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L’alba dei videogiochi (1947 -1983) 2016-11-27T11:24:55+01:00
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    L’alba dei videogiochi (1947 -1983)

PREISTORIA

I Videogiochi in generale e i CRPG (Computer Role Playing Games) in particolare hanno assunto la loro connotazione attuale solo negli anni ’90, ma è forse di qualche interesse indagare sulle più antiche origini. Se oggi siamo assuefatti a stupefacenti meraviglie grafiche che sfiorano l’iperrealismo e a sorprendenti performances dell’Intelligenza Artificiale dobbiamo anche ringraziare le geniali intuizioni degli audaci pionieri che misero le basi nella metà del secolo scorso.

E’ una lunga e complessa storia di “piccoli passi” e ci limiteremo necessariamente a citare solo le tappe più significative. E’ ormai universalmente riconosciuto che il primo gioco elettronico in assoluto è stato “Cathode-ray tube amusement device” brevettato da Thomas T. Goldsmith Jr. e Estle Ray Mann nel lontano 1947. Usando quattro valvole termoelettriche (i computers non esistevano ancora) e molta immaginazione si cercava di centrare un bersaglio con un missile molto virtuale seguendolo su una specie di schermo da radar. Le azioni si svolgevano girando manopole e premendo pulsanti.

Un’attrezzatura come questa faceva girare il Cathode-ray tube amusement device

Naturalmente non ne fui mai fatta una commercializzazione in quanto gli strumenti necessari erano costosissimi e in possesso solo di laboratori specialistici, ma se oggi giochiamo a Skyrim o a The Witcher dobbiamo ringraziare quei pionieri.

La prima apparecchiatura usata esclusivamente per videogiocare è certamente il Nimrod, costruito dalla fabbrica inglese Ferranti specializzata in ingegneria elettronica e presentato nel 1951 al Festival of Britain. Stiamo parlando di quella che è considerata la prima Console in assoluto. Si trattava di operare su una serie di elementi virtuali impilati sottraendone a ogni turno il numero desiderato. Risultava vincitore chi toglieva l’ultimo elemento.

Il Nimrod

OXO

Ma un anno dopo, nell’Università di Cambridge, venne sviluppato “OXO” che consentiva di giocare a Tris su un tubo catodico collegato a un computer EDSAC. Possiamo affermare che si tratta del primo computer game di tutti i tempi anche se rimase riservato a una ristrettissima cerchia di accademici.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=zxB5sIYroSI

Ma comunemente e a causa della sua enorme rinomanza, i più credono che il primo videogioco sia stato il mitico “Tennis fo Two”. A partire dal 18 ottobre 1958 la gente faceva la fila all’ingresso del Brookhaven National Laboratory di Yaphank nella stato di New York.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=xTPVqLnIiaY

Si giocava su un oscilloscopio che utilizzava un tubo a raggi catodici simile a quello dei televisori in bianco e nero. Rappresentava la vista laterale di un campo da tennis in cui saltava un pallino bianco luminoso che i giocatori dovevano colpire con racchette virtuali azionate da manopole e pulsanti.

Uno schema elettrico di Tennis for Two

 

SPACEWAR

Ben più complesso e articolato era “Space War!” del 1961 programmato da Steve Russel presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology  di Boston). Ognuno dei due giocatori controllava una navicella spaziale con lo scopo di lanciare missili per abbattere quella dell’avversario. La cosa veniva complicata da una stella al centro dello schermo che esercitava una forte attrazione gravitazionale costringendo a effettuare complesse manovre per non precipitarvi dentro. Alla mala parata, il giocatore poteva sfuggire nell’iperspazio e rimaterializzarsi in un punto casuale dello schermo rischiando però sempre di esplodere.

Una schermata di SpaceWar!

Il primo prototipo di console a uso domestico si deve a Ralph Baer che, nel 1967, progettò “Chase” un semplice videogioco che poteva essere fatto usando un televisore in bianco/nero dell’epoca. Ma Baer non si fermò qui: nel 1968 e con Bill Harrison creò una console decisamente più avanzata chiamata Brown Box.

La Brown Box

Nel frattempo nelle strutture universitarie fiorirono molti esperimenti per sfruttare la potenza dei loro mainframes (sistemi centrali) a scopo ludico, ma della maggior parte di loro non si ha memoria in quanto, gestiti da pochi eletti, rimasero confinati all’interno di quelle mura.

Il primo “videogioco arcade” (ossia eseguibile in una postazione pubblica introducendo monete o gettoni) è stato “Galaxy Game”, progettato nella Stanford University di Santa Clara in California  e ultimato nel settembre 1971. Il prototipo godette di vasta risonanza mediatica ma anch’esso non uscì mai dalle aule universitarie.

Il Galaxy Game

Nel novembre successivo veniva messo in vendita Computer Space, il primo arcade prodotto su larga scala. Fu creato da Nolan Bushnell e Ted Dabney  che in seguito avrebbero avuto un grande peso nella storia dei videogiochi. Si trattava di uno schermo di 13 pollici alloggiato in un cabinet di vetroresina.

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MAGNAVOX ODYSSEY

Ma parlavamo della Brown Box: l’evoluzione successiva portò alla nascita di “Magnavox Odyssey” con cui si poteva addirittura impegnarsi in simulazioni di tiro al piattello e tennis. Di più: alla console si poteva associare una rudimentale pistola ottica che apriva nuovi orizzonti all’interazione. La console, presentata nel maggio 1972  fu posta in vendita nell’agosto successivo.

Magnavox Odyssey

PONG

Ma il 1972 è soprattutto quello della nascita di Atari Incorporated sempre a opera di Nolan Bushnell e Ted Dabney. Computer Space era stato un fallimento commerciale quindi i due pensarono di avviare una produzione in proprio di macchine da gioco. Il 29 novembre del 1972 fu lanciato il mitico “Pong”, una simulazione di tennis da tavolo per due giocatori. Fisicamente si trattava di un televisore in bianco/nero piazzato in un armadietto in legno che nascondeva i circuiti e sul quale spiccava un meccanismo per la raccolta delle monete (di quelli che si usano comunemente per le lavanderie a gettone).

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=8A7ckjfp9GE

Nel settembre di quell’anno il prototipo era stato testato nel bar di un amico degli inventori e nei giorni successivi si formavano lunghe file davanti al locale per provarlo. Dopo poche ore dall’ esposizione i nostri eroi dovettero affrontare una folla inferocita perché il gioco pareva non funzionare più: in realtà si era semplicemente riempito il contenitore delle monete. In realtà il gioco era stato realizzato da Alan (Al) Alcorn sotto la direzione di Bushnell. Alcorn in seguito perfezionò il gioco aggiungendo addirittura degli effetti sonori.

Pong fu poi venduto in ben 19.000 esemplari, una quantità assolutamente insperata, e diede origine a quella che viene ora ricordata come “l’epoca d’oro dei videogiochi”. Sono gli anni in cui si misero le basi per il fenomeno del personal computer ma il problema era forse più di costi che di tecnologia: i primi dektop di  Hewlett Packard negli anni ’70 costavano migliaia di dollari. Ma nel 1975 vede la luce il “MOS Technology 6502”, ossia un rivoluzionario microprocessore a 8 bit di ottima qualità per l’epoca ma con un costo di circa un sesto rispetto agli analoghi prodotti di Motorola e Intel. Il vulcanico Bushnell decise che era quanto meglio gli potesse servire per lanciare sul mercato una macchina elettronica di massa.

Dopo qualche tentativo con alterne fortune, nell’ottobre del 1977 vide la luce la mitica “Atari 2600” che introduceva tra la gente comune un oggetto di alta tecnologia basato su un microprocessore dedicato, con cartucce che contenevano i dati di gioco. In realtà all’inizio si chiamava “Atari VCS” (Video Computer System),  le azioni di gioco si comandavano tramite sei piccole leve e la console veniva venduta corredata di ben nove giochi diversi. Nelle versioni successive vennero introdotti nuovi dispositivi di comando tra cui il joystick. Vendette trenta milioni di esemplari.

L’Atari VCS

Nel frattempo anche il panorama PC si allargava: Peter R. Jennings, nel dicembre 1976, lanciò “Microchess” un piccolo computer per giocare a scacchi.

Peter Jennings e il suo Microchess

le basi tecnologiche di quel gioco furono successivamente sfruttate da Dan Bricklin per l’elaborazione su computer Apple di “VisiCalc”, il primo foglio elettronico della storia.

Una schermata di VisiCalc

 

SPACE INVADERS

Il 1978 è l’anno di “Space Invaders”. Concepito da Toshihiro Nishikado e vagamente ispirato alla “Guerra dei Mondi” di Wells è senza dubbio una delle pietre miliari nella storia dei videogiochi.

Una schermata di Space Invaders

Generò un fatturato di oltre cinquecento milioni di dollari e fissò gli standards su cui si basarono quasi tutti i giochi negli anni successivi. Su Ebay i cabinets originali raggiungono oggi cifre da capogiro.

Il cabinet di Space Invaders

Il giocatore doveva manovrare un cannone al fondo dello schermo spostandolo orizzontalmente e usarlo per abbattere le ondate successive di astronavi aliene. Fu un fenomeno che generò anche le prime ondate di gadgets collegati.

Un orologio ispirato a Space Invaders

ASTEROIDS

Nel 1979 un altro fenomeno fu “Asteroids” di Atari in cui lo scopo era quello di segnare il maggior numero di punti possibile sparando e abbattendo asteroidi e dischi volanti con una navicella spaziale. Questa era rappresentata da un semplice piccolo triangolo simile all’odierno puntatore del mouse.

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L’Atari che conosciamo oggi non ha più niente a che fare con la Società originaria. Sempre nel 1979 alcuni programmatori fuoruscirono da Atari per motivi legati ai diritti d’autore e crearono “Activision”, la prima software house che si riprometteva di sviluppare videogiochi per terze parti. Nel 1980 Mattel lancia “Intellivision” mettendo in discussione il predominio di Atari. Il marchio visse alternando momenti di gloria (nel solo 1983 vendette due milioni di esemplari dal suo catalogo che alla fine aveva raggiunto i 125 giochi) ad altri assai travagliati fino alla definitiva chiusura nel 1991.

Una schermata di “Burgertime” per Intellivision (1982)

I giochi erano memorizzati in cartucce ROM da 2 KB per Atari e da 4 KB per Intellivision. Negli anni seguenti la capacità sarebbe salita fino ai 16 KB di Atari 5200 e degli ultimi modelli Intellivision garantendo grafiche, per l’epoca, sempre più stupefacenti.

Intanto si faceva strada la Namco che nel 1979 aveva riscosso un buon successo con uno spudorato clone di Space Invaders: “Galaxian”.

PAC MAN

Il 1980 è l’anno di “Pac Man”, il più antico videogioco ancora apprezzato e praticato al giorno d’oggi. Inizialmente l’accoglienza in Giappone fu piuttosto tiepida ma quando venne presentato negli Stati Uniti cominciò una marcia trionfale. Pare che nella sua lunga vita abbia generato un giro d’affari di oltre due miliardi e mezzo di dollari. La leggenda narra che l’autore  Toru Iwatani abbia avuto l’illuminazione tagliando una piccola fetta da una pizza.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=E6fk9BjDgP0

Muovendosi all’interno di un labirinto Pac Man deve riuscire a mangiare tutte le palline e gli oggetti che può guadagnando punti che gli assicureranno vite aggiuntive. Ma ci sono quattro nemici (Blinky, Pinky, Inky e Clyde che da noi sono stati ribattezzati affettuosamente “fantasmini”) che cercano di divorare il povero Pac Man il quale può però batterli arrivandogli alle spalle. I loro movimenti sono guidati da un complesso algoritmo in grado di garantire sempre una buona sfida che non deve sfociare nella frustrazione.

Il gioco è virtualmente infinito e termina solo quando il giocatore non possiede più vite.

In “The Elder Scrolls V: Skyrim” troviamo un affettuoso omaggio al mitico Pac Man

NINTENDO

Nel 1981 Nintendo bissa il successo con “Donkey Kong”, il prototipo dei giochi a piattaforme. Il gioco è chiaramente ispirato al mitico film “King Kong” del 1933. Impersoniamo l’eroico carpentiere Jumpman che  deve salvare la bella Pauline dall’enorme gorilla Donkey Kong. Il nostro eroe dovrà aggirarsi tra le varie piattaforme collegate da scale evitando gli oggetti che lo scimmione gli tira addosso.

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Il personaggio di Jumpman verrà in seguito ulteriormente sviluppato dal suo ideatore  Shigeru Miyamoto diventando una delle più inossidabili leggende dei videogiochi: Super Mario, l’adorabile e baffuto idraulico italiano.

Il Super Mario che conosciamo oggi

Nel 1983 sarà affiancato dal fratello Luigi in uno dei videogiochi più venduti di sempre: “Mario Bros”.

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SEGA

Nel 1983 venne commercializzata in Giappone anche la prima console di SEGA (col nome di “Sega SG-1000”).

Sega SG-1000

La sua distribuzione non superò mai i confini del paese ma pose le basi per “Sega Master System”, rilasciata nel 1985 che rappresentò uno dei più grandi successi della terza generazione di console.

LA CRISI DEL 1983

Ma il 1983 è anche l’anno della peggior crisi che le consoles abbiano mai subito. Il mercato era ormai invaso da una miriade di giochi e di consoles di scarsa qualità delle quali si ricorda a malapena il nome (Bally Astrocade, Epoch Cassette Vision 1000, Vectrex ecc.). Una serie di cause legali tra Atari e Activision per violazione di copyright si trasformarono in un bagno di sangue per entrambe le parti.

In quell’anno Atari registrò 536 milioni di perdite anche per il clamoroso insuccesso di “ET l’Extraterrestre”, ispirato all’omonimo film di Steven Spielberg, che è ricordato come uno dei più grandi fischi nella storia dei videogiochi. In realtà, sulla scia del successo del film, le prenotazioni fioccarono garantendo un primo stock di vendite per ben venticinque milioni di dollari.

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Alla fine però il numero di cassette invendute era enorme e questo fatto, unito agli altissimi costi per l’acquisizione del brand, causò ad Atari la perdita di oltre cento milioni di dollari. Semplicemente: il gioco era brutto e ripetitivo e la tecnologia dell’epoca era del tutto inadeguata a riprodurre la poeticità del film. Lo stesso Spielberg si era da subito affrettato a dichiararsi estraneo all’operazione (pur avendo incassato lauti diritti). ET the Extra-Terrestrial svetta ancora nelle classifiche dei videogiochi peggiori di tutti i tempi. I telegiornali rivelarono che Atari aveva sotterrato di nascosto migliaia  di cartucce invendute di ET in una discarica di New Mexico…

Tra il 1983 e il 1985 le vendite di videogiochi in Nord America ebbe una contrazione di addirittura il 97 %: la bolla era scoppiata. I negozi di giocattoli, dove all’epoca venivano commercializzate le cartucce, a causa della sovra produzione, se ne ritrovarono quantità che non potevano esporre per motivi di spazio e cominciarono a rimandarle indietro. Cominciarono i fallimenti a catena tra i produttori di minor successo mentre i più grandi accumulavano perdite.

Fiorirono le prime stolide illazione sulla presunta “violenza nei videogiochi” e sulla loro cattiva influenza sui teneri virgulti: in fondo, nella maggior parte dei casi, si trattava di sparare ed eliminare nemici!

COMMODORE, APPLE E AMIGA

Ma il colpo più forte alle consoles fu inferto dalla prima diffusione dei Computers domestici i cui primi esemplari erano apparsi sul mercato nel 1977. Correva l’anno 1981 quando uscì un Sistema Operativo che si chiamava MS DOS (abbreviazione di “Microsoft Disk Operating System”) la cui vita durò fino al 1995 (quando fu integrato in Windows 95) e che travolse tutta la concorrenza anche in virtù di un patto di ferro con IBM.

I Prezzi dei PC, che all’inizio erano proibitivi, divennero progressivamente sempre più concorrenziali con quelli delle consoles. Commodore promuoveva i suoi prodotti con slogans che irridevano sfacciatamente l’inferiorità delle consoles: in più venivano forniti cavi per il collegamento anche ai televisori di casa che potevano dimostrarne la prodigiosa superiorità sia nei colori che nei suoni.

Il mitico Commodore 64 (più noto come c64)

In realtà gli acquirenti del c64 si trovavano la sgradevole sorpresa di dover acquistare anche un hard disk e altri accessori per usare la macchina per attività non solo ludiche. Malgrado ciò il c64 è stato il computer in assoluto più venduto della storia. Le nuove macchine erano in grado di usare programmi per la videoscrittura e la contabilità familiare. Data la superiore potenza di calcolo quei giochi erano più complessi, migliori visivamente e potevano essere “salvati” in qualunque momento, caratteristica che era negata alle rozze consoles dell’epoca. Risale anche a quegli anni la nascita della pirateria informatica in quanto i dati, memorizzati prima su cassette e successivamente su floppy disks, potevano essere facilmente duplicati anche da individui non esperti.

In quegli anni si scatenò una guerra furibonda tra Commodore, Apple e Amiga a suon di innovazioni tecnologiche e limature dei prezzi. Le consoles quasi sparirono dal Nord America per rifiorire in Giappone e preparare la riscossa degli anni successivi col mitico NES (Nintendo Entertainment System) e poi con Sony.

Ma questa è un’altra storia.