Tuchanka è da sempre uno dei pianeti più ostili dell’intera galassia.
A partire da alcuni frammentari studi sulle antiche rovine
A causa delle condizioni ambientali estreme tutta la popolazione di Tuchanka era caratterizzata da un altissimo tasso di natalità e da periodi di crescita molto brevi in modo da contenere l’altrettanto alto tasso di mortalità.
Gli antichi Krogan, lungi dal rappresentare la specie dominante del pianeta, partecipavano interamente ai suoi disastrosi cicli e alle sue gloriose rinascite.
Questo rapporto così profondo, quasi simbiotico, con il proprio mondo d’origine fu spezzato dal progresso tecnologico che consentì ai Krogan di elevarsi a specie dominante di Tuchanka e di emanciparsi – almeno in parte – dalla sua feroce mortalità.
La continua ricerca di nuovi spazi portò necessariamente a una serie di conflitti che trovarono il proprio apice con la guerra atomica che condannò Tuchanka a un lento deperimento.
L’inverno nucleare scese su un pianeta profondamente ferito e ormai irriconoscibile.
Le grandi distese industriali dei Krogan erano ridotte in macerie, l’aria e la terra erano appestate dalle radiazioni, il resto del pianeta si avviò ben presto sulla via della desertificazione.
Ben poche specie organiche sopravvissero all’olocausto nucleare, gli stessi Krogan superstiti erano ormai l’ombra di sé stessi, costretti di nuovo a lottare per risorse primarie improvvisamente diventate scarsissime e a nascondersi dall’impietoso sole di Tuchanka tra le rovine della loro civiltà.
Ma anche nella desolazione più nera si può trovare un piccolo barlume di speranza a cui attaccarsi nei momenti più duri.
Nel cuore delle antiche rovine Krogan, tanto sacre quanto abbandonate, il pianeta ha ricominciato a vivere: una sparuta vegetazione inizia a farsi timidamente strada tra i fatiscenti edifici in rovina.
Qui risiede la speranza di Tuchanka che non può che passare attraverso una presa di coscienza degli errori commessi e la ricerca di una nuova armonia tra Tuchanka e i suoi figli.