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Giovani morti

Discussione in 'Lo scannatoio' iniziata da Alice, 22 Marzo 2018.

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  1. baarzo

    baarzo Supporter

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    non ho letto quasi niente ma questa canzone spesso e volentieri ci azzecca
     
  2. Alice

    Alice Livello 1

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    Non ti sei perso molto. D'altronde il tema, che voleva essere inerente al nichilismo contemporaneo il quale regna supremo nelle nuove generazioni, forse non era impostato benissimo. Non ho sentito la necessità di replicare (e a dire il vero sto avendo poco tempo per i forum) perché avrei finito con lo scrivere le solite cose poco originali, ovvero: il nostro stile di vita è conseguenza dell'insoddisfazione che ci viene indotta dalla propaganda fin da piccoli. Desiderare sempre di più, mai accontentarsi di quello che si ha. Siamo schiavi del desiderio, dei modelli imposti e delle aspettative, la delusione delle quali viene "anestetizzata" con la ricerca di piaceri effimeri e droghe. Per me tutto questo è un grave disagio mentale che molti giovani avvertono ma sono incapaci di affrontare visto che il solo tirarlo in ballo reca loro forte fastidio. A me pare di dire cose ovvie ma leggendo certi vostri interventi sembra che di provocazioni non ce ne saranno mai abbastanza. Spostandoci sul sociologico potrei consigliarvi come introduzione all'argomento un libro di Galimberti:
    [​IMG]
    Cito l'introduzione:
    Nietzsche chiama il nichilismo “il più
    inquietante (unheimlich) fra tutti gli
    ospiti”, perché ciò che esso vuole è lo
    spaesamento (Heimatlosigkeit) come tale.
    Per questo non serve a niente metterlo alla
    porta, perché ovunque, già da tempo e in
    modo invisibile, esso si aggira per la casa.
    Ciò che occorre è accorgersi di
    quest’ospite e guardarlo bene in faccia.
    (M. Heidegger)

    I giovani, anche se non sempre ne sono consci, stanno male. E non per le solite crisi esistenziali che costellano la giovinezza, ma perché un ospite inquietante, il nichilismo, si aggira tra loro, penetra nei loro sentimenti, confonde i loro pensieri, cancella prospettive e orizzonti, fiacca la loro anima, intristisce le passioni rendendole esangui. Le famiglie si allarmano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno diventano obsoleti, ma la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché questa intensità procuri gioia, ma perché promette di seppellire l’angoscia che fa la sua comparsa ogni volta che il paesaggio assume i contorni del deserto di senso.
    Interrogati non sanno descrivere il loro malessere perché hanno ormai raggiunto quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di chiamarli per nome. E del resto che nome dare a quel nulla che li pervade e che li affoga? Nel deserto della comunicazione, dove la famiglia non desta più alcun richiamo e la scuola non suscita alcun interesse, tutte le parole che invitano all’impegno e allo sguardo volto al futuro affondano in quell’inarticolato all’altezza del quale c’è solo il grido, che talvolta spezza la corazza opaca e spessa del silenzio che, massiccio, avvolge la solitudine della loro segreta depressione come stato d’animo senza tempo, governato da quell’ospite inquietante che Nietzsche chiama “nichilismo”. E perciò le parole che alla speranza alludono, le parole di tutti più o meno sincere, le parole che insistono, le parole che promettono, le parole che vogliono lenire la loro segreta sofferenza languono intorno a loro come rumore insensato.
    Un po’ di musica sparata nelle orecchie per cancellare tutte le parole, un po’ di droga per anestetizzare il dolore o per provare una qualche emozione, tanta solitudine tipica di quell’individualismo esasperato, sconosciuto alle generazioni precedenti, indotto dalla persuasione che – stante l’inaridimento di tutti i legami affettivi – non ci si salva se non da soli, magari attaccandosi, nel deserto dei valori, a quell’unico generatore simbolico di tutti i valori che nella nostra cultura si chiama denaro.
    Va da sé che quando il disagio non è del singolo individuo, ma l’individuo è solo la vittima di una diffusa mancanza di prospettive e di progetti, se non addirittura di sensi e di legami affettivi, come accade nella nostra cultura, è ovvio che risultano inefficaci le cure farmacologiche cui oggi si ricorre fin dalla prima infanzia o quelle psicoterapiche che curano le sofferenze che originano nel singolo individuo.
    E questo perché se l’uomo, come dice Goethe, è un essere volto alla costruzione di senso (Sinngebung), nel deserto dell’insensatezza che l’atmosfera nichilista del nostro tempo diffonde il disagio non è più psicologico, ma culturale. E allora è sulla cultura collettiva e non sulla sofferenza individuale che bisogna agire, perché questa sofferenza non è la causa, ma la conseguenza di un’implosione culturale di cui i giovani, parcheggiati nelle scuole, nelle università, nei master, nel precariato, sono le prime vittime. E che dire di una società che non impiega il massimo della sua forza biologica, quella che i giovani esprimono dai quindici ai trent’anni, progettando, ideando, generando, se appena si profila loro una meta realistica, una prospettiva credibile, una speranza in grado di attivare quella forza che essi sentono dentro di loro e poi fanno implodere anticipando la delusione per non vedersela di fronte?
    Non è in questo prescindere dai giovani il vero segno del tramonto della nostra cultura? Un segno ben più minaccioso dell’avanzare degli integralismi di altre culture, dell’efficientismo sfrenato di popoli che si affacciano nella nostra storia e con la nostra si coniugano, avendo rinunciato a tutti i valori che non si riducano al valore del denaro. Se il disagio giovanile non ha origine psicologica ma culturale, inefficaci appaiono i rimedi elaborati dalla nostra cultura, sia nella versione religiosa perché Dio è davvero morto, sia nella versione illuminista perché non sembra che la ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini, se non in quella formula ridotta della “ragione strumentale” che garantisce il progresso tecnico, ma non un ampliamento dell’orizzonte di senso per la latitanza del pensiero e l’aridità del sentimento.
    I nostri giovani, nell’atmosfera nichilista che li avvolge, non si interrogano più sul senso della sofferenza propria o altrui, come l’umanità ha sempre fatto, ma – e questa, come ci ricorda Günther Anders, è un’enorme differenza – sul significato stesso della loro esistenza, che non appare loro priva di senso perché costellata dalla sofferenza, ma al contrario appare insopportabile perché priva di senso. La negatività che il nichilismo diffonde, infatti, non investe la sofferenza che, con gradazioni diverse, accompagna ogni esistenza e intorno a cui si affollano le pratiche d’aiuto, ma più radicalmente la sottile percezione dell’insensatezza del proprio esistere.

    Ecc...
     
    Ultima modifica: 29 Marzo 2018
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  3. baarzo

    baarzo Supporter

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    comunque riporto alcune citazioni:

    1. “La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano in piedi quando un anziano entra in un ambiente, rispondono male ai loro genitori...”

    La citazione è di Socrate, filosofo greco, che visse dal 469 al 399 prima di Cristo.


    2. “Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa”

    La citazione è del poeta greco Esidio, vissuto 720 anni prima di Cristo.


    3. “Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana”

    La citazione è di un sacerdote egiziano che viveva 2000 anni prima di Cristo.


    4. “Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura...”

    La citazione è stata scoperta recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia, ed avrebbe più di 3000 anni.


    5. “Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'ugualianza, si reclama la libertà dei sessi”

    La citazione è tolta dal libro VIII de "La Repubblica" diPlatone, vissuto dal 428 al 347 prima di Cristo.


    come vedi la critica nichilista ai giovani non è nulla di nuovo, quando inizi a pensarlo vuole dire che sei diventato vecchio e nichilista tu
     
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  4. f5f9

    f5f9 si sta stirando Ex staff

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    anche perché la "spiritualità" è sempre stata un lusso per pochi
     
  5. Alice

    Alice Livello 1

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    L’uso comune di questo termine indica solamente la sfaccettatura morale e non rende conto di ciò che soggiace all’ente e alla sua metafisica perché è qui che si è verificato un cambiamento sostanziale. Nel nichilismo l’insieme degli enti risponde unicamente alla volontà di potenza (un desiderio di dominio e di rinnovamento continuo): l’ente, non potendosi indirizzare a un mondo ideale, trae la propria essenza unicamente da sé e non in qualcosa di esterno, attraverso la volontà di potenza che lo caratterizza (di qui la morte di Dio). Questa volontà di potenziarsi in maniera illimitata è limitata, per così dire, unicamente dai valori i quali non sarebbero nient’altro che direzioni verso cui quest’ultima è in grado di determinarsi. A porre questi valori alla volontà di potenza è divenuto il soggetto stesso. È l’uomo in carne e ossa il creatore dei valori e colui che li pone come condizioni alla potenza dell’ente. Quindi in base al tipo di valore posto dal soggetto cambia nettamente la considerazione dell’ente, in che cosa consista e quale sia il suo ruolo nel reale. In tal modo, l’essere è dominato e definito in maniera sostanziale dall’uomo, che per tutto l’arco della storia della metafisica non ha mai concepito una simile facoltà.
     
  6. baarzo

    baarzo Supporter

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    non so... antani?

    ma tu parli così di solito?
     
  7. Mesenzio

    Mesenzio Contemptor Deum Editore

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    Eh beh, a onor del vero la loro cultura infatti non è stata conservata.
     
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  8. Attilax

    Attilax Dateci un ME4 con Shepard

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    Stesso pensiero!
    In effetti @baarzo quelle citazioni spesso risalgono a periodi di crisi di quelle civiltà, esempio Socrate e Platone poco prima dei macedoni, quella egizia tra l'antico e il medio regno. Comunque concordo con te che i "giovani" siano sempre stati criticati da quelli che erano giovani prima di loro, un classico dei luoghi comuni!
     
  9. gothicMan

    gothicMan Signore degli Inganni

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    No, lei probabilmente no, più facilmente il sig. Alessio Persichetti.
     
  10. Alice

    Alice Livello 1

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    Che a sua volta stava citando Heidegger (il quale è pesantuccio da leggere) che a sua volta stava esponendo Nietzsche. Non era un opinione personale ma il riporto di un concetto in forma stringata (dove tra l'altro il gergo accademico è ridotto all'osso) che se avete afferrato bene, sennò pazienza. Ho poco tempo e non mi andava di perdere qua un ora a scrivere di metafisica. L'importante è capire perché il nichilismo è un fenomeno moderno e i sincretismi storici lasciano il tempo che trovano.
     
    Ultima modifica: 29 Marzo 2018
  11. Maurilliano

    Maurilliano Sopravvissuto LiberaPay Supporter

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    i giovani sono feccia. punto
    se le cose andavano come dovevano andare, @Alice oggi era candidata al congresso

    ma..sopratutto:" dove sono le mie 15.000 euro al mese? all'appello ne mancano ancora 14.500 "

    feccia ti dico, feeeeeeeeccia
     
  12. Mesenzio

    Mesenzio Contemptor Deum Editore

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    Mi sa che hai sbagliato continente. :p
     
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  13. Mesenzio

    Mesenzio Contemptor Deum Editore

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    Questo senz'altro, ma come fai giustamente notare a volte coincide con momenti di effettiva decadenza o distruzione sociale o culturale. Il che mi porta a chiedermi se
    Ma lo è davvero? Domanda sincera dato che non si tratta del mio campo di studi, e poiché immagino non abbiamo così tante fonti al riguardo, ma posso immaginare che con tutti i corsi e ricorsi storici che abbiamo avuto simili situazioni si siano già presentate, per dire, nella Grecia del 1100 a.C. o la Roma del 400 d.C.
     
  14. Alice

    Alice Livello 1

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    La metto in termini pratici e lapidari così vediamo se riesco a farmi capire. Il nichilismo appartiene alla modernità e si è potuto concretizzare su scala planetaria solo grazie al progresso tecnico e alla globalizzazione che hanno operato uno sradicamento nelle coscienze degli uomini impensabile in qualsiasi epoca storica di cui si ha memoria. Quando una civiltà tramontava c’era sempre la necessità negli uomini di un appiglio esterno, ovvero un centro a cui tendere e cercare di corrispondere situato oltre la nostra individualità; era impensabile per un popolo concepire quel centro come l’individuo stesso. Esempi in teoria non ne servirebbero ma ne faccio lo stesso qualcuno:
    Durante il periodo di decadenza dell’impero romano il cristianesimo iniziò a spianarsi la strada.
    Quando finiva una dinastia egiziana chi conquistava il potere doveva comunque fondarne una nuova per avere un suggello divino che ne legittimasse l’autorità. Stessa cosa in Cina e in tanti altri posti.
    Nell’isola di Pasqua, secondo gli studiosi, gli abitanti costruirono da sé la propria rovina disboscando tutto per edificare i loro Moai e ciò portò allo scoppio di una “guerra interna” ma la fazione ostile alle gigantesche facce di pietra non si mise a dire: “il divino è un errore”, bensì diedero maggior risalto a un'altra divinità (dalle sembianze di uccello) contro quelle che dal loro punto di vista li avevano condotti al disastro.
     
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  15. gothicMan

    gothicMan Signore degli Inganni

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    Tranquilla, nessuno stavo insinuando che fosse un tuo pensiero personale, sappiamo che qua spesso e volentieri condividi delle risorse esterne in cui ti imbatti; il punto era un altro, credo, e cioè che ti impegnassi un po' oltre il copia/incolla a parafrasare per noi gente comune i temi di cui ti importa, a quanto pare, discutere, forse non ti troveresti poi a doverti lamentare che vengono travisati o direttamente ignorati.
     
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  16. Attilax

    Attilax Dateci un ME4 con Shepard

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    @Alice in realtà non ci è dato di sapere come pensavano le masse dei popoli o/e delle culture che ci hanno preceduto, possiamo fare delle supposizione anche perché queste forme culturali sono sparite da secoli.
    Ma gli esempi che tu porti sopra si possono leggere in più modi, per esempio parli di decadenza romana ma questa dura almeno 200 anni, sicura che il romano del III secolo pensasse come quello del V? Io penso proprio di no.
    E poi quando inizia veramente la decadenza di un popolo, per esempio Roma decade con i Gracchi, o durante le guerre civili repubblicane, o con Augusto e l'impero, o dopo Marco Aurelio quando smette di espandersi, o con la conversione al cristianesimo?
    E poi il nichilismo è stato definito in tempi recenti ma, non poi tanto recenti 200 anni, e ancora altre dottrine filosofiche anche antiche ne contenevano i germi come cinismo scetticismo e agnosticismo.

    A far decadere una civiltà è sempre il venir meno e la negazione (nichilismo) dei principi fondanti di questa, ma sempre in seguito ad un periodo di benessere che porta alla corruzione dei costumi, così come la decadenza della società moderna occidentale deriva dalla ricerca sempre più frenata del benessere, germe insito nello stesso capitalismo consumistico.
    Cambiano i tempi ma l'uomo sostanzialmente rimane quello e pure il giovane uomo.
     
    Ultima modifica: 30 Marzo 2018
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  17. Maurilliano

    Maurilliano Sopravvissuto LiberaPay Supporter

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    feccia ti dico, feeeeeeeeeeeeeeeccia
     
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