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Il negativo dei videogame (se c’è) 2016-11-27T11:24:58+01:00

A cura di Lord of Tamriel e SnowDragon1609

Eccoci qua, con l’editoriale di questo mese si parlerà di un tema molto ma molto scottante riguardo gli amati videogiochi, ovvero la presenza di un possibile cattivo esempio negli stessi. Prima di cominciare però con il vero editoriale facciamo una piccola descrizione del sistema PEGI, una delle “contromisure” più diffuse che sarà citata nel corso dell’editoriale.

Iniziamo dal Pegi

Il PEGI (Pan European Game Information) è un sistema di classificazione di fascia d’età consigliata (occhio, non è un limite ma un consiglio) e di contenuti “sopra le righe” che potete trovare in qualunque gioco, film o video distribuito in Europa.

Il PEGI, come sottolineato sopra, è un consiglio e non un limite d’età come viene certe volte erroneamente detto. Infatti il PEGI serve come consiglio per i genitori di minori però, purtroppo, questo consiglio non viene neanche visto e si ascoltano i capricci del figlio. Infatti molte volte mi è successo di entrare in qualche negozio e vedere genitori che comprano giochi classificati 18+ a bambini di 10 anni, la fascia d’età nel quale si è più influenzati, senza preoccupasi di informarsi dei contenuti presenti nel titolo e senza seguire il consiglio dato da persone che oserei definire esperte.
Capita spesso che i genitori si lamentino con frasi del tipo “ma che schifo è quello!” quando sono proprio loro ad aver acquistato quel titolo.
Infatti vedere bambini di 6-7 anni giocare ai vari GTA non mi sembra il massimo per l’educazione che si va insegnando a quell’età.

Poi ci domandiamo come mai alcuni ragazzini si comportano come gangster, la risposta, dal mio punto di vista di inesperto, è l’influenza che ricevono da film, video, immagini ma anche da videogiochi. Infatti ormai si inizia a giocare fin da piccoli ed è inevitabile che i giochi a cui giochiamo influenzino il nostro modo di essere.
E qui ritorno a ripetere la questione del PEGI, quei consigli vanno seguiti per far in modo che i nostri passatempi non influenzino in modo negativo il nostro essere.

Ecco inoltre alcune statistiche che ci indicano le quantità, in percentuale, dei vari giochi suddivisi per le fasce d’età del PEGI:

  • 3+: 50% dei giochi
  • 7+: 10% dei giochi
  • 12+: 24% dei giochi
  • 16+: 12% dei giochi
  • 18+: 4% dei giochi

Videogames e Cattivo Esepmio

I giochi fuori dagli schemi che si sono affacciati nel panorama videoludico lasciando un segno indelebile non sono stati certo pochi, potendo far risalire le prime aspre polemiche a videogiochi quali Doom (uno dei capostipiti degli FPS, dai creatori di Wolfenstein e Quake) o Mortal Kombat (un picchiaduro che ha fatto storia per la propria crudezza).
La critica non si è spenta nemmeno in tempi più recenti, alimentata da titoli quali:

•  Mafia (2002) che fece scandalo: addirittura ci fu un’interpellazione parlamentare per vietarlo perché presentava una brutta immagine degli italiani ed esaltava comportamenti antisociali. Chi ha fatto il gioco sa che, invece, il fondo è moralistico e l’assunto prova che “il delitto non paga”. Mafia II (2010) non ha fatto lo stesso scalpore

• Postal (1997) e Postal II (2003): probabilmente i giochi più trash, gratuitamente violenti e spaltter della storia: lo scopo era di uccidere indiscriminatamente e nei modi più atroci, era famoso il silenziatore per fucile fatto con un gatto cui si piantava la canna nell’ano.

• Carmageddon (1997) e i suoi seguiti (1998, 2000, 2002): altro scandalo. Il divertimento era quello di investire con l’auto i passanti se beccavi una nonna che portava il nipotino in carrozzella facevi più punti! Polemiche a non finire, sequestri, patches imposte dalla censura che trasformavano i passanti in zombies ecc.

E ora più nello specifico parliamo di GTA e The Sims.

Nel corso dell’ultimo decennio i videogiochi sono stati più volte tacciati ed accusati di presentare un pessimo esempio per i più giovani tra i loro videogiocatori. Ovviamente parliamo di giochi quali GTA sul tema della violenza e The Sims per molti altri temi, di cui parleremo tra poco. Questi non sono che un piccolo esempio però, considerando che di videogame ne esistono a decine di migliaia e che quindi potremmo solo soffermarci su alcuni di essi.

 

Direi che il primo da affrontare è GTA: come tutti ben sanno GTA può essere considerato, a buon merito, il capostipite di un genere di videogiochi che faceva di polizia corrotta, mafia, guerra tra gang e assassini i protagonisti assoluti. All’ombra di città quali Londra prima, Vice City e Liberty City poi si sono intrecciate storie che hanno appassionato milioni di fan nell’arco di molti anni. Alla Rockstar, produttrice di questi capolavori, va dato l’ovvio merito di aver creato un filone che continua ancora oggi ad aver successo. Ma dove regnano mafia, droga e omicidio mancheranno le critiche? Ovvio che no.
Dicendo innanzitutto che questo gioco ha la classifica PEGI 18+, più i simboli non tanto rari che avvertono della presenza di sesso, droga e sangue, il gioco ha una componente violenta di base molto avanzata e che è anche la base stessa del capolavoro di Rockstar Games. Di cosa allora si accusa un gioco del genere? Innanzitutto della violenza gratuita. Niente vieta infatti ad un videogiocatore di mettersi a sparare contro civili ed auto facendo una mattanza e senza ripercussioni negative. La componente della droga, che compare puntualmente in ogni gioco e ci vede, specie negli ultimi e più avanzati capitoli, anche come spacciatori. La prostituzione, altro tema molto delicato. In GTA i protagonisti possono allegramente andare a lucciole senza nessun problema, a costo di avere i soldi necessari, che non sono comunque molti. Quindi riepilogando: mercificazione della donna, violenza gratuita e sminuimento del pericolo che la droga rappresenta. Ovviamente queste sono accuse più che fondate. Nel gioco veramente viene presentata la violenza gratuita, veramente ci sono donne molto facili e veramente ci sono protagonisti drogati che sembrano allegri birbanti. Il che vuol dire che dovremmo bandire GTA dai negozi? No, perché sarebbe oltremodo stupido. Il gioco presenta un’avvertenza scritta in cui si indica come età consigliata i 18 anni ed in cui elenca ciò che comunque offre questo gioco. Un genitore attento, se sa che il proprio figliuolo sia facilmente influenzabile da videogiochi comunque non per bambini non dovrebbe affatto farglielo comprare, in quanto mente debole con gioco forte ha sempre un brutto finale, qualsiasi esso sia. Ma non possiamo accusare una software house di creare giochi malvagi o tendenzialmente portanti alla follia del videogiocatore. Questa accusa è falsa. Perché per quel pazzo ce ne sono diecimila che invece sono perfettamente sani di mente, altrimenti credo che avremmo un tasso di omicidio nettamente più alto.
Questo ci fa capire perfettamente che non è il gioco il problema, ma come viene interpretato dal giocatore stesso. Qualcuno che non sa riconoscere realtà e finzione ovviamente potrebbe confondere la prima con la realtà di GTA, per dire un caso ovviamente esagerato. Ma potremmo mai dare la colpa ai Programmatori per questo? Loro di certo non possono pensare alla reazione che ogni singolo giocatore avrà dinanzi il prodotto finale e non è neanche loro compito limitarne la vendita. Censurare il gioco, vietarne la disponibilità in interi paesi, non è altro che una stupidaggine al fine di arginare un problema sociale che non ha di certo la sua base nei videogame che sono di natura neutri. Si limitano le vendite, ma il disagio ed i cattivi esempi, quelli veri, restano in ogni caso.