a portare il legame a un determinato livello, potrà capitare che l’NPC ci affidi ulteriori missioni e/o ci segua e aiuti in altre.
    Rise of the Ronin è un gioco estremamente verboso. Come da usanze nipponiche, tramite lunghi (e sempre solenni) dialoghi è talvolta possibile far cambiare atteggiamento a un avversario, talvolta non dovendo neanche far ricorso ad abilità quali “persuasione” o “intimidazione”. Scegliendo le risposte corrette, un avversario che stavamo per combattere potrebbe diventare un prezioso alleato che fornirà nuove missioni e che potremo reclutare per altre imprese.
    All’inizio potremo costruirci il nostro protagonista (maschio o femmina) con un editor molto ricco e complesso. Contemporaneamente dovremo definire anche la nostra “Lama Gemella” che, per motivi narrativi, sarà dell’altro sesso. Secondo le tradizioni i due sono come una persona sola, ma il destino è in agguato.
    Terminata l’impostazione del personaggio veniamo immediatamente scaraventati nell’azione. In realtà c’è un lungo tutorial ricco di scene di intermezzo che porranno le basi per la main ma che risulta utile soprattutto per prendere dimestichezza con i controlli. I quali non seguono pedissequamente i modi correnti, tanto da lasciare un po’ interdetti all’inizio. Basti dire che il tasto del controller che dovrà essere premuto più spesso è “R1”. In seguito e ci renderemo conto che questa configurazione è estremamente flessibile e consente di eseguire in tempo reale un enorme numero di azioni e scelte.
    Poi la storia prende veramente avvio. Siamo nella seconda metà dell’800, il Giappone è ancora rigidamente feudale e dilaniato dalle guerre tra i clan e tra questi e il tramontante shogunato. Gli stranieri che cominciano ad arrivare portando usi e tecnologie occidentali sono elementi ulteriormente dirompenti. Lo Shogun ancora in carica vorrebbe intrattenere con loro rapporti amichevoli e proficui ma un nutrito numero di tradizionalisti teme che l’antica cultura del paese possa venire contaminata o sconfitta.
    In pratica siamo in una sorta di “Crepuscolo dei Samurai”. Da qui si scatenano ulteriori guerre fratricide, tra paci improvvise e frequenti cambi di schieramento.
    Seguire questo groviglio di accadimenti non è la cosa più semplice del mondo e l’esorbitante numero di personaggi, anche a causa di nomi non facilmente ricordabili da noi occidentali, complica ulteriormente le cose. Inoltre, anche se in fondo l’end game è sostanzialmente uno, è sempre necessario valutare attentamente le risposte nei frequentissimi dialoghi a scelta multipla. Questo soprattutto perché l’affinità o meno con molti NPC scatena o preclude l’ottenimento di numerose missioni e incide in discreta misura anche sull’andamento della storia principale.
    Si combatte molto ma la maggior parte del tempo si passa tra esplorazione e spostamenti. Anche se si deve andare da una parte all’altra della mappa, viaggiare è assai veloce, sia per il viaggio rapido (i caricamenti su PS5 sono molto brevi) che per la velocità di corsa del nostro eroe e, ancor più, del suo cavallo. L’”aliante” è spettacolare e assai utile visto che consente di superare grandi dislivelli senza schiantarsi.
    Comunque andare da un punto A a un punto B non è sempre immediato visto che molti percorsi sono piacevolmente tortuosi (ma raramente frustranti).
    L’esplorazione è particolarmente importante perché rivela molte missioni secondarie e, oltre agli incontri più o meno casuali, consente di adempiere alle molte attività collaterali (cercare i gatti, fare fotografie, trovare bauli con importanti oggetti, raccogliere elementi per il crafting, pregare presso tempietti per guadagnare ulteriori Punti Esperienza, allenarsi in varie arti e molto altro. Ma soprattutto è indispensabile per far crescere il personaggio a livelli adeguati agli avversari più ostici.
    La ripetitività, come sempre negli OW, è in agguato ma fortunatamente queste “attività collaterali” sono sempre facoltative e la possibilità di selezionarle aiuta a scongiurare la noia.
    L’aspetto più riuscito del gioco resta, com’era prevedibile, il combat. Questo è complesso ed estremamente ricco, sia per il gran numero di combo che per la possibilità di imparare e perfezionare alcuni “stili” che garantiscono una gran varietà strategica. Ottima la gestione della stamina, del contrattacco, delle parate, delle capriole. Abbastanza riuscito anche lo sthealth. Ovviamente per apprezzare adeguatamente tutto ciò è necessario giocare a livelli di difficoltà più alti.
    Potremo muoverci liberamente in tre grandi aree: Yokohama, Edo e Kyoto. In ognuna di esse è presente una casa detta, “Nagaya”, che ci farà da base. Qui potremo sbizzarrirci con l’arredamento, chiacchierare con gli amici presenti, cambiare l’abbigliamento del protagonista, riassegnare i Punti Esperienza negli Alberi delle Abilità, dedicarci al giardinaggio, viaggiare rapidamente nelle macro aree precedentemente frequentate per completare le sub in sospeso o, addirittura, rifare da capo anche le missioni già concluse e altro ancora
    Rise of the Ronin è profondamente impregnato dall’anima e dalle tradizioni giapponesi. Ma questa volta il Team Ninja ha osato percorrere nuove strade, abbandonando le storie guidate per tentare spericolatamente l’Open World di stampo occidentale. Quindi ritroveremo molti modi e schemi serenamente copiati da blockbuster quali gli Assassin’ Creed e The Witcher 3, con i pro e i contro (soprattutto il copia/incolla) che è facile immaginare. Fortunatamente dagli AC hanno ereditato anche l’agilità del protagonista e, soprattutto, la puntigliosa ricostruzione di ambienti e monumenti storici. È particolarmente divertente andare in rete per controllare la corrispondenza di certi templi riprodotti nel gioco con la loro controparte reale. La ricostruzione è sempre molto accurata e l’unica differenza pesante è che nel gioco hanno un aspetto più “antichizzato” e non plasticoso come quelli veri, che spesso sono stati restaurati con eccessivo zelo.
    Un ulteriore pregio del gioco è il completo doppiaggio in italiano. Certamente così si perde una grossa quota di atmosfera ma, anche in Rise of the Ronin, per esempio, sono assai frequenti le fitte conversazioni durante gli spostamenti a piedi o a cavallo. Dal momento che questa “moda” (criminalmente lanciata da Rockstar) rischia spesso di far perdere importanti pezzi della storia o di fa andare fuori strada il nostro eroe, il doppiaggio nella nostra lingua risulta particolarmente utile.
    Niente di eccelso, ma mediamente le voci sono piuttosto adatte ai personaggi. Però può capitare che i doppiatori italiani usino toni concitati mentre i dialoganti continuano a conservare la tipica impassibilità ieratica orientale.
    Invece la realizzazione grafica presenta più di un problema. Se la direzione artistica è, quasi sempre, più che adeguata e i filmati sono mediamente di buon livello, le texture delle parti giocate sono ben lontane da quelle dei Tripla A odierni. Anche attivando il Ray Tracing, non aspettiamoci le folgoranti meraviglie di, per esempio, Ghost of Tsushima che pure era uscito con la generazione precedente di console. Molti ambienti, oggetti e personaggi ci appaiono perciò un po’ slavati e poco definiti. A nostra consolazione possiamo dedurre che questo modesto grado di definizione favorisce certamente la velocità dei caricamenti e che, nella futura edizione PC, si potrà far girare il gioco anche su macchine non aggiornatissime.
    In definitiva: Ronin, Samurai, Shogun e Ninja mantengono sempre il loro fascino, soprattutto se immersi in ambientazioni giapponesi così accuratamente riprodotte. Ma nel complesso Rise of the Ronin patisce un po’ l’eccessiva ambizione degli Sviluppatori che si sono avventurati nei territori, per loro finora ignoti, degli Open World occidentali, creando un ibrido che talvolta mostra un po’ la corda, chiaramente anche per l’ansia di piacere a tutto il mondo. Il livello della scrittura è mediamente buono anche se raramente eccelso, si percepisce chiaramente che gli sviluppatori avevano, finora, fatto solo giochi brevi e improntati sul combattimento e non sull’esplorazione e la scrittura. Non ci resta che vedere se, nel seguito, vistosamente anticipato nel finale, dopo questo primo tentativo il Team Ninja riuscirà a offrirci un prodotto più maturo e innovativo.
     
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  5. WillowG

    WillowG Ombra Grigia Ex staff

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    Oggi ho finito di giocare a... Mass Effect 1 (gioco nuovo e sconosciuto su questo sito, lo so )

    Dopo vari tentativi infruttuosi di giocare su PC (no, ma grazie EAapp ) ho trovato una copia per PS4 e ritornata alle avventure di Shepard e compagnia. E nonostante la soddisfazione e l'emozione nostalgica, buona parte di me non può fare a meno di avere addosso un po' di amarezza, visto come il mondo di Mass Effect è stato trattato nei giochi successivi.

    Razze, luoghi, culture, tecnologie, vizi e pregi del mondo di Mass Effect nel primo promettono una galassia ancora piena di cose da scoprire e da vedere in azione, ma nei capitoli successivi vanno a sparire oppure ad essere ridimensionati in maniera sbrigativa, se non cambiati completamente.

    E devo dire che ora le pecche di scrittura le vedo anche belle lampanti, soprattutto nelle reazioni del Consiglio
    per quanto riguarda i Razziatori. Il modo in cui il Consiglio rinnega così pesantemente ogni singolo pericolo è da meme. No, Shepard cara, non ci crediamo che una sonda Prothean ti ha ficcato delle visioni nel cervello, anche se ogni Asari della Cittadella potrebbe tranquillamente dare un'occhiata alle tue onde cerebrali per capire se è vero...e non abbiamo un membro del Consiglio proprio facente parte di tale specie, no no…

    E poi… Shepard... un'intelligenza artificiale cattiva in una nave altamente avanzata? Impossibile!!! non siamo mica in un universo dove abbiamo i Geth, e dove le IA sono vietate perché pericolose ma che ogni tanto vengono create lo stesso e scappano al controllo (solo in ME1 ne combattiamo due oltre i Geth), o dove la stessa Cittadella è in realtà un enorme manufatto alieno uber avanzato tecnologicamente o dove in metà dei pianeti su cui posiamo piede inciampiamo in manufatti tecnologici fonte di studio...sia mai!!!

    Ri.Di.Co.Lo. Capisco il voler fare dei politicanti i "veri cattivi" della serie, ma veramente ci sono dei limiti alla stupidità di questo terzetto. Ci sta lo scetticismo, sopratutto nella prima parte del gioco (siamo effettivamente signori nessuno che incolpano uno dei loro agenti migliori, è normale che vogliano delle prove), ci sta il non voler divulgare la possibile fine della civiltà alla gente per non scatenare il panico totale, ma questa cosa nel secondo capitolo è esasperata ulteriormente in maniera esagerata.
    Scusate, un sasso che mi pesa nella scarpa da sempre sulla scrittura di Mass Effect, forse di più dei finali Qui Quo e Qua.

    Tecnicamente, la remaster fa il suo buon lavoro: il Character Creator è stato svecchiato un poco, sopratutto nel reparto acconciature, e si riesce a creare con più facilità un personaggio piacevole. Nota dolente sono le luci ed il non poter fare modifiche dopo essere usciti dal CC (la mia povera Sheppa è andata in giro con il rossetto color rosa barbie quando credevo di averle messo un rosa antico non troppo vivace) fino a Mass Effect 2 (dove ho dovuto comunque rifare la mia poveretta perché l’importazione mi ha comunque modificato occhi e sopracciglia, e non ci sono vie di mezzo: o si lascia tutto com’è, si usa il premade, o si rifà di sana pianta).

    Le ambientazioni sono state rifinite e le luci aggiustate, ma anche l’upgrade delle texture poco può fare per alcuni livelli un po’ meh già in origine (per mio gusto). Feros e Noveria sono tristi e poco interessanti dal punto di vista visivo come in origine, così come lo stesso identico prefabbricato usato per tutte le missioni secondarie sui pianeti.

    Le scorrazzate col Mako sono rimaste le allunghe del brodo come lo ricordavo a suo tempo, ciononostante in meno di 30 ore ho completato tutto il completabile del gioco. Ho finito per odiare il minigioco di violazione per aprire le casse ed entrare nei computer: penso di aver passato più tempo con quello che a camminare.

    I dialoghi con i compagni mi sono risultati più scarni di quanto ricordavo, Tali, Garrus e Wrex forse gli unici che portano in tavola qualcosa di più interessante. Non capisco come Liara possa essere stata così amata, blanda com’è. Me lo sono chiesto all’ora, me lo sono chiesta anche a questo giro.
    Kaidan l’ho rivalutato un pochino, lo devo ammettere. Ma ho comunque un Turian che mi aspetta nel resto della trilogia.

    Ho già iniziato le avventure in Mass Effect 2, ma per ora la prima parte della remastered mi ha piacevolmente impressionato.
     
    Ultima modifica: 7 Agosto 2024
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  6. Alice 0.8

    Alice 0.8 Livello 1

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    D'accordo su tutto Willow, anche su Liara. Il personaggio di Tali in ME 2 ricordo che è stato pesantemente cambiato rispetto a ME1: la quarian diventa molto più frivola e appetibile al sesso maschile per renderla romanzabile e potenzialmente scopabile (il che per la natura del personaggio è una sciocchezza ma vabbè. Tanto io romance non ne feci né con Shepard femmina rinnegata psicotica né con shepard maschio nella seconda run).
     
  7. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Che ricordi, Tali era stata la romance del mio Shepard...
     
  8. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    hai ragione e condivido
    Me2 era stato una delle più grosse delusioni della mia vita e ME3 mi aveva appassionato ben poco
    però facendo la laegendry tutta di un fiato mi sono ricreduto: se consideriamo i tre ME un'"opera unica" anche le varianti nella conformazione umorale di alcuni personaggi si può considerare un'evoluzione giustificabile dal passare degli anni
    la trama di ME2, che mi aveva sconvolto per la sua pochezza da serial televisivo (che neanche la splendida parte finale riusciva a riscattare), questa volta l'ho percepita come un utile momento di passaggio verso sviluppi più epici...la presenza dei dlc dimostra che, talvolta, la quantità può arricchire la qualità ecc. ecc.
    'nzomma: per me è stato come se il primo (che all'epoca mi aveva lasciato basito malgrado le sue pecche) avesse riverberato i suoi pregi sui due seguiti
    :emoji_thinking: nin zò se sono stato spiegato
     
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  9. WillowG

    WillowG Ombra Grigia Ex staff

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    Mah, diciamo che siamo nel mezzo: se da una parte lodo storia di base (seppur con pecche) di Mass Effect 1, lo trovo comunque il più debole dei tre giochi: i personaggi sono macchiette e poco sviluppati, con solo qualche guizzo di personalità (Garrus, Wrex, Tali e Jocker per l'equipaggio, Saren e Sovereign per i cattivi, con Benezia che non capisco cosa aveva di ruolo importante tranne le tette per i ragazzetti brufolosi arrapati), un gameplay tremendo, level design da sbadiglio, ma metteva delle fondamenta molto interessanti.

    Mass Effect 2, seppur mettendo nel dimenticatoio molte delle robe interessanti di ME 1 (il razzismo verso gli umani cancellato in un giorno, la questione biotici, un Consiglio decerebrato, e così via) amplia alcune parti (la politica della Flotta Migrante, Omega, i gruppi mercenari, i Collettori ecc.) e seppur con una trama al limite del risicato, si rifà con personaggioni difficilmente dimenticabili ed un taglio cinematografico che ancora adesso ho trovato di qualità simile solo dai Playstation Studios (Naughty Dogs, Insomniac, Sucker Punch ecc.) o dai Ryu ga Gotoku (Yakuza, Judgement).

    Che poi anche quello di buono che ha fatto ME2, il sequel ci sputa sopra dopo essersi soffiato il naso su quanto rimasto da ME1 è palese. ME3 uccide una galassia ed un universo che dopo due giochi lo si poteva considerare appena nato, e vanificare ogni buona cosa di ME2.

    Mass Effect è, a mio parere, un pacco di potenziale inespresso con cui si poteva fare molto di più, anche se ancora adesso è la mia trilogia preferita, e la mia serie preferita dopo Dragon Age.
     
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  10. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    la tua analisi è brillante, profonda e largamente condivisibile, ma questa affermazione mi pare un po' azzardata :emoji_thinking:
     
    Ultima modifica: 18 Agosto 2024
  11. Varil

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    Per me la trilogia di Mass Effect è, in tutte le sue componenti e in tutti e tre i suoi titoli, semplicemente perfetta (ovviamente considerando i finali della Director's Cut e i fondamentali DLC del terzo capitolo).
    Non cambierei una virgola :emoji_heart_eyes:
     
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  12. WillowG

    WillowG Ombra Grigia Ex staff

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    Diciamo che narrativamente, seguendo sempre e solo un singolo filone narrativo (solo la storia di Shepard) spreca un universo che poteva dare molte più storie, e diversificare. Ma hanno scelto di distruggere tutto nel terzo capitolo, tentare una rianimazione (che avrebbe potuto funzionare, e anche bene, se solo fosse stato lo studio originale a lavorarci, e non quello composto dai pivelli che hanno lavorato ad un singolo DLC ed esclusivamente alla modalità multiplayer).
    Vediamo con Epsilon cosa faranno.
     
    Ultima modifica: 12 Agosto 2024
  13. Alice 0.8

    Alice 0.8 Livello 1

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    I miei preferiti di ME ricordo che erano Grunt, Garrus e Tali ma comunque mi piacevano tutti tranne Liara e Miranda. L'unico per cui avevo una profonda repulsione era Legion (non sopporto le IA nemmeno negli rpg). Certo, se avessi sceneggiato le romance di ME 2 tra Shepard e la quarian avrei optato per un amore platonico visto che Tali in teoria sarebbe potuta morire di infezioni microbiche solo per fare sesso con Shepard e francamente non ne valeva la pena. Purtroppo gli americani amore e sesso non sanno dissociarli; infatti nei film moderni in genere l'unica cosa che indica il legame sentimentale tra un uomo e una donna è filmare una scena di 30 secondi in cui scopano.
     
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  14. WillowG

    WillowG Ombra Grigia Ex staff

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    Concordo in toto. Senza contare anche il rischio di shock anafilattico tra dextro e amino... (lungo sospiro verso Mordin ed il suo "non ingoiare").
    Aggiungo anche che avrei proprio cancellato Jacob come romance in toto, o speso due minuti a renderlo un personaggio decente, e non uno stereotipo su due gambe (maschio afroamericano pronto ad ingravidare al primo segno di vagina) e magari fare di Vega una romance completa (visto che Jacob non sa tenere i pantaloni chiusi e manco usare un preservativo, e Thane ha la data di scadenza) senza doverlo far ubriacare perché dopo l'intero gioco a flirtare gli vengono i scrupoli.

    Cielo, se alcune parti di Mass Effect non sembrano uscite dalla classica confraternita universitaria di decerebrati americani.
     
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  15. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    Senza dubbio l’incipit del mio solito mattone, una “premessa”, farà fuggire i pochi superstiti masochisti, ma io continuo implacabilmente a scrivere :emoji_imp::
    tra le mie tante fisse arteriosclerotiche la principale, come sa chi mi conosce, è quella relativa alla localizzazione dei videogiochi. Quando li vedo tradotti (e magari anche doppiati) in più lingue ma non in italiano, vado in berserker e mi lancio in furibonde catilinarie.
    La furia mi induce ad acquistare a prezzo pieno giochi che magari non mi attraggono ma hanno il solo pregio di completamente tradotti nella nostra lingua. Spesso mi hanno fatto subire macabre sconfitte (tipo Miles Morales, Gotham Knights, Suicide Squad e altri, ossia: l’ORRORE! L’ORRORE! :emoji_scream:).
    Con la stessa incoscienza, d’impulso e senza approfondire, ho comprato questo:
    ma questa volta, fortunatamente e inaspettatamente, le cose non sono andate affatto male. Ecco perché.
    IMPATTO INIZIALE:
    dopo un quarto d’ora di gioco ero attanagliato dal disgusto e stavo per disinstallare. Ovviamente ho dato la stura alle imprecazioni sull’attuale “critica videoludica” incompetente e venduta che ne parla con entusiasmo.
    Mi chiedevo affranto: “per che roba ho buttato via un’altra volta i miei soldi?”. Sullo schermo viaggiavano delle immagini frenetiche e tecnicamente impressionanti ma del nulla più assoluto: un paio di bonazze saltellavano asfaltando mostricciattoli assortiti in un tripudio di spade con la scia. Insomma: il trionfo della bombominkiata DOC.
    L’aver resistito si è rivelato una fortuna e l’iniziale sconforto è progressivamente sfumato trasformandosi in stupore.
    Stellar Blade nel complesso è un piccolo miracolo di tecnica, gameplay e narrazione che però comincia troppo tardi a giocarsi le carte migliori. Che sono tante malgrado le inevitabili imperfezioni, manca di originalità e alcune scelte di gameplay mi hanno fatto tremendamente arrabbiare. A cominciare da:
    SALVATAGGI E DIFFICOLTÀ:
    In primis c’è l’infame salvataggio unico. La magra consolazione è che essendo privo di bug non c’è il rischio di dover abbandonare la partita per cause diverse dall’incapacità personale. Se non altro, oltre a qualche (benedetto) auto save prima dei momenti più duri, il gioco salva nei frequenti “accampamenti” (simili ai falò dei “Souls”) dove Eve può riposare recuperando tutte le forze, alcuni medikit e qualche munizione. È sempre presente anche un “negozio” dove acquistare altri oggetti utili (se abbiamo guadagnato i crediti sufficienti) e una stazione per l’acquisizione delle abilità. Talvolta sono presenti anche una cabina telefonica per il (gradito) viaggio rapido e una “Console di riparazione” per potenziamenti vari (se abbiamo acquisito i necessari materiali). Il cambio di abbigliamento invece è possibile in qualsiasi momento in quanto solo estetico. Riposando, però, tutti gli avversari dell’area vengono ripristinati.
    Ma le brutte notizie non sono finite: in primis il gioco ha due finali (si dice addirittura che ce ne sia un terzo segreto). Purtroppo, quando l’ultimo boss ci asfalta inevitabilmente, anche ricaricando l’ultimo salvataggio non è possibile cambiare la scelta decisiva.
    Inoltre, vista l’impennata della difficoltà nella sezione più avanzata del gioco, quando si arriva allo scontro con i nemici più ostici non è consentito tornare indietro per potenziare ulteriormente la protagonista. Non basta: è facile esaurire certi oggetti ed espedienti che potrebbero aiutare a superare le fasi più critiche e non c’è modo di riacquistarli quindi, a ogni tentativo, la battaglia diventa più ardua. Questo farà la felicità dei fanatici dei giochi FromSoftware e dei metrodivania più punitivi, ma può scoraggiare una buona parte della potenziale utenza.
    In realtà, in qualsiasi momento, si può scegliere tra le modalità “normale” e “storia”. Ma quest’ultima resta tutt’altro che una passeggiata.
    I sottoscritto, noto incapace, ha rischiato di mollare tutto a meno di un’ora dalla fine rinunciando a sapere come sarebbe andata a finire. La strada per proseguire era infatti bloccata da una specie di robottone (un po’ tipo quelli di “HZD”) che, una volta sconfitto, ricaricava immediatamente tutte le armi e l’energia :emoji_angry:!
    Gli ultimi boss inoltre si muovono a velocità vertiginose e posseggono abilità che uccidono con effetto immediato e che non si possono parare e talvolta neanche schivare.
    La cosiddetta modalità “Storia” corrisponde a quella “difficile” dei Tripla A medi. Fin quasi alla fine, se si riesce a decifrare tutte le varianti delle varie barre di Eve e degli avversari, si può andare avanti spediti senza morire troppo spesso. Ma con gli ultimi cinque o sei boss le cose cambiano, anche se io sono la testimonianza evidente che anche i più incapaci possono farcela senza ricorrere a cheats (che mentre scriviamo ancora non esistono).
    COMBAT E GAMEPLAY:
    È senza dubbio uno dei maggiori pregi del gioco. Profondo, stratificato, vario, pretende assoluta attenzione e ottimi riflessi. È decisamente conveniente memorizzare l’infinità di combo e di meccaniche, ma soprattutto la parata, che è forse l‘aspetto più riuscito anche se richiede un notevole tempismo e non sempre è efficace. In compenso può riuscire ad azzerare la barra dell’energia dell’avversario, intontendolo e rendendo possibile un’amabile “esecuzione” che gli toglie un’importante quantità di punti/vita. Fortunatamente il gioco, in questi casi, ci avverte con lampi di determinati colori e/o con informazioni a video. È così possibile cercare di schivare i colpi più duri anche se le probabilità di successo sono sempre risicate. Anche la varietà di nemici è, una volta tanto, degna di nota. Nelle opzioni di “accessibilità” si possono anche rendere più digeribili i pochi ma ormai inevitabili QTE.
    Molti troveranno piuttosto ostiche anche le sezioni di parkour e qualche percorso a tempo. In questo caso è tutto un trial&error perché i percorsi non sono mai lineari e manca il tempo per individuare le possibili vie d’uscita. Però, anche qui, bisogna riconoscere l’estrema professionalità (e spesso spettacolarità) con cui queste sessioni sono state confezionate.
    COMPARTO TECNICO:
    mirabile. Pur nell’enormità, complessità e affollamento degli scenari, (su PS5) non c’è mai traccia di incertezza. Il dettaglio è sempre prossimo al fotorealismo anche per gli elementi più lontani e secondari.
    Si può scegliere la qualità grafica tra tre opzioni: “performance”, “bilanciata” e “risoluzione” ma non cambia molto. Forse “performance” sarà preferibile nelle fasi più avanzate del gioco, quando la risposta ai comandi deve essere quanto più possibile immediata, ma abitualmente non si percepiscono differenze nelle prestazioni e nel framerate.
    Certi scenari sono veramente impressionanti sia come ampiezza che come profondità. Statue ciclopiche e regge diroccate son ormai consuete nei post apocalittici, ma fanno sempre la loro porca figura. Il tutto con una magistrale gestione delle luci (talvolta fredde e livide, altre splendidamente solari o con tramonti purpurei) e delle riflessioni.
    Animazioni: più che impeccabili senza compenetrazioni né muri invisibili. Unica ma fortunatamente saltuaria pecca: qualche volta capita che rialzi apparentemente raggiungibili non forniscano il previsto aggancio ai salti di Eve.
    ESPLORAZIONE:
    In fondo è la principale attività di Eve. Andando avanti con la storia visiteremo varie enormi zone, parte a “corridoio” e parte free roaming. In ogni caso sarà sempre opportuno indagare anche negli angoli più nascosti e sulle deviazioni laterali in quanto il numero dei vicoli ciechi è inferiore a quello dei luoghi remunerativi.
    COMPRIMARI:
    Nel corso dell’avventura saremo accompagnati da un paio di seguaci che ci aiuteranno in vari modi, non per combattere ma parlandoci tramite un piccolo e adorabile drone che ci seguirà continuamente e, all’occorrenza, potrà trasformarsi in un’arma a distanza abbastanza potente. La galleria degli NPC è piuttosto nutrita e ben caratterizzata, ma si tratta sempre di elementi di contorno, con psicologie tutt’altro che approfondite (e forse, dato il tipo di gioco, tanto basta).
    SESSO:
    Fin dalle anteprime in rete era esplosa una tempesta perfetta sulle forme e l’abbigliamento della protagonista. La situazione era aggravata dal fatto che la fanciulla copre assai parzialmente le sue forme procaci preferibilmente con straccetti estremamente succinti e tanga praticamente invisibili (nota: la stessa cosa vale per tutti i personaggi femminili).
    Scandalo!
    In realtà è sempre possibile assegnarle pigiamoni estremamente castigati o, addirittura, una divisa da orsacchiotto che le copre anche viso, mani e piedi. Si favoleggia che questa ondata di livido bigottismo avesse convinto i DEV a esercitare una qualche censura e che una patch pre release aveva castigato i capi più spinti. A chi scrive questo non sembra affatto: tuttora sono forniti anche costumini pieni di tagli strategici e (apoteosi!) addirittura una specie di calzamaglia del tutto trasparente che non lascia alcun margine all’immaginazione, al punto che potrebbe creare imbarazzo anche alla più navigata spogliarellista di Las Vegas. Nota: è assolutamente sconsigliabile usarla durante gli scontri in quanto può diventare un grave elemento di distrazione.
    Tra l’altro si nota subito che è stato accuratamente studiato un algoritmo che provoca contenute e ineccepibili ondulazioni ai principali ammassi carnosi della nostra eroina.
    È da notare che in tutto il gioco non è presente alcun accenno a romance né binarie né lgbtqia+ (qualcosa). Infine: tutto questo pseudo moralismo sessista ha i piedi d’argilla: Stellar Blade è un gioco clamorosamente femminista, i personaggi maschili (salvo uno) sono scialbe presenze secondarie mentre le donne sono praticamente tutte delle dominatrici vincenti.
    In questo versante l’unico aspetto che invece non è piaciuto a chi scrive è che, su queste forme così prorompenti è applicato un visino da bambina di 8/9 anni. Faccio outing: purtroppo, forse per problemi anagrafici, sono ferocemente intollerante anche davanti al minimo accenno alla pedofilia e questa mania orientale per le bambine ipersessuate mi ha sempre procurato un pochino di disagio.
    SONORO:
    Anche qui siamo ad alti livelli. Le voci in italiano una volta tanto sono in gran numero e praticamente impeccabili (come se i doppiatori avessero conosciuto il gioco prima di lavorarci). Naturalmente siamo davanti a tutto meno che un dramma intimista, quindi non c’è spazio per picchi recitativi. Ottimi, come ormai sempre, i suoni ambientali. Le musiche variano tra dolci nenie cesellate da vocine femminili (sul sexy/infantile e un po’ soporifere) durante l’esplorazione e un metal piuttosto duro (e niente male) nelle scene agitate.
    NARRAZIONE, LORE:
    Sono gli aspetti che, dopo un po’, più hanno spazzato via la mia diffidenza iniziale. Stellar Blade stenta a ingranare ma è tutt’altro che il gioco superficiale e infantile che credevo all’inizio.
    Presto si capisce che lo scopo principale di Eve è comprendere chi sono e da dove vengono questi misteriosi e terrificanti “Naytiba” che paiono aver quasi completamente annichilito l’umanità. Cercare di conoscerli per contrastarli è l’unica via per salvare i pochi superstiti. Ma, guarda caso, niente è come sembra e le risposte a questi interrogativi sono tutt’altro che semplici e scontate. In fondo, più che di una guerra personale, si tratta di una lungo viaggio investigavo e di conoscenza. I tasselli del misterioso mosaico si ricompongono lentamente, tra sorprese e colpi di scena raramente telefonati, fino alla rivelazione finale che non ha certo l’impatto devastante di altri capolavori post apocalittici (viene alla mente l’archetipo del genere, ossia “Il Pianeta delle Scimmie”), ma segue una rispettabile logica interna.
    Alla fine la trama è più che soddisfacente ma naturalmente è anche tutt’altro che scevra da quelle tipiche e adorabili ingenuità orientali che esplodono in rappresentazioni teatrali paludate. Nel suo lungo viaggio Eve raccoglierà una gran massa di documentazioni e collezionabili che raccontano storie e aggiungono elementi di approfondimento. La quantità di testo è enorme e si possono passare molte ore leggendo: purtroppo la scrittura, pur sempre dignitosa, raramente raggiunge grandi altezze. Quindi la frenesia degli eventi finisce per indurre a trascurare tasselli fondamentali per comprendere il pregresso.
    Stellar Blade è soprattutto una lunga e articolata main, ma in alcune maxi aree le missioni secondarie spuntano come funghi. Fortunatamente si tratta, per lo più, di brevi avventure piuttosto interessanti, abbastanza articolate, quasi mai banali e fondamentali per potenziare la protagonista.
    Purtroppo i DEV del sol levante (in questo caso Sudcoreani) non riescono a imparare la lezione dei TES e le sub si manifestano all’improvviso (quando la protagonista ha raggiunto un determinato livello) con una serie di segnalini che spuntano sulle mappe come funghi. Si tratta del guaio che aveva già afflitto FFXVI e che impedisce molte sorprese impoverendo il gusto dell’esplorazione.
    RUOLO:
    il minimo sindacale. Nella sua crescita Eve può contare su cinque schermate di abilità, ogniuna formata da quattro abilità e da almeno una ventina di incrementi delle stesse. In realtà, se si fanno anche tutte le sub e ci si rassegna a un po’ di grinding, si riescono a guadagnare tutte.
    Scelte? Quasi nessuna. Anche se sommariamente mascherato da Open World, la struttura di Stellar Blade resta a corridoio. C’è una scelta molto drastica che modifica il finale, ma le alternative non le potremo conoscere se non con una “Nuova partita +”. Questa può risultare attraente per merito dell’ottimo combat ma certamente, in un gioco così guidato, mancherà il fascino dell’esplorazione e le continue sorprese.
    IN DEFINITIVA:
    Stellar Blade si è rivelato, per me, una formidabile sorpresa. All’inizio può sembrare un banalissimo e infantile picchiaduro ma, con un po’ di pazienza, si comincia a percepirne l’inaspettata profondità. Trama, ambientazioni e gameplay non sono certamente innovativi, è un prodotto piuttosto derivativo (dai Souls, da Nier Automata, dai Devil may cry, da Horizon Zero Down, dall’ormai inevitabile Blade Runner ecc.) ma i modelli sono comunque nobili e, alla fine, il dosato mix di ispirazioni finisce per generare un’ottima identità e un’impronta quasi originale. Dopo qualche ora di gioco si resta avvinti dall’ipnotica bellezza delle immagini (non solo della protagonista) e dalla mole di “indizi” che costringono ad andare avanti per scoprire i tanti misteri messi sul tavolo. Nel nostro finale, anche se la storia è più che conclusa, si adombra un nuovo viaggio verso un’altra entità superiore che comunque non ha rivelato tutti i suoi segreti e le sue motivazioni. Il mio ditino è già pronto per il preorder di un futuro e immancabile nuovo capitolo :emoji_heart_eyes: (chi l’avrebbe mai detto quando l’ho cominciato!).
     
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  16. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    Questa volta parliamo di: Bramble The Mountain King

    Si tratta di un Indie svedese che vanta recensioni “estremamente positive” su Stem che sono, una volta tanto, del tutto giustificate. Per una volta la mia “piccola recensione” lo sarà davvero visto il tremendo pericolo di spoiler (evitare trailer e anteprime).
    Mi limiterò a dire che si tratta di un action adventure in terza persona con telecamera quasi sempre fissa e il protagonista è un bambino, Ollie, che deve affrontare un lungo e tremendo viaggio (e ho già detto troppo).
    Narrativamente è una miscellanea di leggende nordiche quasi tutte tragiche e terrificanti: se queste sono le favole che vengono narrate ai bambini nelle terre norrene mi domando chi laggiù possa diventare adulto con tutte le rotelle a posto. Dopo un inizio da favoletta bella, precipitiamo in un incubo estremo, macabro, truculento, tra massacri atroci eseguiti con insistito sadismo e il tasso di angoscia cresce al punto di sconsigliare il gioco alle persone sensibili e/o deboli di cuore.
    Pur non essendo un Tripla A, tecnicamente e artisticamente è quasi un miracolo. Impressionante anche il sonoro: necessitano ottime cuffie per apprezzare i suoni posizionali e, oltre alle azzeccatissime musiche originali, sono incastonati anche temi classici e pop. La trovata più brillante e puntuale è forse quella di usare “Nell'antro del re della montagna”, il popolarissimo brano di Grieg (dalle musiche di scena del Peer Gynt di Ibsen) iconico e sarcastico.
    Se proprio vogliamo trovare delle imperfezioni potremmo cercarle nelle animazioni (comunque più che accettabili per un indie a basso costo) e talvolta nella risposta ai comandi, ma chi scrive ha l’impressione che quest’ultima sia una scelta deliberata degli sviluppatori per aumentare la sfida. E ci sono riusciti al punto che, dopo un numero per me eccessivo di tentativi, l’ultimo boss è riuscito a scoraggiarmi, spingendomi ad andare a vedere il finale su Youtube. Ma chiunque sia meno impaziente può certamente concludere il gioco con le proprie forze.
    In conclusione: se avete lo stomaco forte non fatevi sfuggire questo piccolo/grande capolavoro, mi ringrazierete della segnalazione.
     
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  17. Maurilliano

    Maurilliano Sopravvissuto LiberaPay Supporter

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    se fai un altro wall of text questa settimana,
    ti propongo per un ban :emoji_confused:
     
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  18. alaris

    alaris Supporter

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    Il mi piace solo per
    :emoji_joy:
     
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  19. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Almeno non è anche un turpiloquio :D
     
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  20. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    :emoji_smiling_imp: ce l'hai paura eh? lo sai che sono abituato a puntare una pistola alla tempia a quelli che non leggono i miei mattoncini! :emoji_baby: