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I Nostri Scritti

Discussione in 'Lo scannatoio' iniziata da Supernova, 5 Gennaio 2008.

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  1. hex alby

    hex alby Ex staff Ex staff

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    veramente bella! adoro questo tipo di storie che hanno un punto di vista particolare e lo si scopre un poco alla volta...  mi hai fatto venire in mente delle idee che avevo abbandonato tempo fa...

    a parte gli spazi che mancano dopo le virgole e i punti (che magari è solo colpa del copia incolla, è una cavolata ma sono le regole della dattilografia XD) l'unico punto su cui forse lavorerei è il passaggio dopo che viene "infilzato", non va affatto male, ma secondo me c'è spazio per ampliare un po' la descrizione del nuovo ambiente, giusto anche per marcare un po' di più il passare del tempo tra la prima situazione e la seconda.

    Comunque è più un problema di effetto se vogliamo e varia molto da persona a persona.
     
    Ultima modifica da parte di un moderatore: 5 Luglio 2013
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  2. KillingJoke91

    KillingJoke91 Il guerriero nero. Ex staff

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    La formattazione del testo è andata persa in effetti (a forza di newsare per il sito ho imparato :asd: ). Per il resto ci avevo pensato poco dopo, ma sul momento ho scritto di getto e in preda all'ispirazione. Comunque grazie del suggerimento :)
     
    Ultima modifica da parte di un moderatore: 5 Luglio 2013
  3. Endes

    Endes Ex staff Ex staff

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    Il commento di Alby, mi ha incuriosito e l'ho letto. Simpatico, mi ricorda il punto di vista di un cane, non so se avete mai letto "Abbaiare stanca" o "Lampo" tutti libri che parlano di cani (da piccolo ero fissato con gli animali) e il tuo racconto assomiglia molto a quello stile. :asd:
     
  4. MAGE divinity

    MAGE divinity Livello 1

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    dovrei postare la mia ultima storia quando sarà finita ?
     
  5. NonTrovoUnNome22

    NonTrovoUnNome22 Il supervillain di RPG Italia (Platinum version) Ex staff

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    Abbaiare stanca l'ho letto anch'io.

    E odiavo Mela. :pokerface:
     
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  6. MAGE divinity

    MAGE divinity Livello 1

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    ragazzi è ufficiale non scriverò qui per un bel po massimo postero qualche vecchia storia. Sto scrivendo una raccolta di racconti 
     
  7. Maurras

    Maurras Wanna be Elf , but proud to be Hobbit ! ;)

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    Torno oggi con un racconto autoconclusivo ;)

    Avvertimento: Questo è ciò che scrive una mamma, dopo più di 100 ore passate

    a NewVegas che ha ancora in testa i bei ricordi di Morrowind ed Oblivion ^_^

    Risultato: Follia di genere misto :p

    Buona lettura :)

    La Guerra, la Strega ed il Negromante
     ​
     ​

    Per Norah fu uno dei risvegli più assurdi che potesse ricordare. Quando aprì gli occhi, le ci volle diverso tempo prima di rimettere assieme tutti gli eventi che l'avevano condotta fin là. Ancora seduta a terra nel pavimento di quell'aula, osservava freddamente ciò che rimaneva della sua vecchia scuola, prima saccheggiata e abbandonata, ora in rovina. Su quel materassino da ginnastica logoro, adagiato accanto alla lavagna appesa al muro, aveva dormito fino al tramonto. Una debole luce, dal cielo di colore azzurro chiaro, entrava dalle imposte rovinate, creando un aspetto più sinistro che malinconico. Ogni cosa era infatti ricoperta da molti strati di polvere e parecchi banchi giacevano riversi o a pezzi. Si lasciò sfuggire un sorriso amaro. Fino a meno di dieci anni prima, una cosa come un esame a sorpresa l'avrebbe messa in panico ed ora avrebbe pagato per poter essere nuovamente là a lamentarsi di questo o quel professore con la sua compagna di banco.

    Si rimise in piedi, domandandosi come fosse potuto succedere tutto ciò.

    Pochi mesi prima si era scatenata la Ribellione, le scuole furono tra le prime istituzioni ad essere devastate dai Liberisti. Tutti i centri di potere erano caduti come le foglie in autunno. L'esercito, troppo impegnato nella campagna di conquista della Nuova Sfera, non aveva fatto a tempo a tornare per dare man forte alle squadre di polizia, le quali in svantaggio fin dal primo momento, decisero infine di schierarsi con le ragioni dei golpisti, che a detta loro dovevano difendere i diritti del popolo.

    Il mondo era velocemente caduto in uno strano stato di caos ed anarchia, i pochi Seniors sopravvissuti si erano rifugiati sulle grandi città-astronavi in orbita attorno alle due lune, in attesa dei rinforzi. I capi dei Liberisti invece avevano occupato le sedi governative, prendendo in pugno la gestione del sistema di difesa e chiudendo le frontiere al traffico commerciale. Si battevano per la restituzione dei diritti civili e delle libertà, da troppo tempo negate alla popolazione. Tuttavia tale sorta di Auto-embargo, a distanza di nemmeno sei mesi, aveva portato alla fame la stessa gente che si voleva salvare dalla dittatura.

    'Ci sarebbe mai stato un futuro?' Con questa domanda nella mente, la ragazza vagava lontano con lo sguardo, affacciata ad una finestra priva di vetri. Una leggera brezza, smuoveva i suoi capelli castani, un tempo lisci come seta, ora selvaggi e spettinati. Si era tagliata la frangia troppo lunga con delle vecchie forbici e ora le ricadeva al di sopra dei grandi occhi neri in ciocche sfilacciate di diversa lunghezza. Un tempo aveva creduto di essere la persona più felice del mondo ed adesso era ridotta a rubare e vivere di espedienti. Odio e tristezza, rassegnazione e voglia di distruggere tutto. Si trascinava giorno per giorno senza sapere da quali sentimenti dovesse lasciarsi guidare. Voleva sperare, ma la Speranza in quei momenti sembrava proibita e lontana, troppo lontana.

    Era cominciato tutto il giorno del primo anniversario di nozze. Lei e suo marito la sera avevano festeggiato nel miglior ristorante della città. Una piccola follia che era costata un mese di stipendio. Poco prima di addormentarsi l'uno tra le braccia dell'altra, lei gli aveva confidato il più bello dei segreti. La loro era la Felicità, proprio come quella delle soap-opera.

    A notte fonda il primo boato li aveva svegliati come una secchiata d'acqua gelida. Il suono del telefono di Robb che si mescolava alle esplosioni che impazzavano per la strada, aveva dissipato i loro sogni in attimi di puro terrore. La città, la loro città, dove per ventisei anni erano cresciuti assieme, si era trasformata nel peggiore degli inferni. Lui si era vestito alla velocità della luce ed era corso via senza nemmeno prendersi un caffè. Un minuto dopo lei come in trance, dalla veranda di casa aveva guardato senza capacitarsi di ciò che succedeva, la loro auto venire devastata da un razzo sparato dai ribelli. La sua unica colpa: lavorare nella polizia. Non una lacrima era uscita dai suoi occhi e le immagini della fuga erano diventate in breve un ricordo confuso.

    Doveva salvarsi e proteggersi, doveva soprattutto proteggere la cosa più importante. Poco importava quale sarebbe stato il prezzo. Avrebbe pianto in un altro momento.

    In quegli ultimi mesi, aveva vissuto per le strade come una mendicante e come una ladra approfittava di qualsiasi cosa le venisse offerta o potesse prendere facilmente. Evitò di dormire troppe volte di seguito nello stesso posto. Gli alloggi di fortuna nei ruderi di ciò che un tempo erano palazzi di lusso non mancavano. Delle volte fu anche ospitata da qualche persona amica che la riconosceva.

    Pochi giorni prima mentre passeggiava in un mercatino improvvisato, uno strano uomo di cui non riuscì a vedere il volto, le aveva messo in mano le chiavi della vecchia scuola sulla riva del lago, con un biglietto in cui la invitava gentilmente a raggiungerlo. Lei aveva accettato il tutto senza nemmeno tentare di fermarlo, sotto lo sguardo allibito della cugina che si guadagnava da vivere rivendendo roba usata.

    Dimmi che non ci andrai!” Le aveva quasi gridato in faccia, quel posto aveva una pessima reputazione. Ma l'unica reazione che aveva provocato in Norah, fu una semplice alzata di spalle. “Non lo so...” aveva riposto in tutta sincerità.

    Ora, mentre usciva da quell'aula si chiedeva quanto potesse essere sicura quella sistemazione. I mesi erano passati velocemente e la creatura che portava in grembo era cresciuta. Di lì a poco non sarebbe riuscita più a cavarsela da sola, i suoi passi un tempo agili diventavano ogni giorno più pesanti e sofferti.

    Era stanca, ma soprattutto furiosa. La semplice parola 'Rabbia' non bastava a descrivere ciò che provava. Non più sangue, ma fuoco liquido scorreva nelle sue vene, dandole la forza di cui aveva un disperato bisogno. La guerra civile le aveva portato via tutto e i Liberisti non erano meno dittatori dei Seniors, i politici ormai costretti all'esilio. Non aveva mai odiato nessuno ed ora odiava entrambi. I primi per averle rubato la felicità e per la loro incapacità di garantire la pace e il benessere, che tanto avevano promesso. I secondi invece per loro cecità, avidità ed idiozia che avevano portato a quel golpe così assurdo e violento.

    Dei suoni all'improvviso la riscossero dai suoi pensieri. Non era sola. Si rese conto che l'aula dove si trovava era vicino alla palestra. Pensiero e azione si fusero in un solo gesto. Passò il corridoio senza quasi vederlo. Arrivata alla meta, andò a rovistare tra gli armadietti dove un tempo erano custoditi gli attrezzi da ginnastica. Sperava di trovare almeno una mazza da baseball, ma a parte qualche palla sgonfia non c'era molto altro. Uscendo da quell'ennesimo mucchio di polvere e rifiuti, i suoi occhi si posarono su un vecchio spazzolone per pulire i pavimenti. Senza pensarci due volte, ne smontò il manico di legno e decise che avrebbe provato a difendersi con quello.

    Iniziò a perlustrare la scuola con quell'arma improvvisata tra le mani. Nel frattempo il cielo si era inscurito, ma non troppo: a farle da illuminazione la seconda luna, ormai piena che sovrastava silenziosa il vecchio edificio.

    Girò di aula in aula fino ad arrivare nell'ultima stanza del primo piano, vicino a delle scale. Sorrise al ricordo che quel posto era un tempo il tanto temuto ufficio della presidenza. L'odore della carta ammuffita degli schedari si sentiva ancora forte, nonostante tutto il caos che vi regnava adesso. Avvertì il rumore di alcuni passi, proprio sopra la sua testa. Chiunque fosse, era salito per primo. Uscì come un fulmine, scalando i gradini anche due o tre alla volta.

    Le era venuto il fiatone ma non ci badò. I rumori si erano interrotti, ma aveva già capito in quale aula dovesse andare. La porta in parte scardinata era appena poggiata allo stipite. Le diede uno spintone, facendola rovinare a terra.

    “Fatti vedere o peggio per te!” Minacciò entrando. Le mani strette sul bastone fino a far sbiancare le nocche.

    Il grido di un ragazzino fu la risposta a quell'intimidazione. “Ti prego non farmi del male...” Piagnucolò immediatamente.

    “Scusami... io... non volevo spaventarti.” Balbetto lei tra l'imbarazzo e lo stupore. “Cosa ci fai qua?” Chiese sentendosi a limite dell'idiozia. Il piccolo non poteva avere più di otto anni, era magro coi capelli scuri tagliati corti, ma come tanti altri suoi coetanei aveva già lo sguardo di un uomo adulto.

    “Ci abito...” Rispose fissandola ora con curiosità. Se avesse ancora del timore, non lo dava più a vedere.

    “Mi dispiace davvero... Non immaginavo ci fossero bambini qua dentro.”

    “Però anche tu hai avuto paura. Da quando il mondo è impazzito siamo tutti sottosopra. Non fa nulla”

    A quelle parole, Norah si mise a sorridere. “Sembra che tu capisca le cose meglio di me.” Sospirò, ritrovandosi a pensare che a volte la saggezza si trovava nelle persone più improbabili.

    “Sei entrata col le chiavi, vero?” Quella domanda-affermazione la colse di sorpresa.

    “Come lo sai?”

    “La porta principale è speciale. Se uno prova ad entrare senza la chiave, salta tutto. L'ha fatta lo zio.” Spiegò lui.

    “Tuo zio per caso indossa un capello nero?” In effetti il capello era l'unica cosa che ricordava dell'uomo che l'aveva invitata là.

    “Non è veramente mio zio!” Scherzò il piccolo. “Però si, è lui. Mette sempre quel brutto cencio quando esce.”

    Non aveva molto altro da chiedere. Si sedette in silenzio su ciò che restava di una sedia, cercando di mettere insieme qualche pensiero un po' più utile. Come sempre il sospetto si mise subito in moto. 'Possibile che questo tizio aiuti donne e bambini, senza volere nulla in cambio?'

    Stava per rimettersi a parlare, quando un boato improvviso fece scattare entrambi in piedi allarmati. “Merda! Ora che succede?!” Il suono delle esplosioni le faceva ribollire il sangue più di ogni altra cosa.

    “Era la porta principale...” I rumori non cessavano e la voce del bambino si sentiva appena. Per un momento era sbiancato, ma subito si era messo a frugare le sue tasche alla ricerca di qualcosa. Ne estrasse uno strano telecomando di colore nero. Lo aprì rivelando al suo interno alcune compresse. “Scusami, ma io me la squaglio!” Disse mandando giù una di quelle pastiglie, premendo contemporaneamente un bottone del dispositivo. In meno di un secondo, scomparve alla vista.

    “Che diavolo!?”

    “Lo zio la chiama magia scientifica...” Furono le ultime parole che riuscì a sentire. 'Total Stealth Il ricordo affiorò al volo nella sua mente, ne aveva sentito parlare, ma credeva fosse roba sperimentale dell'esercito e certo non avrebbe mai pensato di vederne un prototipo dal vivo.

    Nel frattempo ai rumori si aggiunsero delle voci. Una banda di almeno sei persone, o forse più, si era introdotta nell'edificio.

    “Ehy bellezza! Lo sappiamo che sei qua !” La voce rauca di un uomo, forse il capo riecheggiava nel corridoio.

    Com'era possibile : davvero cercavano lei ? L'avevano seguita? L'invito era in realtà una trappola?

    Scioccata ed incredula, abbandonò al volo tutte quelle domande per cercare un posto per nascondersi. Erano troppi per combattere, ma doveva comunque provare a mettersi in salvo in qualche modo.

    “Se fai la brava non ti succederà nulla!” Gracchiò intanto una voce femminile.

    Il gruppo si muoveva facendo un gran fracasso, qualcuno ogni tanto inciampava. Nulla di strano che fossero tutti strafatti. Ormai era diventato quasi più facile procurarsi le droghe che il cibo.

    Norah si muoveva silenziosamente nel secondo piano, trattenendo il respiro ad ogni passo. Aveva deciso di raggiungere il sottotetto, ed ora cercava la scaletta d'accesso, non molto lontana da uno dei ripostigli. Passando davanti ad una finestra si accovacciò per evitare che qualcuno dall'esterno potesse notarla. Alcune nuvole nel cielo intanto oscurarono la luna ed il corridoio dove si trovava piombò nel buio più totale. Quando si rimise in piedi rallentò il passo, sapeva che presto ci sarebbe stata una svolta ad “L”. Al primo tentativo di girare, toccò leggermente il muro con il fianco destro, al secondo invece, appena un passo dopo, andò bene.

    In quei momenti si pentì amaramente di non essersi ancora comprata un'arma da fuoco. Quasi tutti ne avevano almeno una. Sapeva che anche a lei sarebbe toccato provvedere al più presto, ma aveva sempre rimandato. Del resto quando si hanno appena i soldi per il cibo, era normale che tutte le altre cose passassero in secondo piano.

    La strana caccia proseguiva e i suoi inseguitori si erano fatti più silenziosi. Dai pochi rumori che si sentivano, sembrava che stessero ancora perlustrando il primo piano, mentre lei era finalmente arrivata alla porta per la mansarda.

    Non appena l'aprì, una macabra sorpresa la fece urlare. Il cadavere di ciò che un tempo era stato un uomo, le era crollato addosso sporcandola coi liquami nauseabondi delle carni ancora in decomposizione. Si diede mille volte della stupida per il modo in cui aveva appena segnalato a tutti dove stava ed iniziò a correre indietro verso una scala dall'altra parte del piano.

    In poco tempo i delinquenti le erano arrivati alle costole. Mentre continuava a correre disperatamente lungo il corridoio, trovò un momento per girarsi, riuscendo così a riconoscere l' abbigliamento in pelle tipico dei mercenari e degli sciacalli.

    In un attimo di macabra ironia pensò che aveva un ché di confortante sapere che sarebbe morta per mano di comuni criminali e non catturata dai Liberisti.

    Ormai stanca di quella inutile corsa Norah si fiondò dentro l'ultima aula rimasta. La caccia era conclusa e lei era nuovamente attaccata al davanzale di una finestra. I delinquenti, un gruppo di otto persone, intanto l'avevano circondata, stavolta senza fare alcun commento.

    Guardò fuori dalle imposte rendendosi conto che si trovava esattamente sopra lo specchio d'acqua del piccolo lago, in un punto in cui la riva era interamente composta di grandi rocce. Una fossato moderno per un castello mai esistito. Diede le spalle al varco e guardò con decisione il loro capo dritto negli occhi.

    'Non ti renderò la vita facile, bastardo!' Non aveva pronunciato una sola sillaba, non ce n'era bisogno. Stava valutando l'ipotesi di tuffarsi, tuttavia si chiedeva se lanciandosi da là avrebbe raggiunto l'acqua indenne oppure se sarebbe stata morte certa per lei e il suo bambino.

    “Abbiamo sprecato fin troppo tempo...” Annunciò l'uomo che aveva appena sfidato con lo sguardo. Non era molto alto, ma attraverso gli squarci della vecchia divisa che indossava si intravvedeva un fisico ben allenato. Una brutta cicatrice segnava la sua guancia destra, ma non aveva uno sguardo malvagio. La raggiunse con la semplice intenzione di catturarla viva. I propri compagni smaniavano per potersi scatenare, ma una sola occhiata bastò a tenerli a bada come cani bastonati. Per il poco onore che gli era rimasto come ex-veterano, quello sarebbe stato sicuramente un lavoro di cui avrebbe fatto volentieri a meno, ma erano tempi in cui non poteva permettersi di fare lo schizzinoso.

    “Tu ora vieni con noi” Disse con calma prendendo con gentilezza il polso destro della ragazza. Lei invece, che con tutta la rabbia che si portava dentro non riusciva ad arrendersi, cominciò a lottare come posseduta.

    Lasciami!” Gridò isterica, mentre alcune lacrime scorrevano sul suo viso.

    “Calmati, non voglio farti male!”

    Ma era come parlare ad un muro. L'uomo riuscì ad afferrarle anche l'altro polso, ma il solo risultato che ottenne fu una crisi peggiore. Norah completamente fuori controllo cercava di colpirlo in tutti i modi. Alternava calci e testate a strattoni per svincolarsi a tutti i costi. Non ottenendo risultati, in un ultimo disperato tentativo, calò coi denti sull'avambraccio del mercenario. Infierì con ferocia fino a strappare via pezzi di carne. Lui la cacciò indietro per liberarsi e lei precipitò giù dalla finestra.

    “Merda!” Fu l'imprecazione che sentì in lontananza.

    'La fine?' La sensazione di cadere era strana. Troppo strana. Percepiva le cose attorno a se come se si muovessero al rallentatore. Non aveva una visione chiara di ciò che le stava attorno e si sentiva come fosse avvolta nell'ovatta. Era quasi certa che di lì a poco tutto sarebbe andato perduto, quando all'improvviso percepì un intenso calore provenire dal suo stesso corpo. Il cuore batteva lento e calmo un ritmo ipnotico che sembrava dirle “Non aver paura”

    Chiuse gli occhi che il suolo era ormai prossimo ed invece di schiantarsi, si ritrovò a galleggiare a mezz'aria. Li riaprì stupita, non riuscendo a capire cosa stesse accadendo. Guardò verso l'alto individuando la finestra da cui era caduta e notò che sul tetto della scuola era comparso qualcosa o qualcuno.

    Quell'essere che superava i due metri d'altezza, aveva una postura talmente immobile da potersi scambiare per una statua. Allo stesso tempo sembrava sia umano che non. Solo dalla posizione della testa si capiva che la stava guardando, anche se il volto rimaneva celato nell'oscurità di un cappuccio. Dopo attimi che parvero secoli, sollevò lentamente una mano coperta da un guanto e in quell'istante lei cominciò a risalire. Nessuna luce o effetto aveva annunciato quella magia o qualunque cosa fosse. Se prima aveva temuto i delinquenti, ora avrebbe dovuto essere terrorizzata dal nuovo arrivato, invece si sentiva al sicuro. 'Che sia lo Zio?' Si chiese mentre veniva portata su.

    “State bene” Ma non era una domanda. Norah, appena atterrata sul tetto accanto allo strano essere , avrebbe voluto chiedere mille spiegazioni, ma egli le fece cenno di tacere e subito prese ad intonare una specie di nenia in un lingua mai sentita. Una voce maschile calda e melodiosa, carica di un qualcosa che incuteva terrore e brividi allo stesso modo. La schiena le divenne subito gelida e pregò con tutto il cuore che quella creatura fosse realmente dalla sua parte.

    In poco tempo le nuvole in cielo si moltiplicarono fino a creare l'oscurità più totale. Strane forme si materializzarono nel cortile al di sotto di loro. Non si distinguevano bene, alcune sembravano antropomorfe, altre animalesche, qualcuna volava e altre strisciavano come i serpenti. Non appena il canto terminò, tutte quelle mostruosità si riversarono fameliche all'interno dell'edificio. Per pochi minuti ci furono soltanto grida e atroci lamenti, come se un pezzo dello stesso inferno si fosse scatenato dentro la scuola. Subito dopo quei suoni disumani, calò il silenzio più assoluto, se possibile ancora più terrificante dell'agonia appena sentita.

    Norah crollata sulle proprie ginocchia cominciò a piangere senza più fermarsi. La sua pelle ancora accapponata era scossa da brividi. Singhiozzava come una bambina. Era come se in quel momento stesse lasciando finalmente andar via le lacrime trattenute per troppo tempo. Anche tutta la rabbia accumulata si era dissolta lasciando posto al vuoto ed alla disperazione.

    Avvertì una mano calda poggiarsi sulla sua spalla sinistra. “Torniamo dentro” Disse piano la persona che l'aveva appena salvata. Adesso non sembrava più tanto alto e il cappuccio abbassato aveva messo in luce il volto di un uomo di circa quarant'anni dal fisico magro e asciutto. Portava i capelli corti, quasi del tutto bianchi, appena pettinati all'indietro e i suoi occhi di colore blu scuro, avevano un ché di familiare.

    La luna era tornata a splendere come se nulla fosse accaduto e i due camminarono piano sul tetto fino a raggiungere una delle botole di accesso per la manutenzione. Appena scesa la scaletta, si trovarono in un ambiente confortevole illuminato da diverse luci alogene, pulito ed ordinato. Il bambino di prima, li aspettava accomodato su una sedia accanto ad un tavolo di alluminio rotondo.

    “Tutto bene Sam?” Chiese lo strano 'Padrone di casa'

    Il suo sorriso innocente bastò come risposta e subito dopo si allontanò in una parte remota del sottotetto dove erano sistemate alcune brande di fortuna.

    Il piccolo, in apparenza completamente immune a ciò che si era scatenato poco prima, si addormentò in pochi istanti, mentre Norah ancora sconvolta ed incredula, su invito di quell'uomo si sedette su un divanetto logoro.

    Il suo ospite si avviò al frigorifero e tornando le offrì una bevanda al gusto di limone. Rimasto un istante ad osservala, si sedette nel posto libero accanto.

    “Da dove sarebbe più facile per te?” Chiese ben sapendo che le domande sarebbero piovute a quantità industriali.

    “Chi siete, che... cos'erano quelle COSE ?!”

    “Naturale che tu lo chieda.” Osservò lui, soppesando i termini che avrebbe dovuto utilizzare. “Non scenderò in dettagli per te incomprensibili. Quella cui hai assistito è un arte arcaica. Praticata dagli sciamani fin dall'alba dei tempi, se così si può dire... Alcuni la chiamano magia, altri potere psichico.” Sospirò facendo una pausa. “Ho evocato dal piano dello spirito i loro stessi incubi.” Spiegò facendo riferimento ai criminali “Cos'è ne è stato di loro, puoi benissimo immaginarlo.” Concluse mostrando pietà per quei disgraziati.

    “Perché mi avete salvato?”

    “Non sono stato io a salvarti...” La colse di sorpresa lui, facendole sgranare gli occhi dallo stupore. “La tua bambina: è stato il suo potere. Io ti ho soltanto riportato su, ma è stata lei a fermare la caduta, un istante prima che arrivassi...”

    B-Bambina ?! Come fai a saperlo? Istintivamente si portò una mano sulla pancia. 'Che cavolo sta dicendo, non ho mai fatto un ecografia!' Pensò senza avere il coraggio di fiatare.

    “Si Norah. In te sta crescendo una potente Strega o Maga se preferisci il termine...” A quelle parole lei lasciò cadere il bicchiere. “Come conosco il tuo nome?” Scherzò lui per sdrammatizzare, notando la sua faccia ancora più sconvolta. “Potrei dirti che certe cose le so e basta, perché fa parte delle mie capacità da negromante... ma in questo caso non sarebbe del tutto vero. Mi chiamo Nathaniel. Nat Mitchell. Ora dovresti aver capito chi sono.”

    “Non è possibile. Stai mentendo: Nat è morto più di dieci anni fa!” L'accusa era partita ancora prima di ogni pensiero, ma quello strano uomo si limitava a sorridere, rimanendo calmo.

    “Quando scegli Questa strada...” Disse mostrando la mano destra, che da normale divenne scheletrica “...devi morire agli occhi di tutti. Soprattutto a quelli dei tuoi cari.” Confessò parlando piano, senza nascondere un velo di nostalgia, mentre la pelle ricopriva le ossa con la stessa rapidità cui era scomparsa.

    Lei che ancora non riusciva a credere di trovarsi davanti il fratello di Robb, ora non sapeva più se rimettersi a piangere, o fuggire via da tutte le mostruosità appena vissute. Dice la verità?' Si rispose che in ogni caso se avesse voluto farle del male, probabilmente lo avrebbe già fatto.

    “A questo punto, credo ti ci voglia qualcosa di più forte..” Propose Nathaniel andando a prendere altro dal frigo.

    “Solo un goccio, però.”

    Assieme al rhum, portò anche da mangiare: dei toast e qualche spiedino di iguana. “A pancia piena, dovrebbe essere più semplice parlare...” Ma non fece a tempo a finire che Norah si era già avventata sul cibo. Erano passate circa ventiquattro ore dal suo ultimo pasto caldo e nelle sue condizioni, il digiuno era difficile e pericoloso da sopportare.

    Finirono col mangiare in silenzio, mentre lei cercava inutilmente di schiarirsi le idee. Lui preferì attendere con pazienza che fosse la giovane a riprendere il discorso.

    “Chi è quel bambino?” Domandò all'improvviso indicando con uno spiedino il punto dove il piccolo dormiva beatamente.

    “Samuel è il figlio di una cara amica. E' l'unico sopravvissuto della sua famiglia. Non ti dirò il cognome, ma come i suoi è nato con un intelligenza fuori dal comune, ha tutte le carte in regola per diventare un ottimo scienziato.”

    “Lui è un amico e noi due siamo praticamente parenti... è per questo che ci aiuti?”

    “Anche” Rispose facendo capire che si riferiva a lei in particolare. “Avrai bisogno di aiuto per crescere la tua bambina. Un aiuto 'competente' se così lo vuoi chiamare. Ti avrei cercata in ogni caso.

    No. Non è un mostro.” Aggiunse poi vedendo il modo in cui lei aveva appena mandato giù la sua stessa saliva. “Semplicemente ha dei doni che dovrà imparare a controllare. Il suo potere è forte e come me lo possono percepire molti altri. E' una fortuna che io sia riuscito, anche se per un pelo a raggiungervi per primo.”

    “L'hai chiamata 'Strega' ...sarà cattiva?” Sospirò lei.

    “Non dire fesserie! Ho usato anche la parola 'Maga'. La magia non è un male di per se. Tutto dipende dall'uso che se ne fa. Io ho acquisito la capacità di trasformarmi in Lich, ma non permetto alle creature che evoco di controllare la mia mente.”

    “Quindi ammetti che c'è pericolo in tutto ciò?” Lo sfidò lei.

    “Se è per quello, nessuna cosa a questo mondo è priva di pericoli. Prendi l'energia: possiamo scaldarci le case o costruire armi molto più letali delle pistole tradizionali.”

    “E' un colpo basso, ma hai ragione.” Pronunciò quelle parole spostandosi una ciocca di capelli dal viso. “Ci sono troppe cose che però non tornano. Chi erano quegli uomini. Che ci faceva il cadavere sulla via d'accesso a questa mansarda? L'hai ucciso tu?”

    “Tutte legittime domande. Cercherò di andare con ordine. Quei banditi erano mercenari pagati dalla GoM&T. So che non hai mai sentito quel nome, ma è gente che crede di avere il diritto di controllare tutto il potere di questo mondo. 'M&T' sta per <Magic & Tecnology>. Per quanto mi riguarda: una confraternita di pazzi esaltati. Da evitare come la peste” Disse in una smorfia.

    “Quindi oltre te, mi aveva già notato qualcun altro?”

    “Devo rispondere?”

    “Rispondimi sul cadavere, sono quasi morta di spavento!”

    “Giusto, ma questa risposta ti piacerà un po' meno. Tieniti stretta: è una specie di ghoul o un non morto appunto. Ralph si gentile per favore: fatti vedere!” Mentre terminava quella frase, da un ombra accanto al frigo fece la sua comparsa il corpo visto prima. Il suo aspetto era ancora ripugnante, ma non si sentiva più il tanfo della morte e la pelle per quanto lacerata e deturpata in modo orrendo era perfettamente asciutta. Quell'essere non si muoveva strascicando i talloni a terra come nei film di zombies, ma aveva un passo disinvolto e tranquillo, tuttavia era evidente che non si trovava a proprio agio.

    “Scusami per averti spaventato...” Disse impacciato e con voce roca. “Ancora non sapevo se il maestro ti avesse dato il permesso per essere qua” Concluse grattandosi un po' la testa. “Ora posso andare?” Chiese poi al negromante e sparì non appena questi gli fece un cenno positivo del capo.

    “. E' stato un mio errore. Ho dimenticato di avvisarlo, ma non è un cattivo ragazzo...”

    “Cosa mi hai fatto bere?!” Interruppe lei, chiedendosi invece se non fosse impazzita del tutto.

    “So che adesso ti sembra tutto strano ed assurdo, ma avremmo tutto il tempo per le spiegazioni. Domani mattina dovremmo sparire da questo posto. E' chiaro che non è più sicuro. Sarà meglio andare tutti a riposare, ne avremmo bisogno...” Propose il mago.

    “Riposare un cavolo!” Esclamò lei. “Adesso si che ho capito chi sei!”

    “Prego”

    “Tu eri o sei... il Signore del cimitero di SweetSpring. Il gigante scheletrico che si nutre delle anime dei vivi e dei morti. Perfino i cani evitano quel posto. Facendo bene i conti sei comparso circa otto anni fa e il tuo nome è sinonimo di guai. Come posso fidarmi di te?”

    “Si direbbe che abbia fatto proprio un ottimo lavoro...” Cominciò a ridere lui, mentre Norah invece lo osservava con diffidenza. “Non fare quella faccia. Se non mi fossi creato una brutta fama, non avrei mai potuto lavorare e studiare in pace per tutto questo tempo. Fu un suggerimento del mio maestro: 'Spaventa un po' di ragazzini e comari ed il gioco è fatto!'”

    “Che tu sia dannato Blackbones... sai, è così che ti hanno sempre chiamato. Ciò che dici è logico ed io non sono certo in condizioni di scegliere. In questo momento ho bisogno di tutto l'aiuto possibile. Per ora resterò con voi” Si arrese finalmente lei.

    “Non te ne pentirai. Giuro su quanto mi resta di più caro, che farò tutto quanto sarà in mio potere per tenervi al sicuro.” 'Non posso certo dirle fin d'ora che sua figlia avrà un ruolo fondamentale per il futuro di questo povero pianeta...'

    p.s. Dato che l'ho terminato appena stamani, immagino che ci siano ancora errori e robette varie da sistemare...
     
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  8. Maurras

    Maurras Wanna be Elf , but proud to be Hobbit ! ;)

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    Tutto tace... ;)
     
    Ultima modifica da parte di un moderatore: 29 Agosto 2013
  9. LeRoi

    LeRoi Filosofo Mentecatoh! |Ex-Viola Ex staff

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    Niente di nuovo sul fronte degli scritti (cit!) 

    Nei prossimi giorni vedrò di commentare, mi fa piacere leggere qualcosa di nuovo :sisi:
     
  10. Maurras

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    Grazie in anticipo ^_^

    p.s. La "cosa triste" è che anche se doveva essere una storia breve, ovviamente mi stanno saltanto in testa

    altre 1000 cavolate su come potrebbe continuare... :p

    p.p.s non era il "fronte occidentale" ? o ricordo male ? eh eh
     
  11. LeRoi

    LeRoi Filosofo Mentecatoh! |Ex-Viola Ex staff

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    E di che!

    È sempre così, ma è un bene. Vuol dire che la mente è ancora giovane e fresca. Io invece :asd:

    PS: si, era proprio quella l'opera. Grande Remarque :sisi:
     
  12. LeRoi

    LeRoi Filosofo Mentecatoh! |Ex-Viola Ex staff

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    Et voilà le mie impressioni :sisi:

    Testo ineccepibile dal punto di vista grammaticale ed ortografico. Molto scorrevole e leggero. Sei riuscita a catalizzare la mia attenzione. Davvero molto interessante. Noto con piacere anche un gran numero di descrizioni inerenti i personaggi e i luoghi in cui è ambientata la vicenda. L'unica cosa che mi ha lasciato un poco perplesso è stata la tua decisione di introdurre un argomento abbastanza inflazionato come la magia tra le vicende della protagonista. Forse sarebbe stato meglio usare tale possibilità in maniera un po' più "velata". Per il resto nulla da dire, scrivi davvero bene e ciò che scrivi suscita curiosità! :)

     
  13. NonTrovoUnNome22

    NonTrovoUnNome22 Il supervillain di RPG Italia (Platinum version) Ex staff

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    Nel topic apposito ho aggiunto 2 capitoli alla mia fanfiction, per chi volesse farmi sapere come li trova, io sono qui :)
     
  14. Maurras

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    @@LeRoi

    Troppo buono come sempre XD

    Ehm... Forse la magia sarà inflazionata... solo che non ho saputo proprio rinunciarci! LOL

     
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  15. MAGE divinity

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    ragazzi sto creando un sistema di magia infallibile 
     
  16. Maurras

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    Cioè ?
     
  17. LeRoi

    LeRoi Filosofo Mentecatoh! |Ex-Viola Ex staff

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    E' difficile non toccare alcun argomento già scritto (sopratutto se si nasce nel XX-XXI secolo. Non te ne si può fare una colpa  :asd: )

    Comunque resta il fatto che è davvero un buon testo :sisi:
     
    Ultima modifica da parte di un moderatore: 9 Settembre 2013
  18. MAGE divinity

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    sto creando un sistema che mischia la magia e la scienza in modo combinato facendo in modo che i maghi siano esseri supremi ma che possono essere uccisi dal loro stesso potere in modi specifici 

    i maghi sono una razza, e hanno degli organi in più, un secondo sistema circolatorio anche

    è complicato da spiegare, ma sta di fatto che sto cercando di creare un enciclopedia magica molto completa, forse ne posto uno o due capitoli più in là 
     
  19. Maurras

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    Mi ricordo che i Druidi della serie di Shannara erano anche scienziati ;)

    Da uno sguardo alla prima trilogia... (anche se forse consoci già!)

    L'idea dei maghi come una razza non è male.

    Mi sembra un bel progetto per un grosso lavoro ^_^
     
  20. MAGE divinity

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    scienziati nel senso ampio del termine ovvero che conoscono l'idea di molecole, che accelerano per creare il fuoco (un piccolo esempio)

    vedo se riesco a postare qualcosa perché ho tutto scritto a mano