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  • Dragon Age 4: cosa vorremmo nel quarto capitolo della serie BioWare

Dragon Age 4: cosa vorremmo nel quarto capitolo della serie BioWare

La saga di Dragon Age ha un posto speciale nel cuore di tanti appassionati di RPG. Dragon Age: Origins, il primo capitolo uscito nel 2009, offriva un mondo tutto nuovo, forte di un lore complesso e costruito nei minimi dettagli, ricco di personaggi sfaccettati e con una storia dal sapore epico. Se si aggiungono profonde meccaniche da videogioco di ruolo, una molteplicità di finali e una gestione delle relazioni con il party in pieno stile BioWare, non è difficile capire il motivo del suo successo.

Un’accoglienza molto più tiepida è stata invece riservata a Dragon Age II, uscito nel 2011 e arrivato a farsi addirittura odiare da una nutrita componente dei giocatori. La causa principale è uno sviluppo frettoloso, che ha imposto l’abolizione delle differenti origini per il protagonista, la semplificazione delle meccaniche e un fastidioso riciclo di aree.

Con Dragon Age: Inquisition, arrivato sugli scaffali nel 2014, c’è stato un parziale riscatto: è tornata la scelta della razza per il protagonista (con un’aggiunta, quella dei Qunari), il mondo di gioco ha ripreso ad essere vasto e variegato e la storia ha riacquistato il respiro ampio del primo capitolo. Tuttavia, non è un titolo esente da difetti, come una povera gestione dell’open-world, una deriva action nel combattimento che non ha soddisfatto tutti i giocatori e un finale talmente classico da scadere nella banalità.

Di recente, complici gli ammiccanti tweet dell’executive producer Mark Darrah, sul web hanno iniziato a circolare rumor su un imminente annuncio del nuovo Dragon Age, probabilmente nel corso dell’E3 2017. Un’apparente smentita – abbastanza blanda, a dire il vero – è arrivata dal creative director Mike Lidlaw, ma tutto questo parlare della saga ha fatto pensare anche noi al possibile quarto capitolo. Che cosa ci aspettiamo da Dragon Age 4? Vediamo di analizzare un po’ la questione.

Seguono spoiler per chi non ha terminato Dragon Age: Inquisition e il suo DLC L’intruso.

UNA LOCATION D’ECCEZIONE: L’IMPERO TEVINTER

L’intruso (in inglese Trespasser), il bellissimo DLC conclusivo di Dragon Age: Inquisition, si chiude su un’immagine ben precisa: il pugnale dell’Inquisitore che trafigge una carta geografica del Thedas in corrispondenza della scritta “Tevinter”. Un indizio piuttosto esplicito accolto con grande entusiasmo. Il nome del misterioso impero, infatti, viene citato più volte nel corso della saga, ma finora non abbiamo mai avuto la possibilità di esplorarlo direttamente.

Il Tevinter è noto soprattutto per una caratteristica: è governato dai maghi, che rappresentano l’indiscussa classe dominante e l’unica ad avere accesso al Magisterium, il senato dell’impero. La condizione dei maghi, temuti e costretti a vivere nei Circoli sotto la perenne sorveglianza dei Templari, è alla base del conflitto che scoppia alla fine di Dragon Age II e che si protrae in Inquisition. In stati come il Ferelden, Orlais o i Liberi Confini il motivo dell’oppressione dei maghi è il timore che siano posseduti dai demoni dell’Oblio, e coloro che non si dimostrano abbastanza forti per resistere al loro richiamo sono sottoposti al Rito della Calma, che spezza la connessione con l’Oblio ma elimina anche tutte le emozioni. La magia del sangue, legata proprio ai demoni, è ufficialmente proibita anche nel Tevinter, ma nonostante ciò ogni magister ne conosce almeno le basi e molti la praticano abitualmente. Un tale capovolgimento di ruoli, dalla lotta dei maghi per la libertà a una vera dittatura dei maghi, sarebbe certamente interessante.

La società del Tevinter è tuttavia arretrata e intollerante. La maggior parte delle informazioni ci arrivano dai personaggi di Fenris in Dragon Age II e Dorian in Dragon Age: Inquisition. Dal primo apprendiamo che la schiavitù è una pratica legale e comune, soprattutto per quanto riguarda gli elfi. Dal secondo scopriamo invece le rigide norme che regolano la vita delle classi nobiliari e la condanna dell’omosessualità.

Ma il Tevinter potrebbe essere anche il luogo adatto per inserire uno degli elementi che più mancavano in Inquisition: una grande città visitabile, come Denerim in Origins e Kirkwall in Dragon Age II. A fare al caso nostro potrebbe essere proprio Minrathous, la capitale dell’impero che ha resistito a ogni assedio, compresi quello guidato dalla profetessa Andraste e l’attacco della Prole Oscura durante il Secondo Flagello. Il Tevinter è infatti profondamente coinvolto nella mitologia della saga e potrebbe darci qualche risposta riguardo ad Andraste stessa, che vi fu giustiziata, e all’origine della Prole Oscura, i cui primi esemplari secondo la Chiesa furono i magister che entrarono nella Città d’Oro del Creatore.

Dragon Age 4

FEN’HAREL: ANTICA LEGGENDA E VECCHIA CONOSCENZA

Sempre L’intruso dà una gradita spiegazione all’elemento più ambiguo del finale di Dragon Age: Inquisition, la sparizione di Solas e l’inquietante scena dopo i titoli di coda che condivide con Flemeth. Il terzo capitolo della saga svela infatti le identità dei due più famosi dèi elfici: Mythal, l’amatissima dea dell’amore e della giustizia, e Fen’Harel, il Temibile Lupo, dio della ribellione e del tradimento. Sulla vera natura di Flemeth, che incontriamo come madre di Morrigan in Dragon Age: Origins, i fan si sono interrogati per anni. La risposta arriva verso la fine di Inquisition: un tempo era una donna umana, ma da secoli vive in simbiosi con lo spirito di Mythal, tanto da considerarsi un tutt’uno con lei. Un colpo di scena ancora più scioccante è la scoperta che Solas, il mago elfo che accompagna il nostro personaggio fin dai primi momenti di gioco, altri non è che Fen’Harel stesso.

Al termine di Dragon Age: Inquisition Solas/Fen’Harel assorbe il potere di Flemeth/Mythal e, se in Origins il giocatore ha acconsentito al rituale di Morrigan, anche l’anima dell’Antico Dio Urthemiel. Se poi l’Inquisitore ha bevuto dal Pozzo del Dolore, Solas, che ora possiede il potere di Mythal, è in grado di controllare perfino il nostro protagonista. E in caso contrario è Morrigan ad essere potenzialmente nelle sue mani, il che non è certo rassicurante. Difficile immaginarlo in una posizione migliore.

La presenza di Solas come villain di Dragon Age 4 sarebbe senz’altro d’impatto e creerebbe una stretta continuità con la storia di Inquisition. In Origins e Inquisition ci sono due cattivi ben definiti e senza zone d’ombra: l’Arcidemone e Corypheus, classici big bad con l’intenzione – nel caso del primo, più un istinto biologico – di distruggere il mondo. Più fumosa è la situazione di Dragon Age II, il cui secondo atto si conclude con il duello con l’Arishok e il terzo con due boss fight in sequenza, quello più breve contro l’Incantatore Orsino e il gran finale contro la Comandante dei Templari Meredith. Si tratta però di personaggi che avevamo sì conosciuto prima, ma con cui non si era certo formato un legame affettivo.

Più vicine, invece, sono le circostanze che si verificano con Anders, companion come Solas e come lui opzione romance, che fa letteralmente saltare in aria la Chiesa di Kirkwall per scatenare la guerra tra maghi e templari. Ma Anders non è il villain principale, né tanto meno il boss finale del gioco: un’intera storia che si articola intorno all’obiettivo di Solas sarebbe qualcosa di ancora diverso.

Una situazione del genere presuppone naturalmente un finale sfaccettato o, ancora meglio, finali multipli che permettano di risolvere la situazione in modi diversi. Dopo secoli passati a pianificare ogni sua mossa, Solas può essere convinto a cambiare idea? Forse un intervento decisivo potrebbe venire da una sua vecchia conoscenza… e questo ci porta al punto tre.

ALTER EGO

L’apparizione di Hawke in Dragon Age: Inquisition è stato un colpo al cuore (in positivo) per tutti i fan della serie, che hanno fatto la surreale esperienza di trovarsi faccia a faccia con se stessi. Grazie alla possibilità di importarne la personalità e le scelte tramite il Keep e di personalizzarne l’aspetto sul momento, molti di noi hanno potuto davvero riconoscere il proprio vecchio alter ego. Un altro colpo al cuore (e stavolta tutto negativo) è il possibile destino di Hawke, che – oltre a confermare a chi scrive che far diventare Alistair re è la migliore scelta possibile – ha mandato in crisi buona parte dei fan di vecchia data.

Se ancora in vita, anche il Custode di Origins fa un’apparizione scritta, e vi sfidiamo a dire che non vi ha suscitato nemmeno un sorriso nostalgico. Tuttavia, essendo i finali del primo Dragon Age tantissimi e le origini del protagonista altrettanto varie, non è difficile comprendere perché BioWare non abbia inserito il personaggio in carne e ossa.

In ogni caso una presenza, almeno indiretta, dell’Inquisitore in Dragon Age 4 è d’obbligo. La domanda è: come? L’Inquisitore ha lo stesso problema dell’origine del Custode, ma al contrario di questi è sicuramente vivo/a e le possibilità che lo/a riguardano sono due: o è a capo della nuova Inquisizione al servizio della Divina, o l’ha smantellata per lavorare in segreto e sventare la minaccia di Fen’Harel. Un suo cameo, magari nella parte finale del gioco, durante lo scontro finale con Solas, sarebbe apprezzatissimo. Tanto più se si tratta di un’Inquisitrice elfa che ha avuto una romance con lui…

Secondo altre speculazioni, invece, sarebbe proprio l’Inquisitore a tornare come protagonista di Dragon Age 4. Questa ipotesi è avvalorata dalla determinazione che questi mostra nel finale de L’intruso, in cui giura di trovare e fermare Solas. Tuttavia una scelta del genere rischierebbe di snaturare il concept di Dragon Age, che da sempre si basa sull’intreccio di storie più o meno indipendenti di personaggi diversi, in netto contrasto con la trilogia di Mass Effect.

E ultimo ma non meno importante, potrebbe essere la volta buona per inserire il sospiratissimo cameo del Custode? Siamo certi che anche una scena di pochi secondi farebbe la gioia di migliaia di fan.

LE ORIGINI E IL DESTINO DEI CUSTODI GRIGI

L’impero Tevinter, gli dèi elfici, il Velo, Solas: la carne al fuoco è tanta già così. Ma non possiamo fare a meno di desiderare che una piccola parte del gioco torni a esplorare le figure dei Custodi Grigi, protagonisti in Origins e ripresi in Inquisition.

Seguono spoiler (indicati) per chi non ha letto i romanzi La Chiamata e Last Flight.

Nel corso del terzo Dragon Age veniamo a scoprire che il nostro Custode, se in vita, è alla ricerca di un modo per sconfiggere la Chiamata, l’arcano richiamo che colpisce i Custodi Grigi quando la Corruzione si è irrimediabilmente diffusa nel loro organismo. Si tratta dello stesso richiamo che percepisce la Prole Oscura e che le permette di trovare gli Antichi Dei nelle Vie Profonde. L’unico Custode Grigio ad essere sfuggito alla Corruzione è Fiona, la Grande Incantatrice di Orlais, nonché (SPOILER) madre di Alistair. Se l’Inquisitore sceglie di reclutare i templari, è un boss da eliminare, ma se si scelgono invece i maghi, Fiona diventa un’alleata dell’Inquisizione. Un maggiore approfondimento del tema della Chiamata, magari con la comparsa di Alistair e Fiona, si legherebbe bene anche all’eventuale cameo del Custode.

Un altro spunto interessante è dato dal finale del romanzo Last Flight, il cui intreccio è composto da due storie parallele. La prima è ambientata nel presente (poco prima degli eventi di Inquisition) e ha per protagonista Valya, una giovane maga fuggita dal Circolo e ospitata dai Custodi Grigi. La seconda ha invece luogo durante il Quarto Flagello e segue le vicende di Isseya, maga dei Custodi che (SPOILER) per sconfiggere la Prole Oscura immette la Corruzione nei grifoni, provocandone l’estinzione. Il libro si conclude, però, con una scoperta incredibile: Valya ritrova le ultime uova di grifone, ancora intatte e sane, che Isseya aveva salvato e nascosto. Dopo questo finale d’effetto, la domanda sorge spontanea: vedremo qualche grifone anche nei videogiochi? Ora la possibilità c’è.

Viste le premesse già ambiziose, forse Dragon Age 4 non è il titolo giusto per ampliare la mitologia dei Custodi Grigi, ma in quel caso rimandiamo le aspettative a un possibile quinto capitolo.

QUALCHE DETTAGLIO TECNICO…

Dei difetti di Dragon Age: Inquisition si è già parlato ampiamente in altre sedi, perciò ci limitiamo a riportare qualche speranza per il futuro. Probabilmente l’elemento gestito peggio del titolo è l’open-world, che si è tradotto in una serie di enormi mappe semi-vuote (qualcuno ha detto Distese Sibilanti?) o piene di fetch quest insulse (le Terre Centrali). Un passo avanti BioWare l’ha fatto già con Mass Effect: Andromeda, in cui la quantità di missioni secondarie è stata ridotta e la qualità generalmente migliorata, ma siamo ancora lontanti dai livelli raggiunti da The Witcher 3. Ci auguriamo che per il nuovo Dragon Age gli sviluppatori decidano di ridurre le dimensioni del mondo di gioco e di investire sulla qualità delle missioni. Utopia? Forse no, perché anche il pubblico più generalista si è schierato quasi all’unanimità contro la nuova direzione intrapresa da BioWare.

L’altro argomento spinoso è il sistema di combattimento, che nei tre capitoli della saga ha virato progressivamente verso l’action. Chi scrive preferisce di gran lunga il combat system dei primi due Dragon Age – sì, anche del secondo, nonostante l’imperdonabile mancanza della visuale tattica – rispetto a quello di Inquisition, ma sappiamo bene che la deriva action non è facile da fermare. Se BioWare intende mantenere il combattimento del terzo capitolo, però, è necessaria una pesante modifica alla visuale tattica che, soprattutto su PC, è scomoda e difficile da gestire.

Visti i feedback ricevuti per Dragon Age: Inquisition e il più recente Mass Effect: Andromeda, ci auguriamo che EA e BioWare abbiano preso nota e che siano finalmente in grado di correggere i propri errori.

APPUNTAMENTO ALL’E3 2017?

Che i rumor si rivelino fondati o no, è probabile che torneremo a sentir parlare di Dragon Age 4 durante l’E3, mal che vada per una smentita. Il prossimo titolo della saga si porta sulle spalle una serie di responsabilità non da poco. Da un lato, deve cercare di ribaltare le sorti di una BioWare sempre più in declino dopo l’accoglienza tiepida di Mass Effect: Andromeda. Dall’altro, si ritrova ad essere il primo capitolo scritto senza il contributo di David Gaider, lead writer dai tempi di Origins che si è trasferito presso Beamdog. Il nuovo lead writer Patrick Weekes non manca di esperienza (nascono dalla sua penna il DLC L’intruso, la quest Qui si trova l’Abisso e le figure di Solas e Iron Bull, oltre che diversi personaggi e storyline di Mass Effect), ma resta da vedere quanto si farà sentire il cambio al timone.

Dragon Age, nonostante gli incidenti di percorso, è una saga che si fonda su basi solide e che ha ancora molto da offrire. Che l’annuncio arrivi all’E3 oppure no, noi rimaniamo in attesa di una nuova storia ambientata nel Thedas. Dopotutto: in peace, vigilance.

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2017-05-15T19:02:06+02:00

Autore:

Lettrice incallita, serie TV-dipendente e videogiocatrice instancabile, è appassionata di fantasy e fantascienza sin da quando era solo una piccola padawan inesperta. Amante di Action-Adventure e soprattutto di RPG, predilige giocare su PC ma ha ceduto all’acquisto di una PS4 perché adora le esclusive Sony. Tra i suoi RPG preferiti: Dragon Age, Mass Effect e The Witcher.

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