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I Nostri Scritti

Discussione in 'Lo scannatoio' iniziata da Supernova, 5 Gennaio 2008.

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  1. Varil

    Varil Galactic Guy

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    I sentimenti e la loro essenza divina

    Camminavo lungo stradine di paese in una notte di giugno. Consideravo la possibilità di disvelare la celata bellezza del presente, strappando la maschera del mondo freddo e inerte. Tempo prima, mi era stato detto di cercare il Fantasma della Contemplazione, a tal proposito.
    E pensai che avrei potuto scorgerlo nelle chiazze cristalline e rugiadose dell'istinto, lontano dai pantani e dai fanghi del pensiero pesante. Spesso mi ero scoperto, in passato, pervaso da ondate di creatività, proprio nei momenti di più scarsa lucidità. Come se, scollegando la mia coscienza individuale, potessi accedere ad una mente alveare panpsichica, che fluiva in me incontrollata, come acqua sorgiva benedetta.
    Camminavo sotto le stelle e meditavo sul lato dionisiaco della vita, quello stesso lato dionisiaco che dona vette estatiche e allo stesso tempo trascina con impeto e furore e rovina, come Paolo e Francesca nell'inferno di Dante. Accesi una sigaretta e aspirai profondamente e poi espirai lentamente, col fumo che disegnava motivi astratti attraverso le sue volute sfumate e le loro danze di luce con i fotoni dei lampioni vicini. Come tetto: la volta stellata; fredda, lontana, immobile, eppur magica.
    Dal fumo di sigaretta misto al bagliore dei neon emerse una forma vagamente umana, dai contorni poco definiti, ma con un palese carattere da compassionevole saggio antico.
    "Ben trovato, caro" mi disse.
    "Buona sera, Fantasma della Contemplazione" risposi.
    "Una notte dolciastra respiro nell'aria" mi disse con tono pacato e profondo.
    "Come una torta assaggiata da bambini" concordai, facendo un altro tiro di sigaretta e chiudendo gli occhi per accentuare le sensazioni della fresca brezza serale sulle braccia.
    "Hai smesso di guardare al passato come fosse uno spettacolo mitopoietico? Come un orizzonte mistico di perfezione perduta? Come un piano divino mancato?"
    "Non l'ho mai visto come tale" risposi.
    "Come no? Ed io non ho mai parlato per metafore" scherzò il Fantasma.
    Sorrisi per l'arguzia del mio spettrale compare. Poi ripresi il discorso:
    "Preferisco fondere il tutto in un continuum, dove non vi siano soluzioni di continuità tra gli anni alle spalle, quelli futuri e il momento presente".
    "Un atteggiamento serafico e allo stesso tempo gioioso. Ma non perdere di vista la semplicità della leggerezza e il necessario abbandono dell'iper-razionalismo."
    "Lo so bene. Alle porte dei sogni, quando la mente è privata dei suoi costrutti e delle sue sovrastrutture, i semi-dormienti vedono e comprendono cose meravigliose. Forme e luci private della logica. Immagini in sequenza, puramente emozioni. Come un film di David Lynch. Qualia potenti."
    "Come infilare un ago nell'anima." disse il Fantasma, con tono sognante ma fermo e sobrio.
    "<<Le emozioni sono ciò che più ci avvicina alla sfera divina, a differenza di quella misera coscienza>>. Ho un ricordo ormai offuscato di un neurochirurgo che citava questa frase in una lezione a medicina, attribuendola a Freud. Ma non sono mai riuscito a trovare prove sulla veridicità di tale attribuzione" risposi.
    "Non ha importanza chi l'abbia pronunciata in origine. Piuttosto, è una frase che condivido." disse il Fantasma, "L'eccellenza dell'animo è colorata di sentimenti. Essi, ancor più delle emozioni, son fatti di materia divina. I sentimenti sono potenti quanto le emozioni, ma sono anche intinti nel significato, che è nel suo stato puro".
    "I sentimenti trafiggono come lance, che si estendono avanti e indietro nel tempo, trascendendo l'attimo del percepito" aggiunsi.
    "Il percepito è solo il punto di origine. Il sentimento, massimo nella sua perfezione, ha nel suo complesso l'aspetto di una retta, infinita e non confinabile, se non dalle sue stesse rappresentazioni".
    "I sentimenti possono valicare lo spazio e il tempo. Che arrivino da una realtà antecedente?"
    Il Fantasma ci pensò a lungo, poi mi diede una pacca priva di peso su una spalla e concluse:
    "Non ha importanza. Quel che conta è abbracciarli, anche se infiniti... e noi limitati. I sentimenti non hanno bisogno di razionalizzazioni, né di filosofia, né di scienza. Lo stesso dicasi per i significati. Semplicemente vengono esperiti. Semplicemente non vanno persi di vista. Semplicemente non vanno sprecati. In altre parole, vanno contemplati" e si dissolse in una nebbiolina fuori stagione.
    Gettai la sigaretta, ormai finita. Poi continuai a camminare, da solo, ascoltando i profondi echi dei sentimenti del mio antichissimo e incontenibile animo.
    Sopra di me le stelle, che prima mi erano apparse come fredde e immobili, ora sembravano tremolare, come una ragazzina con le farfalle nello stomaco per la prima volta.
     
    Ultima modifica: 8 Giugno 2025
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  2. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Le mie due giornate con Chiara sono state alcune delle mie preferite di questo tirocinio di anatomia patologica. Sicuramente le ore trascorse con lei sono state i momenti migliori delle mie ultime settimane.

    Quel pomeriggio lei aveva avuto un calo di pressione per via di un caldo soffocante, scarsa idratazione, pesantezza post-prandiale e ciclo mestruale. Quando arrivai nella stanza della microtomia, dove i tessuti campionati dagli anatomo-patologi vengono tagliati in fette di pochi micron per l'osservazione al microscopio, gli strutturati mi chiesero come stesse "la ragazza". Al che, non avendo alcuna informazione a riguardo, risposi col mio solito dark humour:
    "Beh... immagino sia viva".
    Suscitando l'ilarità di alcuni.
    A quanto pare, Chiara ("la ragazza") era ora negli spogliatoi femminili e le colleghe le stavano dando da bere acqua con zucchero. Lei avrebbe dovuto stare in sala di colorazione, ma, vista l'afa, la fecero accomodare con me in microtomia, dove poteva star seduta più comodamente e più al fresco.
    Ovviamente è nella mia indole: l'archetipo della damigella in pericolo sarebbe capace di destarmi da qualunque torpore esistenziale e depressivo, riportando piuttosto a galla i miei istinti cortesi e premurosi e protettivi. La feci sedere e le chiesi come stesse. Lei rispose:
    "Ora un po' meglio", cercando chiaramente di sorridere e non essere un peso per nessuno.
    Lei era seduta dietro di me ed io ero di fronte al microtomo. Come spesso mi capita in questi casi, tirai fuori l'ironia, che è il più efficace antidoto all'esistenza:
    "Se tu avessi bisogno di aiuto probabilmente neanche me ne accorgerei mentre sono concentrato sul microtomo. Quindi se stai per morire, fai un po' di rumore".
    Ovviamente, come molte volte mi capita (almeno quando i problemi non riguardano me), riuscii a sdrammatizzare con successo. E strapparle una risata. Poi le chiesi se avesse dell'acqua con sé, ma non ne aveva. Mi resi conto che era imperativo che io facessi qualcosa di più pratico per lei, non limitandomi a rasserenarla. Quindi decisi di andarle a prendere un succo di frutta al distributore. Le chiesi che gusto avrebbe voluto e le chiesi che problemi psicotici avesse nel preferire l'estathé al limone a quello alla pesca (che a ripensarci non è neanche un succo di frutta, tra l'altro). Ad ogni modo mi alzai, lei mi ringraziò, io le raccomandai di non morire mentre io non c'ero e andai al distributore. Una volta lì vidi varie opzioni ma alla fine optai per una gatorade, perfetta per reintegrare sali minerali e zuccheri anche in condizioni estreme. E pensai "se non le piace, la dovrà bere di forza".
    Tornato indietro le dissi:
    "Questa la bevono i ciclisti sotto il sole d'agosto super disidratati, con questa resusciti. Bevila, perché l'unica alternativa che conosco è una flebo". Lei rise, mi ringraziò di nuovo e iniziò a sorseggiarla. Anche se molto lentamente (questo diventerà tra noi un motivo costante e giornaliero di scherzosi bisticci - il fatto che beva troppo poco).
    Col passare dei minuti, stette sempre meglio. Mi spiegò alcune cose sul taglio istologico, a livello pratico. Poi ci alternammo al microtomo e confrontammo i nostri vetrini, punzecchiandoci costantemente. La salvai anche dal tagliarsi un dito, visto che stava per sostituire la lama senza aver applicato la sicura.
    Adorai la sua presenza. Riuscì a riempire di luce quelle ore altrimenti piatte e noiose.
    Lei ha dei bellissimi occhi verdi e dei capelli biondi. Non è bellissima oggettivamente, direi che è piuttosto abbastanza carina, ma ai miei occhi in quei momenti era assolutamente adorabile. Lei mi ricorda esteticamente un'altra ragazza che conoscevo a medicina più di 10 anni fa, di cui ero invaghito, ma che aveva una personalità tremenda. Lei sembra molto più solare e... beh, normale. Non una personalità borderline, nichilista, meschina, menefreghista e autodistruttiva.

    Anche il giorno successivo siamo stati insieme a microtomia. Anche questo è stato un giorno meritevole dello sforzo di alzarsi dal letto la mattina.
    Sono state due giornate liete, per il mio animo. E di questo, le sono grato immensamente... e in
    maniera agrodolce.
    Mi fa tornare alla mente il concetto delle illusioni leopardiane. Quelle finzioni che la natura saltuariamente fa scorgere ai propri figli, per render loro il mal di vivere più tollerabile.
     
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    amen
     
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  4. Varil

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    Il romanticismo è morto

    Il romanticismo è morto in quest'epoca contraddittoria, sepolto sotto una valangata di ipocrisie e velleità sociali.
    Il romanticismo è morto, pestato a sangue dal femminismo post-moderno e stuprato dai pick up artist maschili.
    Il romanticismo è stato ucciso, avvelenato lentamente e progressivamente dall'apoteosi di umana vanità partorita dai social network.
    Il romanticismo giace sotto terra, inumato dalle epidemie di solitudine, menefreghismo e alienazione del nostro tempo.

    Il romanticismo è morto, macellato dalla cultura red pill.
    Il romanticismo è morto, cannibalizzato dagli influencer pseudo-intellettuali, progressisti ma depensanti; diretti verso il baratro del nulla cosmico.
    Il romanticismo è spirato in silenzio nel momento del consenso informato per un bacio.
    Il romanticismo è crepato nell'assenza di profondità dell'odierno linguaggio.

    Il romanticismo giace in una quiete assordante, deformato e svilito dalla cancel culture.
    Il romanticismo è spazzato via dai tik toker che propinano letteratura spicciola condensata in reel di 30 secondi.
    Il romanticismo è defunto, abbandonato a morire di stenti da tutte le banalità dell'intrattenimento presente.
    Il romanticismo è stato fatto a pezzi da ogni like messo su un culo postato con tanto di aforisma annesso, privo di nesso.

    Il romanticismo è morto, fagocitato dall'iper-sessualizzazione del capitalismo del nuovo millennio.
    Il romanticismo è morto in ogni "menstruating person" scritto al posto di "woman".
    Il romanticismo è morto nella falsità del politicamente corretto.
    Il romanticismo è morto nell'annichilimento dei valori e dei ruoli sia maschili che femminili, un pot-pourri di umana marcescenza e frustrazioni unisex.

    Il romanticismo è morto in ogni dating app - slot machine di esseri umani e tripudio di superficialità.
    Il romanticismo è schiattato ad ogni abbonamento su onlyfans.

    Il romanticismo è collassato nel delirio dell'indipendenza - il cui nome corretto è piuttosto atomizzazione sociale.
    Il romanticismo ha smesso di lottare, di fronte alla definitiva caduta della cavalleria e della nobile virilità.
    Il romanticismo si è spento nel rimprovero e biasimo di un desiderio di protezione nei confronti del gentil sesso.
    Il romanticismo ha abbandonato la partita, nel momento in cui la civiltà ha voluto dissacrare la millenaria poetica purezza di una donna - volendo tragicamente renderla, in tutto e per tutto, tale e quale ad un uomo.

    Il romanticismo è morto, e quel che permane non è che un asettico mercato di pseudo-amore.
    Il romanticismo è morto, sotto l'applauso scrosciante di inconsapevoli, infelici e svuotati subumani di nuovissima generazione.
     
    Ultima modifica: 20 Giugno 2025
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  5. alaris

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    amen...come direbbe il nostro amico effe...
     
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  6. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Comunque rileggendo io stesso i miei scritti, convengo che i racconti siano nettamente più piacevoli da leggere. Più delle poesie, più dei flussi di coscienza.
    Sono quelli che io stesso rileggo più volentieri.
    Purtroppo sono anche quelli più impegnativi da realizzare e io slanci di ispirazione ne ho solo di rado
     
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  7. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    e al cimitero ha una compagnia fin troppo numerosa
     
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  8. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Stavo come al solito passeggiando immerso nei miei pensieri che mi avvolgevano come una coltre calda, in cerca di stimoli profondi.
    Sapevo che ero recentemente ripiombato nella melancolia eterna (a volte si nasconde per un po' ma poi torna sempre a farmi visita).
    Dovevo in qualche modo ridestarmi da questo dolciastro e stomachevole torpore. Stavo cedendo all'entropia e all'assurdismo, ancora una volta. Sono recidivo.
    Mentre la calda estate incombeva, il mondo stava tornando ad apparirmi distante e freddo. E così decisi di andare a fare due chiacchiere con un vecchio amico, che è solito farsi trovare all'ombra di un'antica siepe.
    Giunto lì, cominciai a stuzzicarlo, invitandolo a palesarsi.
    "Babbeo, fatti vedere, su, su!", dissi.
    "Piantala di fare il cazzone e lasciami fare la mia soave pennichella pomeridiana" rispose lo Gnomo Olistico.
    Era il solito vecchio tappetto burbero. Certamente una presenza capace di ravvivare ogni Sala nella Noia.
    "Dai, facciamo due passi, vecchio bisbetico. Sono l'unico che ancora viene a trovarti. Meriterò un minimo di accoglienza, no?" gli risposi con sorriso beffardo.
    "Heh. D'accordo. Facciamo due passi sotto i salici lungo la riva del ruscello".
    Ci mettemmo a camminare come lui desiderava, all'ombra dei salici e lungo il bordo del corso d'acqua.
    "Cosa vuoi, vecchio ragazzo?" mi chiese l'Olistico.
    "Sono ancora impantanato nella melma del non-senso e continuo a ingiuriare la sfortuna" risposi stanco.
    "Buon Dio! Sei veramente uno che ama girare in tondo nella propria esistenza, ah?"
    "L'evoluzione non esiste. La vita avanza in un moto immobile. Il punto di inizio e quello della fine coincidono. L'avanzata è illusione, come quella di Sisifo".
    Lo Gnomo sembrò pensare ad altro e non curarsi della nostra conversazione. Rivolse lo sguardo altrove, oltre il ruscello, strizzò gli occhi e aggrottò la fronte, con l'espressione di uno che non ha più voglia di stare a perdere tempo nella propria vita con questioni frivole.
    Poi disse:
    "Hai perso di vista un punto cruciale: che, come scrisse Camus, Sisifo è in realtà felice. Il fine è illusione. Ma il moto, l'attività in sé reca già tutti gli strumenti necessari per l'appagamento".
    Fu il mio momento di contemplare le parole udite.
    Lo Gnomo continuò:
    "Non perdere di vista la bellezza".
    Sorrisi amaramente e sarcasticamente.
    "I quadretti di gradevole stimolazione sensoriale, naturalistica, fenomenica, restano ancorati al mio intimo e personale reame immaginifico. Ma non discendono mai in questa triste realtà, restano appesi su quel soffitto lontano e trascendente. Oh, quanto amo il dolce sognare! Ma mai una volta che codesti sogni si manifestino ai miei sensi concreti. La bellezza dell'essere non esiste, mi sono stufato di cercarla" risposi.
    Ma lui mi imbeccò:
    "Se tu dai, ricevi qualcosa di significativo. Se ti prodighi, pensi al dare anziché al ricevere, è allora che arrivano i doni dell'universo. Non è vero che la bellezza non esiste, sei tu incapace di generarla! La bellezza dell'essere, mio caro, non è un'entità passiva in attesa di essere disvelata, ma richiede che il soggetto agente la co-crei!".
    Queste parole mi fulminarono, come un lampo a ciel sereno che si triforca a mo' di tridente di un Dio del mare in un afoso, bollente e terso pomeriggio d'agosto.
    Poi continuò, imperterrito, probabilmente ferito nel profondo, filosoficamente e spiritualmente:
    "Hai perso di vista il potere divino del soggetto. È una compartecipazione attiva, creatrice e fenomenica; non un mero esperire passivamente il pre-esistente".
    "Che mi dici della condanna del pre-determinato?" lo imbeccai a mia volta.
    "Una tale concezione... indimostrata e indimostrabile. Non rassegnarti ad essa. Neanche di fronte alla più nera disperazione. <<Infuria, infuria, contro il morire della luce>>". Rispose.
    "Anche la tua visione è indimostrabile" gli dissi.
    "Ma almeno non mi mette i bastoni tra le ruote" concluse lo Gnomo.

    Avevo ottenuto ciò per cui ero venuto. Per cui decisi di ringraziarlo, salutarlo e tornarmene sui miei passi.
    Possibile che avesse ragione lui?
    Che non è vero che la bellezza non esiste, ma che sono io incapace di generarla? Come rimediare allora?
    Mentre mi arrovellavo e mi allontanavo, l'Olistico si voltò di nuovo verso me e mi urlò:
    "Sei leopardiano, no?"
    "Sì" gli urlai di rimando.
    "Allora ho dimenticato di dirti un'altra cosa".
    "Cosa?" gli chiesi.
    "Non arrenderti nel ricercare un'oasi felice nell'arido vero" rispose il vecchio Gnomo, e poi tornò ad appisolarsi con godimento sulla sua amata amaca all'ombra della siepe.
     
    Ultima modifica: 24 Giugno 2025
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  9. alaris

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    Complimenti!
     
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  10. Mesenzio

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    Dare I say...
     
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  11. Varil

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    Che lo Gnomo è un vero chad?
     
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  12. alaris

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    Uno scrive in inglese l'altro risponde chad...usare linguaggio comprensibile anche da noi vecchietti no eh?
    ;)
     
  13. Varil

    Varil Galactic Guy

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  14. f5f9

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    pensavi a me o a Alaris?
     
  15. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Nessuno dei due
     
  16. f5f9

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    non ci consideri sufficientemente olistici? :emoji_tired_face:
     
  17. Varil

    Varil Galactic Guy

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    Sufficientemente gnomi
     
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  18. Varil

    Varil Galactic Guy

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    È anche la mia poesia preferita di Leopardi
     
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  19. f5f9

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  20. Varil

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    Stavo passeggiando sulla spiaggia durante il crepuscolo di un giorno di mezza estate.
    Sapevo che l'avrei trovata lì, vicino alle acque, giacché dalle acque originò sua madre, la Vita.
    La brezza di salsedine e iodio riempì le mie narici, mentre osservavo il dorato rifrangersi del sole sul placido mare.
    Fu allora che la scorsi, nella sua austera solennità, avvolta da una luminescenza blu pallido, e fluttuante a pochi centimetri dalle deboli onde sulla riva, vicina agli scogli.
    Si voltò verso di me e sorrise amabilmente.
    Mi sedetti di fianco a lei, in silenzio, fissando l'orizzonte e scagliando sassi piatti sulle creste spumose.
    "Taciturno come sempre" disse la Fanciulla della Felicità.
    Mi voltai verso di lei con sguardo dolceamaro e la fissai negli occhi. Aveva uno sguardo sognante e mistico, come si addice ad una simile entità.
    "Non è facile trovare l'ispirazione adatta" dissi.
    "A volte basta iniziare. Semplicemente" rispose lei, sorridendo. E si sedette di fianco a me. Il suo bagliore azzurrino mi fece girare la testa. Non seppi se fu piacevolmente o l'esatto opposto, come sensazione.
    Guardai la bellissima entità di fianco a me cercando di penetrare quel suo sguardo capzioso e scorgere una qualche triste consapevolezza nel profondo della sua anima insondabile. Al che dissi, semplicemente:
    "Io... credo di aver finito per detestarti con tutto il mio cuore".
    Lei fu colta da un'espressione di scandalo e sconcerto:
    "E perché mai?".
    "Perché sei la più grande menzognera di questo cosmo, signorina. Sei beffarda e falsa e mistificatrice e manipolatrice e in realtà fredda e distante e totalmente intangibile" sentenziai, e "pizzicai" il vuoto occupato dal suo braccio destro a dimostrazione del fatto che ella fosse, effettivamente, completamente incorporea e quindi non toccabile. Neanche sfiorabile.
    "Il tuo stesso corpo, Fanciulla della Felicità, è un abisso di vuotezza, un'assenza di concretezza, una mera immagine a baluardo estetico di una finzione. Non sei più reale del vuoto, tesoro" aggiunsi.
    La Fanciulla si alzò, sempre fluttuando, si avvicinò al mare sfiorando la superficie della spuma e singhiozzò. Si voltò verso di me, col volto colmo di grosse lacrime e mi urlò:
    "Io sono la materia dei sogni dei viventi! Come puoi rinnegarmi così? Io che sono il barlume di speranza financo dei disperati e abbandonati e reietti, la consolatrice finale di ogni perduto uomo, il faro sommerso nell'oceano nero del caos dell'esistenza!!!".
    Poi continuò:
    "Io sono..." e qui vidi il suo petto gonfiarsi di orgoglio, mentre si strusciava via le lacrime dal viso, e vidi il suo animo riempirsi di vanità, "Io sono la più bella delle umane emozioni. Senza di me, agli esseri coscienti l'esistenza apparirebbe intollerabile".
    Io sorrisi sarcasticamente e le dissi:
    "Peccato che, mia cara, agli esseri più in alto nella gerarchia della consapevolezza, perfino con la tua ipocrita presenza, l'esistenza appare comunque intollerabile".
    "Perché mai?" chiese lei.
    "Perché tu, menzoniera e fasulla, sei un cammeo mal riuscito, la regina dell'impermanenza, l'invereconda zingara dei sentimenti. Disegni ammalianti quadretti e poi ti nascondi nell'ombra. Sei fugace, più caduca della vita stessa. Sei un mito luminoso raccontato in notti di tenebre per non spaventare gli uomini-bambini e spingerli a perseverare. Non hai essenza, sei inconsistente. Sei l'ectoplasma della psiche già trapassata. Perché, mia vecchia amata, non sei capace di reggere un solo cerino al Dolore, quel leviatano di concretezza e tangibilità. Tu, invece, sei tenue illusione".
    La Felicità rimase frastornata dalla mia accorata invettiva. Sembrò adombrarsi e invecchiare improvvisamente di millenni. Poi sorrise malignamente e mi sussurrò all'orecchio:
    "Miliardi di esseri nell'infinità dello spazio e del tempo mi hanno sempre adorato e venerato. Io sono la sola salvezza delle creature condannate al finito. Chi credi di essere tu, piccolo bambino querulo, che giungi a rinnegarmi e osi così follemente ingiuriarmi?".
    "Tu sei la somma illusione. Tu inganni e poi scappi, senza voltarti indietro. Non sei reale. E come potresti esserlo? Non duri mai troppo a lungo; e una volta cessata, disveli la finzione sottostante. Nella storia dell'umanità ci sono stati olocausti, genocidi, totalitarismi, malvagità di ogni sorta - in breve, l'inferno assoluto sulla terra. Gli uomini si son prodigati (interi popoli, bada!) nel far soffrire e massacrare financo milioni di povere anime, tutte nello stesso tempo. Quando mai abbiamo visto il contrario e quando mai potrebbe accadere? Quando, mia finzione, il genere umano si è mai invece prodigato nel donare felicità e amore a milioni di persone nello stesso momento? Quando gli uomini hanno mai manifestato altrettanta solerzia, altrettanto zelo, speso altrettante energie, risorse e tempo nel cercare invece di rendere la terra un paradiso, anche se solo per poco? Quando mai una tale social catena si è palesata e quando mai si paleserebbe, su questo globo terracqueo fecondo di demoni sin dall'alba dei tempi? No, il dolore è reale, concreto, tangibilissimo, duro come il diamante, capace di lacerare ogni cuore e perforare ogni coscienza. Tu, d'altro canto, sei totalmente evanescente, non posso neppure sfiorarti. Tu, mia cara, sei patetica e non esisti".
    Attraverso queste mie parole, la Fanciulla fu ferita a morte. In silenzio assoluto, con volto funereo, semplicemente si levò, fluttuò e si diresse verso la bruma all'orizzonte, sopra le acque, allo scopo di ricongiungersi con sua madre, la Vita, che da quelle stesse acque, eoni fa, era stata generata.
    E capii in quel momento, guardandola allontanarsi di spalle, che mi sarebbero mancate terribilmente, lei e quelle sue meravigliose illusioni. E piansi anch'io, osservando il sole ormai tramontato.
     
    Ultima modifica: 4 Luglio 2025
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