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E3 2012: è questo il futuro? 2016-11-27T11:24:57+01:00
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    E3 2012: è questo il futuro?

Il “SUPER BOWL” DEL VIDEOGAMING

Come ogni anno, dal 4 al 7 giugno in quel di Los Angeles, i grandi dell’industria dell’intrattenimento si danno appuntamento all’evento che vanta la maggiore risonanza mediatica nel mondo del videogaming: l’E3. L’occasione è ghiotta e tutti sono intenti a sfruttare l’immenso numero di riflettori puntati sull’evento e sul futuro della nostra passione preferita. Se n’è parlato ormai in tutte le salse, quindi questo non sarà l’ennesimo riepilogo noioso di un E3 2012 davvero sottotono, tranquilli. L’intento di questo editoriale è quello di sollevare una mezza riflessione su questo fantomatico futuro prossimo, su queste nuove generazioni di videogiocatori che monopolizzano il mercato, ma soprattutto su come questo contesto influenzerà l’evoluzione ed il mondo dei Giochi di Ruolo digitali. Chi avrà seguito la fiera di Los Angeles si sarà sicuramente posto il seguente quesito: è questo il futuro del videogaming? Vediamo di rispondere, senza alcuna palla di cristallo, ma solo con tanta passione.

 

NINTENDO, MICROSOFT, SONY: VIDEOGIOCHI? IDEE? RIVOLUZIONE? NO, GRAZIE!

Ogni E3 vede ormai da anni come protagonisti i tre colossi dell’industria videoludica, che si destreggiano tra conferenze in pompa magna, annunci, presentazioni, sorprese (poche), nuove (poche) idee e quant’altro. Quest’anno la solfa è stata sempre la stessa in fondo ed anche se non ci si aspettava chissà quale rivoluzione, comunque l’attesa era rivolta alla nuova generazione di consoles e conseguente futuro prossimo. Qualcosa è stato mostrato, soprattutto sul fronte Nintendo e la sua nuova Nintendo WiiU, ma la la carenza di idee, di nuovi brand e, in generale, di nuovi titoli di un certo peso, è venuta fuori in maniera abbastanza plateale. Basti pensare all’impressionante numero di seguiti annunciati, per farsi un’idea.

Come già anticipato, non faremo un noioso elenco (ne è pieno il web ormai) ma vogliamo stimolare più che altro alcune riflessioni. Che ci sia una tendenza ad allargare il bacino di utenza in maniera esponenziale, non lo scopriamo di certo nel 2012, ma quest’anno la fiera è stata quasi totalmente dedicata a quella fetta di utenti che col videogaming “puro” hanno davvero poco a che spartire. La riflessione che vogliamo proporre è rivolta ad un ormai palese allontanamento dei colossi del videogaming da ciò che i veri appassionati gli richiedono. In pratica stiamo andando sempre più verso una direzione che vede il fenomeno della massificazione a livelli talmente massicci che, di fatto, è nata una preoccupante tendenza a voler promuovere meccanismi che devono ancora dimostrare del tutto il loro reale “valore aggiunto” nell’ottica del medium videoludico. Social Network, multi-tasking, multi-connecting, Kinect, Move, Upad, smart glass, tablet, contenuti per la famiglia, contenuti per i bambini, contenuti per chi ha poco tempo per videogiocare: questo sembra essere l’attuale focus di chi da anni scrive le pagine della storia dell’era moderna del videogioco. Infatti sono stati mostrati più contenuti di questo genere che veri e propri videogiochi dedicati ai fan più appassionati (e quei pochi giochi che promettono qualcosa di nuovo e buono, sembrano tutti scriptati a dovere per impressionare gli spettatori della fiera).

Chiariamo subito che non si tratta di fare differenziazioni di classe, o urlare alla “morte del videogioco” (sono anni che si urlano slogan simili, inutilmente), ma è sotto gli occhi di tutti l’andazzo che vede passare il target di riferimento da una fetta di utenza ad un’altra. Non siamo più noi videogiocatori appassionati, figli di una generazione spesso tacciata di “nerdismo”, il target dell’attuale industria, ma lo sono diventati proprio coloro che per anni si hanno urlato contro frasi del tipo “bambini troppo cresciuti!” (in barba a qualsivoglia coerenza). Sì, proprio loro: i famosi “casual gamers”.

Nintendo WiiU in azione: dimostrazione della nuova interattività tra controller, console e televisore.

DOVE SONO FINITE LE IDEE?

Le idee che tutti dovremmo attenderci in simili fiere rivolte al futuro, ormai latitano in maniera preoccupante. La cosa più grave è che alcune di esse (vecchie da tempo) vengono addirittura spacciate per “nuove”, quasi a voler prendere in giro chi da anni segue il videogaming. Concept riciclati, device riesumati, multi connessioni tra pad, tv, internet, tecnologie che esistono da anni e che ora vengono rivendute come un qualcosa che dovrebbe rivoluzionare il rapporto tra giocatore e videogioco. La verità è che c’è un enorme vuoto in tutto ciò, un vuoto che viene riempito proprio con queste tattiche di mero marketing. Mancano le idee, manca la rivoluzione, manca l’evoluzione.

Il marketing è sempre stato invasivo in questo tipo di intrattenimento, e noi appassionati lo sappiamo ormai bene. Ma mai come oggi sembra voler davvero monopolizzare tutti gli spazi possibili ed immaginabili, rivolgendosi, come già spiegato, a chi finora sembrava essere poco interessato al medium in questione. Tutto questo a cosa porta? Ad una conclusione semplice e preoccupante al tempo stesso: il mercato console ha assunto un potere talmente enorme che ormai è in grado di dettare i tempi dello sviluppo tecnologico e, di conseguenza, riesce ad influenzare anche lo sviluppo su PC (rallentandolo). Questo accade prima di tutto nei periodi di fine generazione (come quello attuale), in cui tutti aspettano il passaggio alle nuove console e ad un hardware che permetta agli sviluppatori di sperimentare nuovi concept (dato che ormai lo sviluppo su più piattaforme è consuetudine quasi imposta da qualsiasi publisher intenzionato a battere cassa). In secondo luogo, va tenuto conto del fatto che la fetta maggiore di utenza spende i propri risparmi su questo tipo di piattaforme maggiormente “user friendly” e sin dall’alba dei tempi l’industria ha la tendenza a puntare sul cavallo di battaglia in grado di garantire maggiori sicurezze commerciali. Non ci vuole molto, quindi, a capire dove stiamo andando a finire. Ed in questo contesto preoccupante, cosa accade al nostro genere preferito? Accade che le console non sembrano davvero più voler offrire spazio vitale a sufficienza, e questo porta gli sviluppatori a dover fare scelte pesanti, scelte che influenzano in modo massiccio anche i concept dietro ai progetti in cantiere (specie se si vuol portare un RPG occidentale su console).

DOVE SONO FINITI I GDR?

In questo E3 i GDR sono sicuramente stati relegati a figure secondarie, a brevi spezzoni di interviste, pochissimi annunci ed altrettanto pochissimi contenuti mostrati. Certo, dopo un 2011 ricco di sorprese e davvero molto appagante sul fronte qualitativo, era normale aspettarsi un periodo di pausa. Non a caso il secondo semestre del 2012 si prospetta come una sorta di “passaggio” verso un 2013 che dovrebbe portare alla luce qualche novità promettente. Tutto normale in fondo, ma il punto non è tanto la mancanza numerica o i normali periodi di magra, quanto l’attenzione che l’industria pone sul genere. Troppo poca sinceramente, e basta osservare quali RPG sono stati annunciati e mostrati in questo E3 (o in questo periodo):

  • Dawnguard (Skyrim DLC) – Bethesda
  • Dishonored – Arkane Studios
  • South Park The Stick of Truth – Obsidina Entertainment
  • Divinity Original Sin – Larian Studios
  • Dragon Commander – Larian Studios
  • Borderlands 2 – Gearbox Software
  • Torchlight 2 – Runic Games
  • Cyberpunk – CD Projekt Red

Qualcuno dirà “Beh, mica son pochi!”. Infatti il problema, come già detto, non è numerico, ma mediatico (oltre poi al fatto che la maggior parte di essi sono più ibridazioni che veri RPG e vedranno probabilmente la luce solo nel 2013 inoltrato, salvo imprevisti). Ai publisher ormai interessa davvero poco di cosa chiediamo noi amanti degli RPG o cosa vogliono sperimentare i designer più quotati. A loro interessa soltanto che aumenti il bacino di utenza, che aumenti la possibilità di vendita e poco importa se questi fattori meramente commerciali vadano a totale discapito della qualità generale dei prodotti messi sul mercato. È anche vero che ogni tanto la furia dei fan cambia qualcosa (vedesi il caso Mass Effect 3) ma se osserviamo la fiera di Los Angeles i riflettori non erano certo puntati sul nostro genere preferito. La prova concreta è il minuscolo spazio mediatico che è stato dedicato all’unico RPG promosso durante le principali conferenze: South Park di Obsidian Entertainment. Il resto ha avuto spazi davvero secondari e molta meno risonanza.

In effetti c’è un che di coerente in queste scelte di mercato votate totalmente alla massificazione ed apertura verso nuovi videogiocatori, ma al tempo stesso viene un po’ da sorridere nel vedere come la situazione si va evolvendo. Si viene a formare un vero e proprio contrasto tra ciò che servirebbe al genere degli RPG (ma volendo anche ai videogiochi in generale) e ciò che invece vogliono promuovere i grandi colossi. Basti citare la geniale battuta di Trey Parker, nel breve spezzone dedicato al succitato South Park, durante la conferenza di Microsoft:

“How many times have you been watching an episode of South Park and thought ‘I’d like to be able to watch this on my television, while hooked into my mobile device, which is being controlled by my tablet device, which is hooked into my oven all while sitting in the refrigerator’?” (cit. Trey Parker – E3 2012)

Uno dei momenti più divertenti di questo E3 2012: gli autori di South Park che trollano Microsoft nella loro stessa conferenza!

Oltre a fargli un mega applauso per l’epica trollata riferita all’andazzo generale della conferenza, e battute a parte, c’è parecchio su cui riflettere. È veramente questo il futuro che noi, videogiocatori appassionati, vogliamo per i GDR ed i videogames in generale?

Sicuramente è il futuro che vogliono imporre i publisher ed i colossi della grande industria mainstrem, senza preoccuparsi se queste “nuove idee” siano utili all’evoluzione di alcuni generi videoludici (quali i GDR, appunto). Noi appassionati molto probabilmente risponderemmo con un secco “No!” se solo ne avessimo la possibilità mediatica. Al che soggiunge un ulteriore quesito: ma in fondo ci siamo mai contati? Quanti ne siamo? Siamo la maggioranza? Ed abbiamo il diritto di lamentarci?

Il mercato mainstream ha sempre avuto regole abbastanza chiare a riguardo: la maggioranza vince! E noi, purtroppo, non siamo la maggioranza.

 

IL FUTURO È COSI’ NERO? FORSE NO…

Ciò che ci attende nel prossimo futuro è ormai chiaro: social network e multimedialità-connettività tra device (di qualsivoglia natura) a livelli estremi. Ma davvero non ci resta che adattarci a questo preoccupante contesto? O magari possiamo ancora sperare che qualcuno continui per la sua strada, senza piegarsi in maniera forzata a simili dettami che arrivano dai piani alti dell’industria?

In fondo urlare alla crisi è fin troppo populistico e demagogico e seppur le console dominino il mercato e dettino leggi, non dimentichiamoci mai di un’altra piattaforma che da anni resiste a tutti i proclami che la davano per spacciata: il PC!

“Il PC gaming è Morto!!!” (cit. qualcuno che gufa da anni, senza successo)

Mai come oggi sembra che il destino si prenda gioco delle stesse persone che speravano in una sua “morte”, e mai come oggi il PC Gaming si erge a baluardo di chi non vuol subire un’invasione violenta di “casual gaming” e veder del tutto rallentata l’evoluzione del medium videogioco. C’è chi, come Larian, punta ancora allo sviluppo solo su questa piattaforma, proponendo un RPG “Old School” che da anni ormai non interessa più ai grandi puablisher (basti citare i combattimenti a turni, per capirci). C’è chi, come i polacchi di CDP, non si è ancora venduta anima e corpo alle imposizioni delle grandi industrie e garantisce pieno supporto al PC Gaming (pur cominciando ad allargare le proprie vedute al mercato console). C’è l’ormai sempre più fiorente indie gaming e, soprattutto, c’è la realtà del crowdfunding, che può rivelarsi davvero una carta vincente per chi non si sente più obbligato a dover sviluppare videogiochi sotto commissione dei grandi publisher.

L’importante è avere la consapevolezza del fatto che le vere rivoluzioni di questo medium non consistono certo nel poter navigare su internet dal nostro televisore, usando un tablet come controller, mentre condividiamo su un social network i progressi di una nostra partita, o guardiamo in contemporanea un programma televisivo, chattando sul nostro smartphone con altri giocatori.

Questo lasciamolo fare volentieri a quella fetta di utenza che attualmente determina la maggioranza sul mercato, a quella tipologia di acquirenti che sogna multi connessioni tra console, tv, pad, tablet, smartphone e social networking, senza chiedersi se tutto questo porti giovamento al mero design di un videogioco.

Ma noi, i veri appassionati di questo medium, non smettiamo di sognare un futuro migliore, un futuro pieno di rivoluzioni nel gameplay, pieno di evoluzione nell’interazione tra PG e mondo di gioco, pieno di nuovi sistemi di scelte e conseguenza in un RPG, di nuovi ed originali concept finalizzati ad innalzare il videogaming sia a livello tecnico, ma soprattutto a livello artistico. Perché se smettiamo anche noi di sognare tutto questo, un giorno potremmo svegliarci e scoprire che i nostri peggiori incubi si sono avverati.

Per questo fateci e fatevi un favore: non smettete di sognare. Qualcuno là fuori, prima o poi, raccoglierà il nostro sogno.

Webdesigner e grafico per hobby, troll di professione. Gli è apparso in sogno il suo unico Dio (Chris Avellone) e da quel giorno pensa di essere il suo araldo. Se ne va in giro per forum e social network a predicare il “Verbo del Sacro Ruolismo” e portare un barlume di speranza nei luoghi in cui Bioware e Bethesda hanno lasciato solo macerie.